Un anno di grazia sulle orme di San Ranieri. È quello che vivrà la gente della nostra diocesi fino al 18 giugno 2011, nel far memoria degli 850 anni dalla morte del santo patrono.Un santo laico, figlio di mercanti e lui stesso avviato a questo mestiere; convertitosi in gioventù, fino a lasciare il suo patrimonio alla sorella e vestire l’abito del pellegrino penitente, con cui vivrà a lungo in Terra Santa; a Pisa tornerà negli ultimi anni di vita, già in odore di santità, e alla sua intercessione saranno attribuiti molti miracoli.Un santo di cui pochi conoscono con esattezza la storia. E Renato Fucini non fece certo un bel servizio al patrono pisano, accreditando, in uno dei suoi sonetti in vernacolo pisano, la diceria secondo cui uno o più dita della mano di Ranieri fossero state tagliate da un «pizzicagnolo», che lo avrebbe scoperto nell’intento di sottrarre una forma di cacio (si rilegga il sonetto «San Ranieri Miraoloso» tra «Le poesie di Neri Tanfucio», scritto da Fucini nel 1870: Levato quer viziaccio di rubbare, San Ranieri è un gran santo di ‘ve boni. Quando dianzi l’ho visto ‘n sull’artare, Lo redi? m’è vienuto e’ luccioni…).Ad onor del vero alcune falangi sono effettivamente mancanti, ma il motivo va ricercato nel fatto che furono asporate nel corso dei secoli, su disposizione dell’Arcivescovo e del Capitolo del Duomo, per soddisfare la pietà di tanti suoi devoti. Una, ad esempio, fu concessa il 6 febbraio del 1602 alla chiesa di Riparbella, che ancora la conserva gelosemente. «Forse come segno di riconoscimento – spiega Fabio Guerrini nel periodico Il Campanile – per l’ospitalità che il paese avrebbe dato all’arcivescovo Oddone della Sala che, tra il 1319 ed il 1322, non sententosi sicuro a Pisa per ragioni politiche, si sarebbe rifugiato prima a Montevaso e poi proprio a Riparbella». Mentre il compianto professor Silvano Burgalassi, nel «suo» «San Ranieri attraverso nove secoli di storia pisana» ricorda, citando documenti del Capitolo della Primaziale, come quello fosse stato un dono del canonico Domenico Sabini, fatto – col consenso dell’arcivescovo Antonio Dal Pozzo – «alla comunità et pieve del Castello di Riparbella nelle Maremme di Pisa diocesi nostra, come feudatari obbedienti alla mensa Archiepiscopale».Le pubblicazioniLa «fonte» principale a cui attingono i (pochi) storici che si sono interessati alle vicende di San Ranieri è la «Vita» scritta dal canonico Benincasa, subito dopo la morte del santo pisano. Il manoscritto è arrivato ai nostri giorni in due redazioni successive. La prima, in ordine di tempo, è il codice C181, attualmente consultabile nell’archivio diocesano di Pisa tra i documenti dell’archivio capitolare. Il manoscritto fu stampato, per la prima volta, dai bollandisti, nel terzo volume di giugno degli «Acta Sanctorum» (Anversa 1701), e, in seguito, fu trascritto e tradotto da molti altri, a stampa o a mano. Di quel documento il professor Gabriele Zaccagnini sta curando un saggio scientifico e critico, che presto sarà pubblicato dalla casa editrice Ets. Zaccagnini ha anche preparato una breve vita del santo «Alle origini della santità dei laici: San Ranieri patrono di Pisa» (sarà stampata dalle edizioni Paoline in ottomila copie e diffusa su tutto il territorio nazionale). C’è poi un opuscolo scritto dalla professoressa Adriana Fiorentini per i ragazzi delle scuole secondarie della diocesi; infine un fumetto di Simone Pallini per gli alunni delle scuole elementari. Seimila «pezzi» a pubblicazione.Le rappresentazioniUna seria ricerca sulle «fonti» è servita alla realizzazione di un musical e di un recital; il primo, dal titolo «San Ranieri un laico cristiano», che sta «partorendo» la neonata «Compagnia di Nerino» formata da giovani provenienti da diverse comunità, e che si ritrovano, per le prove, nella sala polivalente di Gello. «Prima» ad ottobre, in teatro da stabilire. Si tratta di tre atti che parlano della vita dissoluta di San Ranieri, fino alla sua conversione, della sua vita da pellegrino in Terra Santa e del suo ritorno a Pisa. 33 basi musicali composte da Claudio Mario Pochini e «arrangiate» da Mauro Fabbri, un professionista con prestigiose collaborazioni con le orchestre di San Remo e di alcuni festival versiliesi.Prima di loro – mercoledì 30 giugno, alle ore 21, nel chiostro dell’Opera del Duomo – potremo invece vedere «Di Ranieri vado narrando», realizzato dalla compagnia «Nuovi accordi», in collaborazione con il Santandrea teatro. «In forma di teatro di narrazione, con il contrappunto poetico del canto di un coro di donne e di alcuni suggestivi inserti video – ci spiega Agostino Cerrai – si ripercorreranno le vicende salienti della vita di San Ranieri che, come scrive l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto nel suo itinerario di sequela di Gesù nella penitenza e nella preghiera, mantiene la sua caratteristica di fedele laico». Le «storie» saranno «raccontate» dallo stesso Cerrai, il «commento musicale» è affidato a Grazia Barsotti, Laura Battini, Romina Bartoli, Paola Lombardi e Cristina Valtriani. Hanno offerto la loro consulenza storico-letteraria per i testi Marina Soriani Innocenti, Gabriella Garzella e Donatella Marchi.Il pellegrinaggioDopo la «prima», le due compagnie si rendono disponibili a «ripetere» la loro rappresentazione nei vicariati, animando così le particolari celebrazioni che accompagneranno la presenza del reliquiario di San Ranieri nei vicariati della diocesi.Il reliquiario di San Ranieri che sarà portato in pellegrinaggio nei vicariati della diocesi è in argento, è alto 75 centimetri, ha una base di 56 ed una profondità di 32. Venne realizzato nel tempo a più mani. Un busto di San Ranieri esisteva già prima di questo. Fu l’arcivescovo mediceo Giuliano a commissionarne – era il 1628 – uno nuovo all’orefice pisano Giovanni Zucchetti, che lavorò per quarant’anni alle dipendenze dell’Opera. La testa, invece, rimase quella eseguita nel XVI secolo dal fiorentino Matteo Castrucci. Nella base furono inserite alcune reliquie del santo. Attualmente il busto d’argento si trova in una delle due teche della cappella Dal Pozzo, da qualche mese adibita a cappella delle reliquie.Il primo vicariato a ricevere il reliquiario di San Ranieri sarà quello di Barga, l’ultimo Pisa nord-ovest. Al termine delle celebrazioni nel vicariato, il reliquiario d’argento sarà riconsegnato all’Opera della Primaziale. Per la «riconsegna» delle reliquie, preti e fedeli di quella porzione di territorio si daranno appuntamento in Battistero (alle ore 16) per il rinnovo delle promesse battesimali; poi si trasferiranno nel Camposanto monumentale e sosteranno di fronte agli affreschi della vita di San Ranieri. Infine, alle ore 17, parteciperanno ad una concelebrazione eucaristica in Cattedrale, presieduta dall’arcivescovo ed animata dai canti eseguiti dai cori parrocchiali.Ecco il calendario della «peregrinatio» del reliquiario:Barghigiano dal 12 al 19 settembre 2010; Pontedera e Lungomonte dal 19 settembre al 10 ottobre; Colline dal 10 al 24 ottobre; Piano di Pisa dal 24 ottobre al 14 novembre; Valdiserchio dal 14 novembre al 5 dicembre 2010; Versilia dal 9 gennaio al 30 gennaio 2011; Pisa sud dal 30 gennaio al 20 febbraio; Pisa nordest dal 20 febbraio al 13 marzo; Pisa nordovest dal 1 al 22 maggio 2011Le celebrazioni si concluderanno solennemente sabato 18 giugno 2011, quando, ripetendo il pellegrinaggio di cinquant’anni fa (e dell’anno giubilare) l’urna del corpo di San Ranieri sarà portata in processione in Arno fino al ponte di Mezzo per la benedizione alla città. Dal Ponte di Mezzo le sacre spoglie, accompagnate dalla gente, saranno riportate in Cattedrale, dove sarà cantato l’inno di ringraziamento, il «Te Deum».Altre iniziativeFin qui, le iniziative promosse dal Comitato per i festeggiamenti, coordinato da monsignor Aldo Armani. Iniziative illustrate dall’Arcivescovo nei giorni scorsi ad amministratori e presidenti di fondazioni bancarie in un incontro convocato a palazzo arcivescovile.Altre – come il «segno» di carità che potrebbe lasciare l’Anno di San Ranieri – saranno decise più avanti.