Pisa

VIDEO, CANTI, PREGHIERA: TUTTO PUÒ «FARE» UNITÀ

di Francesca Del Corso Si è chiusa anche nella diocesi di Pisa la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che questo anno aveva come tema: «pregate incessantemente» (1Ts 5,17).Un folto pubblico era presente la sera di mercoledì 23 gennaio alla chiesa Valdese, dove si è tenuta l’iniziativa «Musica per unire: la preghiera cantata». Come introduzione è stata letta una parte del messaggio finale della terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu.Il primo coro a pregare col canto è stato quello delle parrocchie di S.Stefano extra moenia e di Cascina, che ha eseguito pezzi di Frisina e un canto poetico molto particolare tratto da una musica armena.Poi è stata la volta del coro del «Rinnovamento nello Spirito» e di quello formato dai coristi dell’unità pastorale di San Michele e della Sacra Famiglia. Così la serata è stata anche un esempio di collaborazione tra parrocchie, unità pastorali e movimenti ecclesiali: l’ecumenismo insegna anche a crescere nella comunione all’interno della stessa chiesa.Molto suggestive e apprezzate le preghiere cantate dal coro della parrocchia di San Piero a Grado che hanno eseguito un «Padre Nostro» in russo, uno di I.Stravinsky ed il «Padre Nostro» in aramaico.Gli interventi dei cori sono stati intervallati dalla lettura delle dieci raccomandazioni finali dell’assemblea di Sibiu.L’incontro più intenso della settimana è stata la celebrazione ecumenica della Parola di Dio  di giovedì 24 gennaio in San Torpè.La chiesa era colma di cristiani che si sono uniti ai loro pastori e al nostro arcivescovo per questo partecipato incontro iniziato con l’invocazione allo Spirito Santo e poi proseguito con la proclamazione della Parola.La prima lettura, dal libro del profeta Isaia (Is 55,6-9) è stata meditata dal pastore della chiesa Avventista, Giuseppe Scarcella.È seguito il canto dell’inno 8 dell’Innario cristiano.La seconda lettura, dalla lettera ai Tessalonicesi (Ts 5-12a13b-18) è stata meditata dalla pastora della Chiesa Valdese, Dopo l’Alleluia, il Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,6-21) è stato meditato dall’arcivescovo Alessandro Plotti.È seguito anche un breve intervento di padre Igor, il parroco della comunità cattolica ucraina di rito greco che si riunisce nella chiesa di Santa Cecilia. Quando ha intonato una preghiera cantata e alcune voci dapprima timide poi più convinte si sono levate dall’assemblea, grande è stata la commozione.Le meditazioni e le preghiere sono state molto intense e partecipate in questo centenario dell’ottaviario di preghiera per l’unità dei cristiani ideato dal reverendo Paul Wattson nel 1908. In S.Torpè l’unità visibile della Chiesa è sembrata ancora più vicina.Mi sono ricordata delle parole del pastore metodista Samuel Kobia, originario del Kenia e segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese che alla domanda su come pregare insieme per l’unità aveva risposto: «quello che veramente importa non sono le posizioni ufficiali delle gerarchie, quando i credenti battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo si riconoscono reciprocamente come fratelli e sorelle e pregano insieme per la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato, siamo già a metà strada sulla via dell’unità».Sono seguite preghiere di ringraziamento per i doni ricevuti all’interno del movimento ecumenico, preghiere di intercessione ed il gesto simbolico di unità (il segno della pace).Raccolte offerte a favore di una comunità cristiana in medio oriente, che con enormi difficoltà riesce a portare la testimonianza del Cristo e ad essere di aiuto ai poveri, orfani ed ammalati. Con le candele accese, segno della luce di Cristo, tutti hanno proclamato la Confessione di fede (Credo Apostolico) ed il «Padre Nostro» e una preghiera di impegno ecumenico.È seguita la benedizione ed il canto finale (inno 27).Sempre giovedi 24, la sera, c’è stato l’incontro con il Gruppo di impegno ecumenico alla Scuola di formazione teologica (aula magna del Seminario) con una riflessione di Erika Tomassone e di monsignor Roberto Filippini sulla preghiera dei cristiani: «Il Padre Nostro».Molti frequentatori della scuola di formazione teologica sono anche catechisti: sarebbe bello se attraverso di loro la realtà delle altre chiese cristiane passasse a tutti i nostri ragazzi.