Pisa

IO NIPOTE DI PIER GIORGIO FRASSATI

di Andrea BernardiniA Sydney il primo pellegrino italiano è già arrivato : è il torinese Pier Giorgio Frassati (6 aprile 1901 – 4 luglio 1925), beato dal 20 maggio del 1990, patrono dell’Azione cattolica e delle confraternite. Gli organizzatori delle Gmg, il cardinale Pell in testa, hanno voluto portare nella chiesa di Saint Benedict la teca dove riposano le sue spoglie mortali: per ricordarlo con particolare solennità questo venerdì in una concelebrazione eucaristica alla quale si annuncia la presenza di migliaia di persone; e per proporlo come «modello» ai giovani cattolici che, dall’11 al 22 luglio, transiteranno nella cattedrale di St Mary, dove nei prossimi giorni sarà portata la bara: i pellegrini potranno avvicinarvisi in processione, in un’atmosfera di riflessione e preghiera, favorita dalla presenza di alcuni grandi pannelli che aiuteranno tutti ad immergersi nella vita spirituale di Pier Giorgio.Figlio di Alfredo, avvocato, fondatore del quotidiano «La Stampa» e di Adelaide, pittrice apprezzata, Pier Giorgio Frassati fu attivissimo nelle associazioni cattoliche dell’epoca. Un giovane laico che prese sul serio le esigenze del Vangelo e che – come ha commentato in un’intervista tv padre Thomas Rosica, responsabile della Gmg di Toronto, anch’egli grande fan di Pier Giorgio – «ha anticipato di trent’anni il ruolo riconosciuto ai laici nel Concilio Vaticano».È probabilmente visitando i poveri nelle loro abitazioni, che Pier Giorgio Frassati si ammalò di poliomelite fulminante. In casa, dove tutte le attenzioni erano rivolte alla anziana nonna che stava morendo, nessuno badò ai suoi sintomi: quando se ne presero carico – facendo arrivare il siero direttamente da Parigi – sarà troppo tardi. La sorella Luciana, più giovane di lui di un anno, raccontò con precisione e ritmo incalzante il calvario di Pier Giorgio nel libro «Una vita mai spenta». Luciana ci porta in qualche modo anche a Pisa, in particolare a Migliarino pisano: infatti, una dei suoi sei figli, Maria Grazia, è moglie del duca Forese Salviati e fa la spola tra Roma (dove è impegnata nel cda dell’ospedale «Bambin Gesù») e la tenuta di famiglia, che ospita, tra l’altro, una chiesa ed una scuola dell’infanzia e primaria, affidata alla gestione di religiose francescane ecuadoregne. «Mamma Luciana – racconta Maria Grazia – non c’è più, si è spenta lo scorso anno a Pollone (Biella) alla tenera età di 105 anni. Noi figlie non abbiamo mai conosciuto direttamente zio Pier Giorgio (siam nate dopo la sua morte), ma il dna della famiglia Frassati ce lo portiamo dietro». La nipote del beato conserva molte immagini di Pier Giorgio con la famiglia. O altre che immortalano lo zio, ad esempio, nella sua ultima scalata alle Lunelle con inciso «Verso l’alto», una frase – simbolo della spiritualità di Frassati. Maria Grazia e Forese ci portano nella cappella della loro villa: qui Pier Giorgio Frassati è ritratto in un dipinto, mentre altre foto ricordano la Gmg del 2000, quando una gigantografia del beato fu consegnata dai giovani a Giovanni Paolo II.Le spoglie mortali dello zio, però, non erano mai state portate in pellegrinaggio. E, per la verità, è la prima volta che in una Gmg, si porta alla venerazione dei giovani delle reliquie, in questo caso la bara intera, perché quando quella fu riaperta nel 1981 il suo corpo fu trovato completamente incorrotto.In casa Salviati, quanto a figure eminenti di cattolicesimo, anche il ramo maschile non scherza: il duca Forese è erede di quello Scipione Salviati, fondatore dell’ospedale «Bambin Gesù di Roma», leader del movimento cattolico in Italia e – dopo Porta Pia – uno dei principali esponenti dell’opposizione cattolica intransigente contro il nuovo Stato Italiano.Scipione ebbe il merito anche di bonificare questo lembo di terra, la tenuta Salviati, appunto, donata nel Medioevo ad Averardo Salviati come premio per aver consegnato Pisa ai fiorentini.Ma questa è un’altra storia.