Pisa

CENERI: DAL SEGNO AL CAMMINO

di Graziella Teta

Se l’Avvento è per eccellenza il tempo che ci invita a sperare nel Dio che viene, la Quaresima ci rinnova nella speranza in Colui che ci ha fatti passare dalla morte alla vita. Entrambi sono tempi di purificazione – lo dice anche il colore liturgico che hanno in comune – ma in modo speciale la Quaresima, tutta orientata al mistero della Redenzione, è definita cammino di vera conversione». Risuonano alte le parole dell’omelia di Papa Benedetto XVI pronunciata il Mercoledì delle Ceneri di due anni fa, celebrando l’austero e antichissimo rito dell’imposizione delle ceneri che caratterizza il primo giorno di Quaresima. Periodo liturgico a carattere penitenziale in preparazione alla Pasqua, che equivale per i cristiani ad un tempo privilegiato da vivere con consapevolezza, che invita ad una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici.Ci accompagna nella riflessione don Maurizio Gronchi, teologo, sacerdote pisano, docente alla Pontificia Università Urbaniana, che sottolinea la ricchezza di richiami spirituali che racchiude il gesto di ricevere, sul capo o sulla fronte, un pizzico di cenere benedetta da parte del celebrante. «L’origine – spiega – va ricondotta alla forma penitenziale pubblica delle prime comunità cristiane; prevedeva l’uso di cospargersi di ceneri il capo rasato per riconoscere di aver peccato, e così mostrarsi alla comunità. La penitenza, in base alla gravità della colpa, poteva durare anche anni. L’assoluzione veniva poi impartita, al termine della quaresima, in particolare il giovedì santo, dal vescovo che accoglieva i penitenti». Dunque, prima la penitenza poi l’assoluzione (che erano necessarie per essere riaccolti nella comunità), ben diversamente da oggi – commenta don Gronchi – con molti fedeli che si confessano appena una volta l’anno, magari il giorno prima di Pasqua, ricevendo prima l’assoluzione poi mettendo in pratica la penitenza.Penitenza non da intendersi come mortificazione fine a se stessa, ma occasione di interiore rinnovamento, vera «porta santa» verso la conversione, che invita alla speranza e al perdono. Gianfranco Ravasi, nel suo «Breviario laico», annota che «la metanoia, il vocabolo greco neotestamentario tradotto spesso con “penitenza”, in realtà significa “conversione della mente”, quindi un mutamento certo non indolore, ma per una nuova serenità e lievità dello spirito».Proseguiamo la riflessione con il teologo Gronchi: «Sono tre gli elementi del tempo “forte” della Quaresima, che inizia con le Ceneri: orazione, penitenza, carità. Da vivere con il sostegno e la guida della liturgia del giorno. A cominciare dalle due formule che accompagnano l’imposizione delle ceneri: quella antico-testamentaria “ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” (memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris), e la neotestamentaria “convertitevi e credete al Vangelo”, che sono le parole con le quali Gesù inizia la sua vita pubblica e la predicazione, annunciando il Regno dei Cieli, dopo i 40 giorni di digiuno nel deserto tentato da Satana». Ecco allora il significato simbolico del segno penitenziale delle ceneri: «avvia e attiva un cammino quaresimale di conversione – dice don Gronchi – che è insieme estrinseco e interiore, esprimendo impulsi verso l’esterno e verso l’interno. Il pizzico di cenere che “sporca” il capo si riceve pubblicamente, a dire che l’avvio del cammino avviene in comunità. E qui vale notare che nella fila verso l’altare nel mercoledì delle ceneri ci possono stare tutti, piccoli e grandi (non è la stessa fila dei fedeli che ricevono l’eucarestia). Ma poi il percorso personale di purificazione è interiore. Nel segreto del cuore: qui in primo luogo deve avvenire la riscoperta della vocazione cristiana, del rapporto personale con il Signore, il pieno e reale ritorno a Lui, invocando con il Salmista “Crea in me o Dio un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Salmo 50). E ugualmente interiori e segrete devono essere le preghiere, le elemosine e il digiuno penitenziale – sottolinea il teologo – come ammonisce il Vangelo delle Ceneri (Matteo, 6,1-18); sono dunque da evitare ostentazioni e ipocrisie, le facce tristi e l’aspetto abbattuto».Mentre è estrinseca e si irradia all’esterno la carità, «manifestazione concreta della conversione, che si accompagna alla giustizia, che è il tema centrale del messaggio del Papa per la Quaresima 2010. Il pontefice ci ricorda che l’ingiustizia nasce dal cuore dell’uomo, e invita ad uscire dall’illusione dell’autosufficienza, che ci fa rinchiudere nell’egoismo». Come? Accettando con umiltà, scrive il Papa, «di aver bisogno che un Altro mi liberi del mio per darmi gratuitamente il suo. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia più grande, che è quella dell’amore». Ed è compito di ogni cristiano, conclude Gronchi, farsi giusto verso gli altri.Accettando il rischio di scivoloni lungo il cammino: per dirla con G. K. Chesterton, «È sempre semplice cadere c’è un’infinità di angoli secondo cui si può cadere, ce n’è uno soltanto sul quale restare in piedi».