Pisa

PUTIGNANO, LA CHIESA RITROVATAdi Andrea Bernardini

È il 27 marzo del 2002 quando cede la struttura portante della canonica di Putignano. Arrivano i Vigili del Fuoco, che in pochi minuti isolano la canonica, la chiesa – su cui si sono aperte pericolose fessure – e la vicina palestra. Sono momenti concitati: i vigili invitano ad uscire dall’area i giovani impegnati nell’allestimento di un artistico sepolcro e le donne ritrovatesi in preghiera di fronte al Santissimo Sacramento. Il parroco don Andrea Antonelli, in lacrime, ricorda i sacerdoti don Armando Sabatini e don Vincenzo Canarini, con cui era «cresciuto» nelle aule di catechismo e i battesimi e le nozze da lui celebrati in quella chiesa, che non potrà accogliere i putignanesi la notte di Pasqua, né potrà più farlo, perché dovrà essere demolita.E in effetti la Messa di Pasqua sarà ospitata nella vicina chiesa di Sant’Ermete, mentre per la domenica in Albis sarà attrezzato un salone nella scuola materna parrocchiale. A Natale di quell’anno, invece, sarà inaugurata una tensostruttura: qui, fino ad oggi, si è riunita l’assemblea dei fedeli. Una soluzione temporanea, in attesa di una nuova chiesa.Il nuovo complesso parrocchiale è stato inaugurato lo scorso giovedì. I lavori sono stati finanziati dalla Conferenza episcopale italiana, dalla diocesi e dalla comunità parrocchiale. La chiesaBella, bellissima la chiesa. Risponde soprattutto al gusto e alla concezione spirituale del suo progettista, l’architetto Luca Marinari. È stata costruita nel luogo in cui sorgeva la precedente – all’incrocio di via di Putignano – benché in posizione un po’ più arretrata e per questo meglio identificabile.È grande 700 metri quadrati. Vi si accede da un ampio sagrato (in parte protetto dal tetto), che diventa così diaframma tra luogo della quotidianità e quello della preghiera. Il popolo dei fedeli accede alla chiesa da due ingressi. L’ingresso a sud è in asse con il presbiterio, rialzato di 30 centimentri rispetto al piano di calpestìo: l’altare, la sede, l’ambone, realizzati in pietra dorata dallo stesso Luca Marinari. L’ingresso ad est è invece in asse con il fonte battesimale, su cui si erge una vetrata artistica realizzata dall’artista Francesco Lodigiani e raffigurante San Bartolomeo, patrono della frazione pisana.L’aula liturgica principale è a navata unica. I fedeli sono accolti a sud da due immagini sacre in legno: il Sacro Cuore di Gesù e la Madonna. Dall’aula liturgica principale si accede, a sinistra, ad una cappella feriale, dov’è ospitato anche il tabernacolo. Tra l’aula liturgica principale e la cappella feriale, i confessionali.Ogni particolare è studiato. La pavimentazione, ad esempio, richiama l’abbraccio tra i cristiani in preghiera e Dio in ascolto. La luce penetra da tutto il perimetro della chiesa.L’altezza dell’edificio, volutamente, non è omogenea: è di poco più di sette metri a sud, dove quasi si confonde con le abitazioni civili, si abbassa tra la gente, è di quasi dodici metri ad est, proteso verso l’infinito o, almeno, verso il campanile, l’unica struttura rimasta in piedi in tutti questi anni.  Le strutture parrocchialiLa casa parrocchiale è su due piani. Vi si trovano sei aule, destinate ad attività di catechesi e punto di riferimento anche per il gruppo di Pisa 1 degli scout Agesci. Ad est, poco oltre il campanile, si erge – su due piani – un’altra struttura parrocchiale polivalente. Il piano terra sarà destinato ad attività ludico-motoria per giovani e adulti, così come già in passato. Al primo piano – raggiungibile a piedi o in ascensore – troviamo invece una sala della comunità capace di ospitare poco meno di cento persone. Vi si potranno tenere convegni, conferenze, proiezioni video. I lavoriI lavori sono stati realizzati dall’impresa Braccianti. La loro direzione generale è stata diretta dall’ingegner Loriano Crecchi, la parte architettonica da Luca Marinari e il progetto strutturale dall’ingegner Francesco Bibbiani. Ma molte altre persone e ditte hanno portato le loro competenze per completare l’opera.Giovedì, insieme all’arcivescovo Alessandro Plotti, al vicario generale Antonio Cecconi, al parroco don Andrea Antonelli e ad altri sacerdoti, erano in tanti a far festa per la chiesa «ritrovata»: famiglie del territorio che hanno contribuito, mese per mese, al finanziamento dei lavori. Quella casa di Dio, adesso, è un po’ anche… loro.