Pisa

Dopo un anno con San Paolo

di Caterina Guidi

È  fra i gioielli d’arte che può vantare la nostra città ed è mèta di turismo culturale, di quanti, cioè, non si accontentano di una toccata e fuga. La chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, con i suoi mille anni di storia, trasporta il visitatore e il fedele indietro nei secoli, in quel Medioevo che ha visto emergere Pisa come potenza marinara. Da qualche tempo la chiesa è restaurata, e in questo anno paolino ha aperto le porte per accogliere tante persone, ospitando quasi tutte le iniziative di preghiera diocesane. La nostra Chiesa cittadina ha voluto in questo modo sottolineare la vicinanza spirituale con l’Apostolo, rivalutando al tempo stesso un luogo che – complice lo spopolamento del centro storico – rischia di divenire più conosciuto ai turisti che ai pisani.Proprio in San Paolo a Ripa d’Arno l’arcivescovo ha celebrato lunedì scorso la messa solenne per la chiusura dell’anno dedicato all’apostolo di Tarso. Il 29 giugno è la festa dei Santi Pietro e Paolo, «colonne portanti della Chiesa» come ha ricordato nell’omelia monsignor Giovanni Paolo Benotto. Alla Messa – officiata da 36 celebranti convenuti da varie zone della diocesi – hanno partecipato quasi quattrocento fedeli. Ma la chiesa di San Paolo si è riempita tante altre volte negli ultimi mesi. A partire dalla consegna del mandato ai catechisti del vicariato del centro e dalla Messa per l’apertura delle attività del servizio di pastorale giovanile, nel mese di ottobre. Il 16 dello stesso mese, la veglia missionaria. Poi la preghiera di apertura della settimana per l’unità dei cristiani, il 18 gennaio, guidata dall’arcivescovo, dalla pastora valdese Erika Tomassone e dai rappresentanti locali delle chiese ortodosse. E ancora la veglia dei lavoratori alla vigilia del primo maggio – iniziativa al suo esordio – e quella per le vocazioni, il 7 maggio, con l’ammissione di quattro nuovi seminaristi. Tutte iniziative che hanno avuto una buona risposta: i 200 posti e più delle panche non sono mai bastati. Ma di tutte queste iniziative – e di quelle capillari, promosse da parrocchie associazioni – cosa rimane nel cuore delle persone? «Rimane la nostra fede. È la fede che ha spinto Pietro a dire a Gesù “tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. O Paolo, quando proclama che Gesù Cristo è il Signore». La stessa fede che porterà entrambi ad affrontare il martirio con la sicurezza di aver combattuto la buona battaglia per annunciare il Vangelo. Una sicurezza che deve accompagnare anche noi: « la fede degli apostoli, attraverso i loro successori, è arrivata fino a noi e ci contraddistingue come cristiani – ha sottolineato monsignor Benotto nell’omelia. La Chiesa di oggi viene dagli apostoli, e questa è la sua garanzia di autenticità attraverso i millenni». Non solo. Paolo rimane fedele fino alla fine dei suoi giorni, con un’integrità e una coerenza che parlano a tutti i battezzati: «l’Apostolo sa di avere in prima persona “combattuto la buona battaglia e conservato la fede”. Non ha lottato per sé, non ha annunciato le sue idee, ma si è mosso su spinta di Dio. In compenso, il Signore gli è stato vicino e gli ha dato forza: questa sicurezza vale anche oggi per noi. A volte ci spaventiamo davanti alle difficoltà dell’annuncio. Ma non dobbiamo dimenticare che è lo Spirito a sostenerci». La celebrazione si è chiusa con l’incensazione dell’icona di San Paolo, sulla destra dell’altare, e con una preghiera di intercessione. Perché l’Apostolo continui a accompagnare la Chiesa – come ha ricordato il parroco don Luca Volpi salutando i celebranti e l’assemblea – nel suo cammino, e perché i cristiani – di qualunque confessione – continuino a guardare a Pietro e Paolo, colonne portanti della Chiesa e esempi di amore estremo per Gesù e per il Vangelo, quell’amore che arriva fino al dono della vita.

L’apostolo delle genti nei corsi di teologia

San Paolo protagonista anche nei corsi di teologia diocesani. L’Istituto superiore di scienze religiose «Niccolò Stenone» ha aperto l’anno accademico con due conferenze: la prima su «l’amore di Cristo: forza e ragione di vita in San Paolo. Il misticismo paolino», relatore don Benedetto Rossi, docente di Sacra scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia centrale. La seconda su «Elisabetta della Trinità: una mistica legge San Paolo» con il carmelitano padre Roberto Fornara, docente di Sacra scrittura alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto di Spiritualità del Teresianum. Non solo. Ha organizzato due corsi, uno di introduzione alle lettere paoline – tenuto dai professori Francesco Bianchini e Alessandro Biancalani – e uno su «il pensiero dell’apostolo Paolo nella riflessione cattolica e protestante» tenuto dalla professoressa Barbara Pandolfi. La Scuola di formazione teologica ha promosso per il terzo anno di corso un ciclo di sette lezioni tenute da don Roberto Filippini e da Nicola Pistolesi: sotto il titolo «la Chiesa nell’epistolario paolino» il ciclo ha toccato vari temi, dall’edificazione dell Chiesa, all’eredità paolina negli scritti pastorali, ai collaboratori di Paolo. Non è stata da meno la Scuola per gli aspiranti al diaconato permanente, con un corso di 8 lezioni sulle lettere ai Romani, Colossesi e Filippesi, e sulla collocazione di San Paolo nella Chiesa. Corso – questo – tenuto da don Elvis Ragusa, Luigi Cioni e Nicola Pistolesi.

Sulle sue orme a Roma in Siria e Turchia

Fra itinerari pastorali e giochi di ruolo per i più piccoli, l’anno paolino ha visto tante iniziative sotto il titolo evocativo «sulle orme di San Paolo». Ma in diocesi c’è qualcuno che sulle orme di Paolo c’è andato – o ci andrà – letteralmente, mettendosi in viaggio. Proprio in questi giorni la parrocchia del Duomo di Pontedera, assieme al proposto don Franco Cancelli, è in Turchia. Non è solo una visita alla città natale dell’Apostolo: si tratta di un’autentica immersione nella storia più antica della Chiesa, con tappe in Cappadocia, a Efeso, Smirne, Istambul. Sono partiti mercoledì e torneranno l’8 luglio. Partirà invece il 9 ottobre la parrocchia di San Biagio, alla volta della Siria, per visitare Damasco – luogo della conversione dell’Apostolo – ma anche una delle regioni culla del cristianesimo delle origini. Anche Roma è stata in questo anno – a buon titolo – mèta di numerosi pellegrinaggi: dal 14 al 16 aprile hanno raggiunto la capitale venti fedeli, al seguito di don Roberto Filippini, che li ha guidati nella visita ai luoghi paolini. Poco più tardi, il 18, sono partiti cinquanta marinesi con don Edoardo Butta. In cinquanta anche dal vicariato di Pontedera e Lungomonte, per una due-giorni romana il 9 e 10 giugno. Quindi il 13 è stata la volta dei fedeli di Titignano, cinquantacinque, accompagnati dal parroco don Romeo Vio. Il loro pellegrinaggio è stato anche occasione per un incontro con l’arcivescovo emerito Alessandro Plotti, che ha presieduto la celebrazione eucaristica.

Le proposte degli uffici pastorali

Dobbiamo guardare Paolo e sforzarci di imitare il suo esempio di fiducia e testimonianza». Con queste parole l’arcivescovo ha concluso l’omelia della Messa di chiusura dell’anno paolino, lo scorso lunedì. Certamente negli ultimi dodici mesi le occasioni per approfondire la spiritualità dell’Apostolo non sono mancate. Di ispirazione paolina sono stati gli incontri della Scuola della Parola (tre in Avvento e tre in Quaresima), seguiti da qualche centinaio di partecipanti – soprattutto giovani – fra Pisa, Pontedera, le Colline, la Versilia e Barga. Il servizio per la pastorale giovanile ha scelto di farsi accompagnare da San Paolo in occasioni ormai tradizionali, come il pellegrinaggio quaresimale, il 27 febbraio a Pontedera, la Festa giovani del 4 aprile a Calci e il rosario con l’arcivescovo, il 20 maggio a Cascina. E, sempre guardando l’Apostolo delle genti, la diocesi ha pregato – con tutta la Chiesa – per le vocazioni, nel mese di maggio. «Immagina San Paolo» è stato invece il tema del concorso proposto durante l’anno dall’ufficio catechistico alle scuole e alle parrocchie; per gli adulti è stato elaborato un sussidio per l’ascolto comunitario della Parola, e un percorso per i genitori dei più piccoli, dal titolo «Accogliere Paolo per annunciare Cristo».

In libreria «tira»

Manca il tempo per leggere. Ecco forse spiegato – complice la diminuzione dei consumi – il calo delle vendite di libri, registrato su e giù per l’Italia nei primi mesi del 2009. A dispetto di questo i librai cattolici di Pisa fanno un debole sorriso: «la vendita dei libri a tema paolino è andata bene – raccontano – c’è stata tanta richiesta, ormai è rimasto poco». Certo, per cantare vittoria bisognerebbe assicurarsi che la gente, oltre a comprare, legga. Ma questo è un altro problema. Nell’ultimo anno gli scaffali di Salesiana libri, Libreria Del Borgo e Edizioni Paoline erano ricchi di libri paolini per tutti i gusti: dai testi di teologia paolina, ai trattati su Paolo e la Chiesa nascente, ai mini-opuscoli tascabili, tanto cari ai lettori da pausa-pranzo. Non finisce qui: nelle librerie hanno spopolato anche i DVD e perfino un gioco da tavolo per i bimbi, un misto di gioco dell’oca e quiz sull’Apostolo. È nata anche una rivista internazionale, Paulus, che andrà avanti con la pubblicazione. «La richiesta è stata tanta – fa sapere Maurizio Guidato dalla libreria del Borgo – e al tempo stesso c’è stata una grande offerta da parte delle case editrici». C’era da aspettarselo. Anche perchè la preparazione della catechesi nelle parrocchie avrà richiesto qualche lettura extra. «Però le vendite alle parrocchie sono rimaste più o meno invariate – dice alla libreria Salesiana Andrea Somigli – mentre sono aumentati gli acquisti dei singoli».