Pisa

TUTTI INSIEME ALLA RICERCA DEL BENE COMUNEVerso le Settimane sociali dei cattolici italianidi Francesca Scarpellini

Che cos’è il bene comune? Ne tenteranno una definizione i delegati che dal 19 al 21 ottobre si ritroveranno a Pisa per la Settimana Sociale dei cattolici italiani.  Il tema adottatodalla Settimana sociale anima il dibattito tra le associazioni di categoria.«Toscana Oggi – Vita Nova» ha chiesto il contributo dei responsabili di alcune di esse.  Il tema della 45° settimana sociale «il bene comune» è sentito dall’opinione pubblica? Quale è la sua accezione? Sauro Bellini (ACAI)«Il bene comune è una sorta di poliedro, una figura geometrica con tante facce. Immaginiamo di associare ad ogni faccia una componente sociale: i lavoratori dipendenti, quelli autonomi, i professionisti; ed alcuni valori: la dignità della persona, la libertà, la libera iniziativa, la famiglia. Ebbene, se chi ha responsabilità decisionale tiene conto, in una scelta, di tutte queste facce, realizza il “bene comune”».  Michela Latini (Confcooperative)«Il bene comune? Nella società di oggi lo si associa soprattutto al valore della solidarietà: si fa “bene comune”, insomma, quando si fa “del bene agli altri”. In pochi associano invece l’idea del “bene comune” alla difesa della dignità personale, alla giustizia sociale, allo sviluppo sostenibile integrale della persona e del suo territorio» Emiliano Manfredonia (ACLI)«Oggi viviamo in un deficit evidente di “bene comune”: ne vediamo gli effetti anche nel venir meno del senso di responsabilità sociale nelle istituzioni che ci governano. Per questo la proposta dei vescovi per il tema di questa settimana sociale centra in pieno un’esigenza sentita nel nostro paese ed è uno stimolo per un rinnovato impegno politico e sociale dei cattolici. Io mi rifaccio all’invito di Paolo VI di “un dialogo sincero creatore di fraternità”: ecco il nostro impegno deve essere questo. Le nostre relazioni, il nostro agire possono fare la differenza, ma soprattutto possono essere ponte tra la vita concreta e gli ideali». Vinicio Simonelli (MCL)Più si creano i poveri, più si agogna il soddisfacimento del bene. Se “bene comune” è inteso in senso materiale, allora è molto sentito dall’opinione pubblica, soprattutto da coloro che si trovano in una situazione di povertà. Inteso in senso spirituale, l’esigenza del bene comune è molto poco sentita: dove si può infatti parlare in Italia di bene comune come lo definisce, giustamente, la Gaudium et spes? Il bene comune è la disponibilità a guardare i problemi della società con gli occhi dell’utilità insieme a quelli del cuore e della fraternità, fuori dai pregiudizi. E, soprattutto, è saper rispondere non tanto ai bisogni, ma alle speranze della gente». Nel documento preparatorio alla Settimana sociale si legge che il welfare state è oggi incapace di affrontare le nuove povertà. Come rivela l’ultima indagine del Censis, infatti, le persone collocate ai livelli bassi della scala sociale hanno oggi maggiori difficoltà di un tempo a salire ai livelli più alti. È un’osservazione che condivide? Manfredonia (Acli)La condivido. Sono sempre di più le persone che si rivolgono a noi per un sostegno di tipo economico o perché in cerca di lavoro o per altri bisogni. Sono persone di ceto medio, quelle con un’attività di lavoro o che hanno perso il lavoro in età adulta e non riescono a collocarsi di nuovo; sono anche molti i casi in cui un evento, un problema – la malattia di una persona in casa o una separazione coniugale – provocano difficoltà economiche e sociali enormi».  Vinicio Simonelli (Mcl)«Sì, la condivido. Sicurezza, previdenza, sanità, mutui: ogni mese si scende uno scalino e alla fine dell’anno non si può che registrare una situazione di sempre maggior degrado. Sarà così finché non ci saranno quei provvedimenti che possano portare sollievo ai meno abbienti. Molte nuove povertà sono create anche dai danni fatti dall’indulto e dall’immigrazione incontrollata, che portano molti italiani ad esser più disperati. Sarebbe necessario affrontare questi problemi con logiche diverse, con schemi che non siano obsoleti, per arrivare a soluzioni che, invece, anche questo governo non riesce a trovare». Michela Latini (Confcooperative)«È un’analisi corretta. Perchè la crescita economica e sociale del nostro paese è molto più lenta rispetto ai paesi della comunità europea. E perché siamo spesso fermi a difendere diritti e posizioni acquisite con obbiettivi che non hanno mai lunghe scadenza. In politica, nella società, nella scuola, tra i manager notiamo stagnazione, poco ricambio e poca progettualità». Per disegnare il nuovo welfare il documento propone di dare risorse alle persone per migliorare la propria posizione di vita, di superare l’errato convincimento che ci sia incompatibilità fra i diritti soggettivi naturali (come il diritto alla vita) e i diritti sociali di cittadinanza. Propone anche di passare al welfare society, verso quindi una società dove tutti siano più responsabilizzati e meno compressi dall’alto. Una sussidiarietà orizzontale, dove la famiglia ha un suo ruolo sociale fondamentale. Infine di superare il mito delle due Italie: il sud «zavorra» del nord, l’Italia della rendita e del profitto contro quella del lavoro, l’Italia dei cattolici e quella dei laici.  Emiliano Manfredonia (Acli)«Sussidiarietà orizzontale e tra generazioni: è importante uscire dalle vecchie logiche; occorre ridare alle famiglie il ruolo che hanno sempre avuto: quello di cellule fondamentali che proteggono e fanno crescere la società. È infatti nella famiglia che passano i primi problemi della società, è la famiglia che protegge dal rischio di un’esplosione delle ingiustizie sociali, è la famiglia che ancora oggi resiste di fronte ai mille problemi presenti nel sistema economico e produttivo di oggi. Problemi per i quali la politica deve aprire un confronto serio con il terzo settore, la pubblica amministrazione e i comparti produttivi del nostro paese». Vinicio Simonelli (Mcl)«La famiglia ha ancora e deve continuare ad avere un ruolo sociale fondamentale. Se non ci fosse la famiglia, i dati rilevati dal Censis sarebbero ancora peggiori. Come si legge anche nel documento non ci può essere cittadinanza sacrificando il diritto alla vita, questi diritti non sono optional, né incompatibili, sono complementari. Anche la dicotomia fra le due Italie è sbagliata, anacronistica. Sono complementari non solo il Nord e il Sud, ma anche la rendita, il profitto e  il lavoro. E cosa sarebbero i cattolici senza i laici, o viceversa?».