di Caterina Guidi «Quest’Oasi è un piccolo paradiso». Parola di Maria Melani, con i suoi 98 anni l’ospite più anziana dell’Oasi del Sacro Cuore, a Calci. Maria, uno spirito arzillo, ci racconta qualcosa delle sue giornate, della sua passione per il ricamo, e di quando ha iniziato a frequentare – in principio solo per brevi periodi – questa casa , nel 1990. L’Oasi, anche nel giorno piovoso in cui la visitiamo, appare come un luogo luminoso e tranquillo, familiare.Strutturata su tre piani, la villa dispone di 56 camere, ampi soggiorno e sala da pranzo, due sale per incontri, una cappella, una biblioteca ed un grande giardino. È una struttura ricca di storia. «Era la villa estiva del Seminario di Pisa – racconta Mario Pellegrini, collaboratore amministrativo volontario dell’Oasi – ed ancora oggi è di proprietà del Santa Caterina. Ora ne abbiamo fatto una casa per ferie, un luogo di accoglienza per brevi e lunghi periodi. Gli ospiti vengono dal circondario ma anche da città più lontane». Dal 1989, grazie ad un accordo con gli enti locali, la villa accoglie anziani autosufficienti che, per varie ragioni, hanno bisogno di un luogo dove stare: «negli anni – continua Pellegrini – hanno soggiornato qui anche diversi sacerdoti, come il compianto monsignor Angelo Fontana, nostro benefattore, o don Antonio Radovani, missionario di origine istriana; oggi accogliamo monsignor Aristide Casolini» (cfr articolo in taglio basso). La villa offre a gruppi, parrocchie e associazioni la possibilità di usufruire dei suoi spazi per ritiri spirituali, incontri e conferenze.Ad occuparsi della gestione quotidiana dell’Oasi del Sacro Cuore sono le Suore Figlie di Nazareth, il cui ordine fu fondato da padre Agostino da Montefeltro. «Il nostro servizio in questo luogo – ci dice la madre superiora, suor Brigit Kinkaranthara – rispecchia quanto ci ha raccomandato il nostro padre fondatore: servire le membra sofferenti di Cristo. Nelle necessità degli anziani che incontriamo, noi suore serviamo Gesù». Le consorelle di suor Brigit sono circa 140, distribuite fra Toscana, Vicenza, Roma, India e Albania; «la cura di chi soffre e l’educazione dei più piccoli – dice suor Brigit – sono il nostro carisma principale». All’Oasi prestano servizio quattro religiose e, aiutate da vari collaboratori, ad oggi fanno fronte alle esigenze di 35 ospiti. «Ma nel periodo estivo arriviamo anche a 70: è il numero massimo che la struttura può accogliere» dice la madre superiora. Si tratta quindi di una comunità che ha un impatto importante sul centro di Calci. E il legame con il territorio attraversa varie vicende storiche, ricostruite da Mario Pellegrini nell’opuscolo «L’Oasi Sacro Cuore nella Valle Graziosa». L’Oasi, ad esempio, fu anche ospedale militare durante la seconda guerra mondiale; e, nel tempo, è divenuto essa stessa memoria storica: proprio qui si trova un monumento ai sacerdoti diocesani caduti durante il conflitto nel dare testimonianza della loro fede (undici, fra cui anche don Innocenzo Lazzari, ucciso nella strage di Sant’Anna di Stazzema). Più di recente all’Oasi Sacro Cuore ha stabilito la sua sede l’Associazione caduti del Serra, nata a seguito del disastro aereo in cui persero la vita i cadetti dell’Accademia navale di Livorno, il 3 marzo 1977. Insomma un legame con il territorio che si fonda nel passato ma si rinnova ogni anno, specialmente in occasione delle feste del 25 aprile e del 4 novembre. Nel periodo estivo la villa ospita anche svariate manifestazioni culturali: concerti, attività ricreative e l’appuntamento conclusivo della rassegna internazionale delle bande musicali.