Pisa

Gesù di Nazareth secondo credenti e non credenti

Ha «senso credere che Gesù sia figlio di Dio, quando non siamo nemmeno in grado di definire cosa Dio sia, né se esista?». La pensa così il filosofo Salvatore Natoli, invitato nei giorni scorsi a Pisa dal servizio diocesano «cultura ed università» ad un incontro fra credenti e non credenti. Tema dell’incontro – ospitato nell’auditorium «Toniolo» di piazza Arcivescovado e a cui ha partecipato anche padre Enzo Bianchi della comunità di Bose – «Credere in Gesù Cristo, figlio di Dio». Il filosofo, che si è dichiarato «non credente», ha aperto la discussione chiedendosi: «Se Dio esiste, di che Dio si tratta? In cosa consiste Dio? Si parte da Dio o si arriva a Dio? E poi perché dovremo arrivarci?». La presunta dimostrazione della «non esistenza di Dio», o meglio, della sua «non necessità» è semplice: se il mondo basta a se stesso non serve nessun Dio, e se il mondo non è sufficiente a se stesso perché era necessario che qualcuno lo creasse? Con simili presupposti risulta difficile pensare di credere in Gesù. Eppure il filosofo si è posto la domanda: sono cristiano solo se credo che Gesù sia Dio? La risposta ha lasciato sbalorditi i numerosi partecipanti: «Ritengo che attraverso Gesù, Dio mostri agli uomini come possono diventare “dei” se sono capaci di una donazione totale». «Noi sappiamo che il Verbo si è fatto carne, della nostra stessa pasta, perché se così non fosse stato, invano ci avrebbe chiesto di imitarlo». Padre Enzo Bianchi ha invitato tutti i credenti a partire dall’uomo Gesù e non da Dio: «Dio nessuno l’ha mai visto, ma Gesù ce l’ha raccontato, ce ne ha fatto la narrazione» (Gv 1,18). Il cammino della fede è un percorso all’inverso: non parte da Dio e arriva a Gesù, suo figlio e sua emanazione, ma parte da Gesù, uomo come noi, per arrivare a Dio. Padre Bianchi ha ricordato che Gesù non si è mai dichiarato Dio, ma ha sempre fatto emergere la sua umanità, al punto da voler essere chiamato con quell’appellativo bellissimo anche se purtroppo ormai in disuso, che è “figlio dell’uomo”. Citando la prima lettera di Giovanni (4,10): «l’amore ci fa fare esperienza di Dio, niente di più».Raffica di domande per i due relatori. Ugo Macchia: «che cosa si intende per umanità di Gesù?». Don Severino Dianich a Natoli: «che senso ha credere e la fede può essere la percezione di questo senso?». Dario Coppola: «esiste una piattaforma comune per la ricerca: il non credente ricerca il mistero della vita, il credente, il mistero del Dio che si nasconde».Anche i discepoli consideravano Gesù un uomo – ha ricordato padre Enzo Bianchi. Un soggetto eccezionale, ma pur sempre uomo. «Solo con la Pasqua l’hanno riconosciuto come qualcosa che si avvicinava a Dio». Natoli: «credere ha senso solo se si aderisce completamente all’esegesi continua di Gesù, il quale si rivela costantemente». E poi: «se Dio è un mistero, ogni religione è vera. Non occorre convertirsi, ma basta vivere la propria fino in fondo».Conclusioni affidate all’arcivescovo Alessandro Plotti. Per lui non esistono conclusioni possibili, ma è necessario fare passo passo esperienza nuova di Gesù, esperienza della sua umanità e del suo amore. Solo la logica dell’amore può dare un senso alla nostra vita e alla nostra fede.Prossimo incontro tra docenti e non docenti credenti, non credenti e diversamente credenti, il prossimo 5 maggio alla scuola Normale Superiore. Tema scelto per l’incontro: «Tolleranza e libertà». Relatori lo storico Flores D’Arcais e il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia.