Erano oltre settemila i volontari delle Misericordie e i donatori di sangue della Fratres che, sabato scorso, hanno riempito la sala Paolo VI, in Vaticano, per l’udienza particolare che papa Benedetto XVI ha voluto concedere a questi due movimenti. Volontari emozionati ed entusiasti, nonostante la lunga attesa sotto la pioggia prima di entrare nell’aula Paolo VI per lo storico incontro, arrivati a Roma fin dalle prime luci dell’alba con un centinaio di pullman, ma anche in treno, in auto e, da Sardegna e Sicilia, in aereo. Centinaia i volontari provenienti dalla nostra diocesi: delegazioni sono partite da Buti, Cascina, Fornacette, Mezzana, Pontedera, Riparbella, Pietrasanta e Vicarello. Sono 41 le Misericordie presenti nella provincia di Pisa. L’ultima nata è quella del Lungomonte, una sede a Mezzana, mentre le più antiche sono le arciconfraternite di Pisa e di Pontedera. Franco Fulceri è il coordinatore provinciale delle Misericordie: «Si tratta di realtà particolarmente vive, sicuro punto di riferimento per tutto il territorio». Le attività prevalenti: il trasporto sanitario di urgenza e ordinario, e quello sociale destinato a soggetti disabili verso le scuole, i centri diurni, i luoghi di lavoro. E poi il servizio agli anziani: «in provincia di Pisa 17mila over 65 vivono da soli. E molti di loro dispongono adesso di un telesoccorso, che li collega con le nostre sale operative 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. In questo modo ogni anziano riceve visite periodiche dai nostri volontari e siamo in grado di intervenire tempestivamente quando siamo chiamati per qualsiasi necessità». A Pisa, Cascina e Pontedera, poi, le Misericordie hanno attivato un centro anti-usura. A Pontedera e – presto – anche a Cascina, sono attive mense per i poveri, mentre diverse altre Misericordie distribuiscono pacchi alimentari a famiglie che si trovano in uno stato di povertà. Nella città del Mobile, infine, la Misericordia ha attivato da tempo percorsi per prevenire il disagio giovanile. È stato il cardinale Ennio Antonelli a presentare a Benedetto XVI le due associazioni «in qualità di arcivescovo di Firenze – ha ricordato lui stesso rivolto al Papa – al quale spetta la guida spirituale della Venerabile Arciconfraternita di Firenze, fondata da San Pietro Martire nel 1244, allo scopo di onorare Dio con opere di misericordia verso il prossimo e madre di tutto il movimento delle Misericordie, oggi largamente diffuso non solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo». Il cardinale Antonelli ha citato l’enciclica di Benedetto XVI «Deus caritas est», in particolare laddove, ha detto il cardinale, «ci ha ricordato che oltre la competenza professionale occorre un coinvolgimento personale così profondo che possa trasmettere e manifestare la vicinanza del Signore stesso alle persone che sono nel bisogno. Le Misericordie d’Italia – ha aggiunto Antonelli – sono fermamente intenzionate a camminare per questa via da lei indicata, che per altro è pienamente rispondente alla loro secolare tradizione di impegno premuroso, umile e assolutamente gratuito. Esse vogliono armonizzare la qualità professionale e l’efficienza tecnologica, oggi richieste dai moderni servizi in ambito socio-sanitario, con le forme più semplici e dirette di volontariato. Vogliono soprattutto tenere vive, in tutta la loro attività, le motivazioni spirituali, curare la formazione cristiana degli iscritti e promuovere nella società la cultura del dono».Nel saluto indirizzato al papa, il presidente delle Misericordie d’Italia, Gambelli, ha ringraziato Benedetto XVI° «per l’attenzione che ha voluto darci concedendoci questa udienza», ma anche per «il dono dell’enciclica Deus caritas est, che sarà per noi luce nel nostro cammino nel servizio di carità e di amore; una luce tanto più preziosa «in questi tempi nei quali sono ancora più evidenti le disuguaglianze e nei quali c’è più bisogno di Misericordia e di testimoni del Vangelo». Nei suoi otto secoli di vita, ha sottolineato Gambelli «la nostra associazione è sempre riuscita a mantenersi integra e salda nei principi istitutivi, adeguandosi nel contempo al mutare dei tempi, avendo sempre presente però la persona con tutti i suoi.