Pisa

VENTICINQUE ANNI, SENZA RISPARMIO E SENZA BARRIERE

di monsignor Antonio Cecconi, vicario generale

Addio, non arrivederci. È il tempo, anzi è l’ora per questo saluto scomodo e imbarazzante. Una stagione si chiude, inevitabilmente e irreversibilmente. Il servizio di Alessandro Plotti a questa nostra Chiesa locale giunge al suo termine, è consegnato agli annali e forse – toccherà dirlo a qualcuno dopo di noi – alla storia.Il distacco c’è, l’assenza la sentiremo, noi e lui. Il dolore, ciascuno lo nasconde o lo manifesta in tanti modi. Col tempo i ricordi trovano il modo di sedimentarsi, collocarsi nella memoria, assumere un ordine e una prospettiva di senso.Ma nell’addio diciamo «a Dio», consegnamo il cuore, la vita, gli affetti, i racconti a Chi è l’origine e il termine di tutto, dal quale tutto dipende.In un ordine di fede, in una logica di provvidenza, Alessandro Plotti non è venuto tra noi e non è rimasto quasi ventidue anni fra noi per uno scatto di carriera, per essere uno dei tanti «pezzi» da collocare sulla scacchiera dell’organigramma ecclesiastico. È venuto e ha abitato qui, è stato nostro padre nella fede e anche nostro concittadino e commensale in un ordine soprannaturale in cui tutto risale all’amore di Dio Padre, tutto è assunto e riscattato nel farsi-uomo del Figlio, tutto respira nel soffio dello Spirito. Tutto si tiene ed è per sempre nell’abbraccio d’amore della santissima Trinità. I tempi degli uomini hanno poi fatto sì che il congedo, il lasciarci per affidarci l’un l’altro «a -Dio», avvenisse proprio nei giorni legati alla Pasqua, quando la comunità dei credenti fa memoria della conclusione dolorosa e gloriosa della vicenda umana di Gesù di Nazaret, Messia crocifisso, nostro Signore e Salvatore. Ci viene in aiuto il grande Sant’Agostino, con un testo proposto in questi giorni nella Liturgia delle ore: «Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno in Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini?».È un invito a vivere questo «addio» con particolare intensità di fede e di speranza, nella comunione di una Chiesa locale piantata come una tenda in mezzo alle case degli uomini. Qui la memoria di ciascuno estrarrà – da una serie innumerevole di celebrazioni, incontri, percorsi di fede e progetti ecclesiali – qualche personale perla preziosa che è valsa a consolare un dolore, sostenere una speranza, condividere una gioia. E questo dentro un percorso infaticabile di progettualità pastorale precisa nell’insegnamento della fede e offerta con mente lucida e cuore aperto alle persone e agli ambienti più diversi, nel segno di una missione sempre propositiva ed accogliente. Anche al di fuori dei circuiti ecclesiali ordinari, sono stati tanti quelli che hanno trovato in Alessandro Plotti una guida spirituale e un fratello di umanità, attento ad ogni desiderio di pace, di giustizia, di autentico sviluppo sociale, condiviso e insieme rafforzato con la luce del Vangelo.Ventidue anni: quasi una generazione. Nel salutare l’arcivescovo in occasione della giornata dei giovani celebrata alla vigilia delle Palme, uno dei partecipanti ha voluto sottolinearlo, ricordando come per un’intera generazione di pisani il volto visibile della Chiesa sia stato Alessandro Plotti, primo testimone del Vangelo, dispensatore dei doni dello Spirito ricevuto come vescovo in pienezza e riversato in abbondanza sul popolo di Dio.Non ereditiamo tesori preziosi da riporre in cassaforte, ma talenti da trafficare ogni giorno con pazienza, intelligenza e generosità, senza risparmio e senza porre barriere. Così come Alessandro Plotti ha vissuto, tra noi e per noi, i lunghi anni del suo ministero episcopale, adesso ciascuno di noi e la Chiesa pisana intera, dopo questa intensa vicenda di comunione e di Grazia, siamo chiamati a continuare il cammino accogliendo il nuovo pastore e disponendoci ad una nuova stagione di aratura e di semina, per raccogliere altri frutti che il Signore sta preparando per noi.