Non si tratta di scoprire qualcosa di nuovo o di eccezionale, ma di riprendere un discorso che la Chiesa ha avviato almeno quarant’anni fa. È datato 1970 infatti il «Rinnovamento della catechesi», il documento-base dei vescovi italiani, punto di partenza e di riferimento per tutti i catechismi della Cei. «Deve essere superata – si legge nel testo – la mentalità di chi lascia l’esercizio dell’ufficio profetico ai sacerdoti, ai religiosi, ai catechisti, ai missionari, che operano in forme istituzionalizzate. La vocazione degli uomini alla fede e la loro stessa maturazione cristiana vengono decise sempre più frequentemente attraverso la testimonianza». La necessità di annunciare Gesù con modi e parole nuove era tema centrale del Concilio Vaticano II. «Non potremmo trovare nulla di più attuale – commenta don Piero Dini, direttore del Centro diocesano per la catechesi e l’evangelizzazione -. Invece rischiamo di appiattirci sulla trasmissione delle nozioni di fede, e perdere la dimensione dell’annuncio fatto attraverso le testimonianze di vita vissuta».Questo ed altri i temi sul tavolo della discussione sabato 29 maggio, in occasione del convegno catechistico diocesano. Il titolo scelto quest’anno è «Per una catechesi adulta». «È un punto centrale, individuato dal Centro pastorale; un obiettivo da raggiungere e che ci impegnerà per i prossimi anni – spiega don Dini – . Prima di fare catechesi, bisogna evangelizzare. E oggi soprattutto è il mondo degli adulti a non essere evangelizzato». Non solo: l’impianto attuale della catechesi andrebbe rivisto secondo logiche nuove, partendo dal primo annuncio e dalla Parola di Dio, per passare poi alla testimonianza della carità, alla missione e – quindi – all’Eucaristia «vero punto culminante di ogni cammino di fede. Non è la Cresima la tappa finale: è l’Eucarestia. Perché darla ai bambini, che ancora non hanno fatto esperienza di carità vissuta? Cos’è la comunione con Gesù se non una lavanda dei piedi, un segno tangibile di carità estrema?». È uno stravolgimento degli schemi tradizionali, pastorali e sociali. Ma la catechesi «adulta» è proprio questo: «un cammino che segue le tappe della vita e non si limita a fornire sacramenti, amministrandoli magari uno dietro l’altro…». Non si tratta nemmeno di stabilire dall’alto, in maniera rigida, quale deve essere l’età giusta per i sacramenti, e neppure di livellare tutta la diocesi sugli stessi schemi, ma di trovare vie nuove che calibrino bene annuncio della Parola e testimonianza di vita: «basta con la dottrina slegata dal quotidiano. Molto positivi sono i cammini proposti dall’Azione cattolica dei ragazzi, perché largamente basati su esperienze di fede vissuta». Ma quali sono in diocesi i punti caldi della catechesi? «Una realtà emergente è quella dei cosiddetti ricomincianti». A loro e ai catecumeni adulti la diocesi di Pisa ha messo a disposizione un Centro appositamente dedicato nella chiesa di San Matteo, diretto da don Claudio Desii. «Oggi non sono pochi – spiega don Piero – gli adulti che bussano alle nostre porte e chiedono di appropriarsi o ri-appropriarsi della fede. La prima cosa da fare con loro è annunciare la Parola di Dio: l’ascolto e una seria lectio divina sono fondamentali. Tanti sono quelli che chiedono la Cresima prima del Matrimonio: non fermiamoci al fatto burocratico e rituale del sacramento; se oggi un giovane viene a chiedere di sposarsi in chiesa è evidente che la fede gli interessa… perché non cogliere l’occasione per riproporre un annuncio completo, non finalizzato a questo o quel sacramento? La Cresima potrà farla anche dopo il Matrimonio – impegnandosi formalmente e moralmente -: l’importante è riavvicinarlo alla fede». E «Matrimonio» vuol dire «giovani coppie», altro settore critico per la catechesi: «devono sentirsi coinvolti anche gli operatori della pastorale giovanile, vocazionale e – naturalmente – familiare, studiare cammini condivisi che rimettano in luce il Matrimonio come vocazione di spicco nella Chiesa». Da non dimenticare poi il tema forse più al centro del convegno 2010: la catechesi battesimale (vedi box sotto e pagina seguente). «Ancora tanti sposi si presentano nelle parrocchie per battezzare i loro bambini: ecco la necessità di offrire loro percorsi di catechesi non tanto finalizzati alla celebrazione del sacramento, ma che li accompagni nel crescere i figli nella fede, con un cammino che duri nel tempo». Trasversale a tutti questi ambiti è la famiglia, protagonista, occasione, punto di partenza e destinatario ultimo della catechesi: «nella famiglia vivono gli sposi, i giovani, i bambini più o meno grandi, gli anziani… è in famiglia che possono nascere i centri di ascolto della Parola: questo dice molto su quello che dovrebbe essere il ruolo della Pastorale familiare in diocesi e sul territorio». E il futuro del convegno? Cosa ne sarà delle idee che emergeranno sabato? «Intanto abbiamo scelto questo periodo dell’anno – spiega don Dini – per venire incontro alle esigenze dei catechisti, impegnati fino ad ora nelle parrocchie; e soprattutto perché, programmando in estate il lavoro per il prossimo anno, sia la diocesi che le singole comunità potranno strutturare i prossimi cammini di catechesi a partire da quello che diremo nei gruppi di lavoro. Fra poche settimane noi del Centro pastorale rielaboreremo il materiale e metteremo nero su bianco gli atti del convegno. Il tutto verrà poi inviato ai catechisti e ai parroci, in ogni angolo della diocesi, perché ne tengano conto».