Pisa

La diocesi  tende la mano ad Haiti

di Francesco Paletti

Don Emanuele Morelli, direttore della Caritas diocesana, ne è sicuro: «Proprio mentre il dramma di Haiti pian piano lascia la scena mediatica, dobbiamo continuare e, anzi, intensificare, gli interventi a sostegno della popolazione colpita». Carola Di Martino, responsabile sanitario nella prima missione portata avanti dal team di Chirurgia d’urgenza dell’Azienda ospedaliera pisana, lo conferma: «Ormai ho diverse missioni alle spalle: prima il terremoto di Bam, in Iran, poi lo tsunami nello Sri Lanka e il sisma cinese del Sichuan. Ma quella che ci siamo trovati di fronte una volta arrivati a Port Au Prince, è stata la situazione più complicata dal punto di vista sanitario che mi sia capitato di affrontare».Parola di chi è arrivato ad Haiti un paio di giorni dopo la tragedia del 12 gennaio: «Eravamo in 22, tutti medici e infermieri, eccezion fatta per due persone che si occupavano di logistica». Inizialmente si sono sistemati presso l’ospedale «San  Damien» voluto dalla Fondazione «Francesca Rava», «uno dei pochi rimasti in piedi perché costruito secondo criteri antisismici». Purtroppo, soprattutto i primi giorni, «abbiamo dovuto eseguire molte amputazioni, necessarie per salvare la vita a tanti pazienti con ferite infette -ricorda la dottoressa Di Martino- spesso causate anche dalle larve di mosca depositate nelle lesioni e nelle escoriazioni». E poi le fratture, «quasi tutte da schiacciamento: numerosissime quelle del femore nei bambini». Il faccia a faccia quotidiano con la sofferenza, che all’improvviso diventa speranza: «Una mamma arrivò nel tardo pomeriggio, quando quasi stavamo per chiudere la sala operatoria – racconta il medico: ci dissero che dovevamo rimetterci subito al lavoro perché ad una donna si erano rotte le acque e c’era necessità di procedere ad un parto cesareo. È così che ha visto la luce Azzurra, la gioia più bella di quei quindici giorni trascorsi ad Haiti». Carola Di Martino e i suoi colleghi sono rientrati all’inizio di febbraio, dopo il passaggio di consegne all’equipe sanitaria, anch’essa della Chirurgia d’urgenza dell’ospedale pisano, che gli è subentrata per altre due settimane. L’ultimo gruppo, invece, è rientrato il 5 marzo: «Sono andati in quattro per chiudere la missione: abbiamo deciso di donare la sala operatoria e tutta l’attrezzatura al “San Damien”; sarà utilizzata per mettere su un punto nascita all’interno di quel nosocomio. Siamo venuti via perché, come spesso accade in realtà che hanno vissuto una simile tragedia, la situazione sanitaria si sta lentamente normalizzando. Però restano le ferite enormi, che hanno spaccato le infrastrutture e il tessuto socio-economico dell’isola, oltre al vissuto dei suoi abitanti».Anche per questo, per domenica 21 marzo, l’Arcivescovo ha indetto la colletta diocesana straordinaria che sarà destinata a sostenere le vittime delle terremoto, oltreché quelle dell’alluvione di Natale che ha messo in ginocchio la Valdiserchio. Le risorse raccolte finanzieranno le attività di Caritas Internationalis, la confederazione che riunisce tutte le Caritas del pianeta e che è operativa sul territorio haitiano fin dai giorni subito successivi al sisma. Ad oggi sono oltre 500mila le persone che hanno ricevuto aiuti alimentari, 43mila coloro che hanno ottenuto un alloggio temporaneo e 12mila quelli che hanno ricevuto assistenza sanitaria. Ma la situazione rimane drammatica: 250mila abitazioni e 4.600 scuole distrutte, 460mila sfollati distribuiti in 315 campi profughi solo nell’area di Port Au Prince e altrettanti dislocati in altre zone del martoriato Paese centroamericano. L’urgenza, al momento, è quella di decongestionare i diciannove principali luoghi di accoglienza in cui hanno ritrovato un ricovero provvisorio 180mila persone. In prospettiva, invece, il lavoro riguarderà soprattutto la ricostruzione: in stretto coordinamento con Caritas Haiti, saranno programmate una serie di azioni per garantire il sostegno psicologico alle persone traumatizzate, ma anche la ricostruzione delle strutture comunitarie (quali scuole e luoghi d’accoglienza), il ripristino delle infrastrutture agricole (pozzi e sistemi d’irrigazione). E poi il rilancio delle attività produttive, facendo ricorso al microcredito.A questo scopo Caritas Italiana ha già messo a disposizione un proprio operatore e stanziato tre milioni di euro. Un fondo in cui confluiranno anche le risorse che sarà possibile raccogliere con la colletta diocesana di domenica e quelle provenienti dalle altre diocesi d’Italia. Per sostenere la rete di Caritas Haiti, la Caritas diocesana mette disposizione un conto corrente postale (ccp 11989563 intestato a Caritas Diocesana di Pisa, Piazza Arcivescovado 18 – 56126 Pisa) e un conto corrente bancario (ccb it86l0103014010000000390954 intestato a Arcidiocesi di Pisa – Caritas Diocesana). È importante indicare sempre nella causale del versamento «emergenza Haiti». La Caritas per il dopo-alluvioneNODICA – Tredici deumidificatori, un frigorifero, due materassi, un letto matrimoniale e uno per bambini. E ancora: due tavoli da cucina e sedie, la riparazione di un pulmino, una sedia a rotelle e una stufa catalitica. Sono solo alcune delle richieste delle famiglie colpite dall’alluvione di Natale incontrate e accolte dal centro d’ascolto Caritas di Nodica, il gruppo di volontari costituitosi nei giorni successivi all’esondazione del Serchio e che da allora percorrono con cadenza quasi quotidiana le zone maggiormente colpite. È a loro, insieme alla direzione della Caritas diocesana, che l’Arcivescovo ha affidato il compito di gestire i fondi raccolti con la colletta straordinaria dello scorso 10 gennaio (circa 50mila euro) e che saranno ulteriormente incrementati con quella in programma domenica 21 marzo. Per ogni richiesta, esaudita o ancora da valutare, un nome e un cognome, un indirizzo e soprattutto una storia, incontrata e ascoltata. «Sia gli interventi già fatti che quelli che faremo nei prossimi giorni vogliono essere soprattutto dei segni di vicinanza- spiega Debora Cei della Caritas diocesana-: perché fossero realmente tali, però, abbiamo voluto che essi fossero calibrati e pensati sui bisogni, per forza di cose diversi, espressi da ciascun nucleo familiare». In tutto sono 53 le richieste accolte fino ad oggi dall’èquipe dei volontari: tutti gli acquisti e le riparazioni sono stati e saranno effettuati da rivenditori locali. Per sostenere gli interventi della Chiesa pisana in favore delle popolazioni colpite dall’alluvione c’è un conto corrente postale (ccp 11989563 intestato a Caritas Diocesana di Pisa, Piazza Arcivescovado 18 – 56126 Pisa) e un conto corrente bancario (ccb it86l0103014010000000390954 intestato a Arcidiocesi di Pisa – Caritas Diocesana). È importante indicare nella causale del versamento «Alluvione Valdiserchio».