Pisa

NATALE IN CORSIA

di Stefania Moretti

Ogni giorno fanno il giro dei reparti, entrano nelle camere, invitano tutti a rivolgere a Dio una preghiera. Sono i sacerdoti, i diaconi, i ministri straordinari dell’Eucarestia e i volontari che prestano servizio all’interno dell’ospedale di Pisa, uno dei più importanti e grandi ospedali italiani che – nelle due strutture del «Santa Chiara» e di «Cisanello» – ospita migliaia di malati provenienti da tutta Italia ed anche dall’estero.Malati che forse in questo periodo accettano meno la sofferenza, perché lontani dall’habitat in cui abitualmente vivono, sono circondati di affetto, sono protagonisti.La Chiesa pisana si fa vicina a loro grazie alle cappellanie, «ideate» anni fa da monsignor Giorgio Beconcini, già vicario per la pastorale sanitaria, recentemente scomparso. Al Santa Chiara «lavorano» monsignor Egidio Crisman, don Taddeo Zawadzski, il diacono Gianfranco Chelotti, le religiose Maria Teresa e Rosangela, oltre a sei collaboratori: Antonino Baglione, Marco Diamante, Luciana Beccari (ministri straordinari dell’Eucarestia) e i volontari Adriana Garozzo, Laura Spagnolo e Alfia Gemignani.Il loro è un servizio assai apprezzato dai medici e dagli infermieri. Ed anche quasi tutti i pazienti dimostrano affetto e stima nei confronti dei nostri operatori pastorali. Al «Santa Chiara» incontriamo Gianfranco Chelotti: «Dopo la preghiera alcuni chiedono un colloquio più riservato, altri, se si trovano di fronte ad un sacerdote, chiedono di confessarsi. Altri ancora, infine, desiderano comprensione e sostegno, sì, ma anche un aiuto materiale». Come l’uomo che, selvaggiamente picchiato, fu ricoverato d’urgenza al pronto soccorso: i medici, per soccorrerlo, avevano dovuto tagliare i vestiti che aveva addosso, gli unici che possedeva; fu don Taddeo Zawadzski, con l’aiuto della Caritas, a rivestirlo. La stessa cosa è successa ad una ragazza africana, che non possedeva niente. Di storie di questo tipo Gianfranco Chelotti ne conosce tante. Storie tristi, ma nelle quali sembra sempre trovare una possibilità di riscatto, uno spazio riservato alla speranza. È quando parla dei bambini ricoverati nei reparti di pediatria che il suo tono cambia. «È dura quando i genitori di un bambino che sta morendo, o che è gravemente ammalato, mi dicono: “il tuo Dio cosa fa? Guarda come è ridotto mio figlio! In questi casi possiamo solo pregare e cercare di stare vicini ai genitori, di capire con loro». Naturalmente nella maggior parte dei casi, la malattia – anche grave – di un piccolo ricoverato nel presidio ospedaliero, ha un lieto fine: il nostro si illumina al ricordo della ragazzina siciliana, cui era stata diagnosticata una leucemia e, guarita, un anno e mezzo più tardi è tornata per riabbracciarlo.L’attività all’interno dell’ospedale non cessa mai: non esistono feste o vacanze per chi opera all’interno del Santa Chiara. In questi giorni che ci preparano al Natale sacerdoti e volontari cercheranno di essere particolarmente vicini a chi dovrà passare qualche giorno in ospedale, specie se anziani soli. Sono stati allestiti due piccoli presepi nella cappellina di cardiologia e sotto l’altare del reparto di maternità (il primo piano dell’edificio che ospita ostetricia, ginecologia e neonatologia) dove venerdì 19 dicembre alle ore 11.30 l’arcivescovo monsignor Giovanni Paolo Benotto celebra una Messa solenne animata da un coro formato da medici ed infermieri sorto in quel reparto. Aria di Natale anche all’ospedale di Cisanello, dove in tutti i reparti c’è almeno un piccolo segno, una rappresentazione della Natività. In questi giorni, don Luca Casarosa fa sosta nei reparti per la benedizione natalizia: incontra ammalati, medici e infermieri, invitando tutti a meditare sugli stimoli offerti da un brano del Vangelo e a fermarsi, anche solo per qualche minuto, in una preghiera comunitaria. In queste settimane nel presidio ospedaliero di Cisanello sono stati ricordati i dipendenti defunti, mentre in occasione della festa di Santa Lucia si sono affidati al Signore quanti si sono sottoposti un trapianto d’organo. Anche qui, in questo luogo di sofferenza, Natale è la festa più attesa: saranno in molti a ritrovarsi quel giorno nella chiesa dedicata a San Luca, per partecipare alla celebrazione animata dal coro dei giovani di San Biagio.Il servizio «feriale», di vicinanza e comunione con i malati, è invece ordinariamente garantito, oltre che da don Luca Casarosa e don Sergio Prodi, da due religiose (Elisabetta e Domenica) e dai laici Albarosa e Franco Mazzoldi, Marisa Orsucci, Lia Latrofa, Nazareno Giannessi, Alessandro Santucci, Angelo Di Pasquale, Alberto Di Pede, ministri straordinari dell’Eucarestia e dall’accolito Romano Casarosa. Ed è un servizio destinato a testimoniare, tutto l’anno, la gioia per un Dio che si è fatto uomo.