Pisa

NEL SEGNO DELLA MISERICORDIA

È arrivato il momento del commiato. Per quanto ci si prepari a questo evento, privilegiando tutte le considerazioni positive e tutte le ragioni concrete per vivere il momento del distacco con umiltà e serenità, adesso che sta per scoccare l’ora fatidica, sento che lo strappo produce più sofferenza e più disagio di quelli che si potevano prevedere dopo averci pensato tanto.Ma non voglio che questa sia una celebrazione di malinconia e di tristezza. Anche in questa occasione dobbiamo tutti ringraziare Dio per la sua misericordia e il suo amore infinito. È questo il momento dei ringraziamenti e della riconoscenza e non certo dei bilanci. È momento di fede, perché solo nella luce della fede può essere valutato il ministero di un Vescovo, e non certo dai risultati ottenuti.Permettetemi, anche se con un po’ di presunzione e di vanità, di fare mie le parole di San Paolo a cristiani di Tessalonica: «Il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo, così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari» (1Ts 2,3-8). Ho cercato di ispirarmi sempre a queste parole. E di tutto ciò devo ringraziare il Signore, perché mi ha sempre illuminato e corroborato con la forza del Suo Spirito, e con la costante meditazione del messaggio paolino.Ho percorso migliaia e migliaia di chilometri per portare la luce del Vangelo dovunque, incontrando innumerevoli schiere di persone, credenti e non credenti, che mi hanno ascoltato sempre con attenzione, interesse e affezione, rendendo così più presente, nella società di oggi, il messaggio del Vangelo.Il Signore, ricco di misericordia, mi ha sempre accompagnato con la sua grazia in questo faticoso ritmo di vita, donandomi salute, passione e soprattutto una incommensurabile gioia di costruire una trama di rapporti umani che resteranno nel mio ricordo imperituri. Dopo aver ringraziato il Datore di ogni bene, la mia riconoscenza va a tutto il presbiterio.Il volto, la storia, la vita di ciascuno di voi sono impressi nella mia mente e nella mia anima in maniera indelebile, perché vi ho incontrati personalmente tante volte nel vostro difficile impegno pastorale, sono stato ospite nelle vostre case, vi ho ricevuto in Arcivescovado per condividere i problemi che via via si presentavano alla nostra coscienza ecclesiale. E quanto vostre mamme ho incontrato con voi e che ora non ci sono più ad accompagnare il vostro ministero con discrezione e amore.Ho cercato, anche se ho coscienza di non esservi sempre riuscito, di cogliere i problemi di ciascuno, di capirne le sensibilità e le attitudini e di promuovere la comunione e la fraternità.Il carattere non troppo estroverso e il pudore nell’esprimere i sentimenti, non mi hanno permesso di manifestare pienamente l’affetto, la stima e la comprensione. Ne chiedo ora perdono, se non sono stato capace di esternare il mio amore sincero per tutti e per ciascuno. Vi ho portato sempre nel cuore perché un vescovo non può non sentirsi in totale sintonia spirituale con il proprio clero.Ricordo, con particolare rimpianto, gli ottantasette presbiteri che ho accompagnato all’ultima dimora. Dal primo, don Benedetto Fiaschi, all’ultimo, don Giorgio Pisani. Il Signore li accolga nella comunione dei santi. Un augurio fraterno ai trentasei a cui ho imposto le mani ordinandoli sacerdoti, perché si sentano particolarmente investiti del futuro di questa nostra Chiesa. Nei loro confronti mi sento profondamente legato da una paternità spirituale che mi commuove e mi conforta.Una preghiera particolarmente sofferta vorrei fare oggi anche per i sette presbiteri che hanno lasciato il sacerdozio, affinché il Signore doni loro pace e serenità.

Un saluto cordiale ed entusiasta ai Diaconi permanenti e agli aspiranti in cammino verso il Diaconato. L’esperienza è iniziata con la prima Ordinazione nel 1990 e ha aperto una nuova stagione di ministerialità che imprimerà nella nostra comunità diocesana nuovo vigore e prospettive inedite di evangelizzazione.

Voglio anche ringraziare i religiosi e le religiose che portano nella nostra Chiesa la ricchezza del loro specifico carisma.Purtroppo in questi vent’anni sono state chiuse molte case religiose, soprattutto femminili, per mancanza di vocazioni, ma abbiamo anche avuto la gioia di vedere arrivare altre Congregazioni che ci stanno offrendo una collaborazione preziosa nella pastorale parrocchiale.Ho cercato, per quanto possibile, di aiutare, di seguire, di incoraggiare queste anime consacrate a mantenere viva la peculiarità della loro vita e a dare testimonianza credibile della Beatitudine evangelica. Quanti incontri con le Religiose mi hanno dato forza e calore nel continuare il mio cammino pastorale! Quanta gioia ed entusiasmo hanno portato alla nostra terra le Suore venute dall’Oriente per una linfa nuova per le nostre Congregazioni pisane! E come non salutare e ringraziare i nostri laici che costituiscono l’ossatura del nostro impegno pastorale nelle diverse mansioni assunte, portando nelle strutture creatività, carismaticità e generosità.Ho cercato, come compito primario e irrinunciabile, di promuovere l’autonomia e la corresponsabilità di questi fratelli, che alla luce della loro dimensione laicale e battesimale, stanno donando alla nostra Chiesa le loro migliori energie, affinché sia segno credibile di presenza e di condivisione dentro le gioie e le sofferenze del nostro territorio. Quanto amore alla nostra comunità ho sperimentato da uomini e donne, famiglie, giovani. Quanta pazienza nei nostri confronti! In questa occasione, non posso non ringraziare i Sindaci dei Comuni della nostra Arcidiocesi. Durante le tre Visite Pastorali ho avuto l’onore e la soddisfazione di essere ricevuto dai Consigli comunali riuniti in seduta straordinaria. Ho un ricordo bello ed efficace della collaborazione sincera e solidale che abbiamo costruito con le Istituzioni pubbliche per il bene della nostra gente al cui servizio e alla cui promozione sociale ci siamo trovati accomunati, anche se con ruoli e competenze diverse.Vi sono riconoscente per la stima e la simpatia che mi avete sempre dimostrato, ricambiata da me con un apprezzamento per il servizio che svolgete con competenza e generosità. Mi auguro che questo rapporto di integrazione continui nella prospettiva del bene comune da difendere e da incrementare.Saluto le autorità civili e militari che hanno avuto la bontà di essere presenti oggi, a conferma dell’attenzione sempre dimostrata verso la Chiesa pisana e il suo Vescovo. Il Motto del mio stemma è «Misericordia tua». Il «tua» non riguarda solo Dio, ma anche noi tutti. Se nel mondo ci fosse più misericordia, quanto meglio si potrebbe vivere!Manzoni fa dire a Lucia in un momento di prova «Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia». Possa, nel segno della misericordia e della bontà, rimanere in tutti voi il ricordo del ministero pastorale del Vescovo Alessandro, che nonostante tutte le deficienze e le omissioni ha amato questa Chiesa e ha cercato di spendersi per il bene di tutti. Nel discorso che feci all’inizio del mio servizio pastorale alla Chiesa pisana, nell’ormai lontano 17 giugno 1986, dicevo: «ora sono qui, con trepidazione, ma con grande gioia, per essere sempre pisano tra i pisani, uomo tra gli uomini, cristiano tra i cristiani, Vescovo tra i fratelli. Voglio diventare un compagno di viaggio attento e solidale, nel faticoso pellegrinaggio umano della gente pisana, e saper comprendere le situazioni, le domande e le speranze degli uomini del nostro tempo e di questa terra, a qualunque condizione e a qualunque ceto appartengano, per donare, soprattutto ai più diseredati e poveri, la novità evangelica».Ora che sono al termine del mio mandato episcopale mi domando se ci sono riuscito. Non lo so. Lo sa il Signore, il quale mi giudicherà con giustizia e misericordia. Chiedo a voi tutti tanta misericordia nel giudicare il mio operato.Ho la coscienza di non essermi risparmiato mai. Ora toccherà al nuovo Arcivescovo guidarvi sulle vie del bene e della ecclesialità. Io, da Roma, continuerò a rimanere legato a tutti voi con quel filo spirituale che ha guidato il nostro rapporto in questi anni. Non si può rompere!Rimango, anche se Emerito, Arcivescovo di questa Chiesa che mi ha dato tanto e di questo territorio così ricco di umanità, di solidarietà e buon umore.Nei momenti di solitudine andrò ad attingere energie, gioia e speranza a questo tesoro che «né tignola né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6.19) e rivivrò quasi per incanto, questa meravigliosa esperienza umana e cristiana che il Signore, nel mistero della sua benevolenza, ha voluto concedermi. Rimaniamo uniti nel vincolo della pace e della comune appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, attraverso la preghiera che sarà sempre il collante più efficace per sentirci ancora fratelli e amici.Grazie ancora di tutto.Il Signore ci doni la sua abbondante benedizione.