Pisa

Aborti farmacologici a Milano, la preoccupazione di Scienza & Vita

Dopo la Ru 486, un altro farmaco è stato utilizzato per facilitare l’aborto. È accaduto all’ospedale «Buzzi» di Milano, dove un primario ha sottoposto alcune donne a procedura d’interruzione volontaria della gravidanza mediante methotrexate.Sulla vicenda torna – esprimendo preoccupazione – l’associazione «Scienza & Vita» di Pisa e Livorno.Ecco la nota del sodalizio: «Il comune denominatore degli sporadici interventi di aborto non chirurgico è, sulla base dei dati disponibili, la trasformazione dell’aborto in una procedura domiciliare, in chiaro contrasto con la legge 194. È inoltre difficile immaginare che il percorso domiciliare d’interruzione della gravidanza incrementi il grado di sicurezza globale per le donne, che infatti tornano a casa con lo strumento della dimissione volontaria, attraverso cui la responsabilità di eventuali complicanze viene assunta dalle donne stesse. Non risulta ancora chiaro se gli interventi col methotrexate effettuati all’ospedale Buzzi costituiscano un protocollo sperimentale, o invece una terapia con farmaci non approvati per la specifica indicazione terapeutica. L’accertamento di eventuali responsabilità spetta agli organi competenti. La nostra associazione ritiene invece doveroso fornire informazioni alla popolazione e agli organi di informazione, basate sugli studi scientifici pubblicati sull’argomento. Nello studio di più vaste proporzioni in cui il methotrexate è stato confrontato con il mifepristone, dopo 8 giorni dall’assunzione del farmaco solamente il 74,5% delle donne aveva abortito e il tempo medio che si è reso necessario per abortire è stato di 7,1 giorni (Obstet Gynecol. 2002 May;99(5 Pt 1):813-9.). In un altro studio di sufficienti proporzioni, peraltro condotto con la somministrazione vaginale di prostaglandine, ritenuta in genere più efficace, il tasso di fallimenti è stato di quasi il 10% in gravidanze non oltre la settima settimana (Contraception. 1996 Jun;53(6):321-7). L’aborto avviene quindi dopo un periodo estremamente lungo, oppure si dilata il numero delle donne che devono essere sottoposte ad una duplice procedura abortiva. Il methotrexate è una molecola potenzialmente teratogena che ha mostrato un tale effetto su bambini nati a seguito del fallimento della procedura abortiva con methotrexate e prostaglandine (Am J Med Genet A. 2003 Nov 15;123(1):72-8). In una recente pubblicazione gli autori concludono infatti che «anche dosi singole di methotrexate e misoprostol usate nell’interruzione della gravidanza farmacologia possono associarsi con anomalie congenite multiple)» (Obstet Gynecol. 2005 May;105(5 Pt 2):1203-5).In tutti gli studi che hanno utilizzato come protocollo la dimissione della paziente si assiste sempre ad un numero non trascurabile di «casi persi», cioè di donne che non si presentano a tutti i controlli previsti. Non si conoscono le condizioni di salute di queste donne, né l’esito della gravidanza. Scienza & Vita di Pisa e Livorno ritiene che non sia nell’interesse delle donne che anche nel nostro paese si intraprendano percorsi rispetto ai quali, oltre alla soppressione, al suo inizio, di una vita innocente, possano verificarsi episodi potenzialmente idonei a compromettere la salute delle medesime,