Pisa

LASCIAMOCI ILLUMINARE DALLA LUCE DI BETLEMME

Natale! Una parola che si rincorre negli auguri che ci scambiamo in questi giorni; che ritorna spesso negli annunci pubblicitari; usata a proposito e a sproposito, ma che rischia di perdere il suo più vero significato.Natale di chi? Mi ha colpito ascoltare un noto personaggio del mondo dello spettacolo che parlava del Natale senza mai dire, in realtà, di che cosa stava parlando. Natale di bontà; vita che si rinnova; fiducia che si apre al futuro. Ma in nome di chi o di che cosa?Sembra davvero che si abbia quasi paura a pronunciare il nome di Colui del quale ricordiamo e festeggiamo la nascita: Gesù. Timore di essere considerati sorpassati? Rassegnazione ad una cultura che ha come dimenticato la sua anagrafe e la sua più vera identità? Assuefazione ad una falsa idea di rispetto per chi non crede nel cristianesimo? Desiderio di omologazione ad un minimo che non crea problemi e che non disturba con interrogativi che mettono in discussione la propria impostazione di vita? Vera e propria superficialità o addirittura una ignoranza sempre più massiccia e invasiva?Certo è che c’è bisogno di un nuovo e coraggioso annuncio del mistero d’amore con cui Dio si è fatto incontro all’uomo, ad ogni uomo, ed è entrato nella storia per essere il Dio con noi.E’ quanto mai significativo quanto l’angelo dice in sogno a Giuseppe che perplesso e sgomento si andava interrogando sulla incipiente maternità di Maria sua promessa sposa: “Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi”(Mt 1,20-23).In queste poche parole è espresso in pienezza il senso e il significato più profondo del Natale. Si tratta del Natale di Gesù, cioè del Figlio dell’Altissimo che Dio ha mandato per salvarci dai nostri peccati; il Natale di colui che è venuto come uomo in mezzo agli uomini per essere il Dio con noi.Ma parlare di salvezza dal peccato e di presenza di Dio in mezzo agli uomini, significa fare appello alla fede; cioè a quello sguardo interiore che si apre alla luce di Dio, al suo amore e alla sua volontà di felicità per l’uomo, che chiede il coraggio della fiducia e dell’affidamento di sé e della propria vita al Dio personale della Bibbia e al Figlio suo, il Verbo incarnato, Cristo Gesù. Una fiducia e un affidamento che vedono sempre uniti in un intreccio indissolubile la libertà dell’uomo e il dono d’amore che viene dallo Spirito Santo.Solo in questo senso Natale è vita; è inizio di una storia inedita e insieme sempre ricorrente; è apertura al futuro nel segno della speranza che non delude; è forza potente per un vero rinnovamento del mondo e della società, perché è rinnovamento del cuore, della mente e della volontà d’amore di ogni persona umana.Solo ritornando ad un Natale che abbia davvero Gesù al centro, che gli dia nuovamente spazio, lo riconosca nella sua vera identità e gli dia accoglienza nella vita e nella storia di tutti i giorni, si può essere sicuri che il Natale non si riduce ad un fatto più commerciale che religioso, ma che invece, nel dare spazio al Dio con noi, si apre pure all’uomo, ad ogni uomo, e soprattutto all’uomo fragile, debole, povero, piccolo e sofferente  che ha la sua sintesi più piena in Gesù, non solo Bambino di Nazareth, ma anche Uomo dei dolori, inchiodato alla croce.Dio e l’uomo vanno sempre insieme. Guai a separarli! Togliere Dio dall’orizzonte dell’uomo, significa rapire all’uomo la possibilità di essere pienamente se stesso, di riconoscersi nella sua identità, di comprendere la sua vera origine e di contemplare già su questa terra l’orizzonte e la meta alla quale è diretto. In altre parole Dio e l’uomo o viaggiano insieme o l’uomo smarrisce la strada da percorrere, creando intorno a sé il deserto del non senso, il gelo del disamore, la tirannia dell’individualismo, la perdita progressiva dell’esperienza vera della fraternità e della condivisione.Il Natale è dunque una occasione preziosa per ritrovare se stessi e il senso del proprio vivere, del gioire e del soffrire, della fraternità e della famiglia, accogliendo di nuovo Gesù come Colui che ci salva dal nostro peccato, ci rende nuovi e ci offre una via di gioia e di pace con il suo Vangelo e riconoscendo in Lui, non solo l’Uomo che assomma in sé ogni anelito di autenticità che alberga nel cuore di ciascuno, ma il Dio con noi: il volto visibile del Dio invisibile che vuole riempirci con la pienezza del suo amore.Auguro a tutti, nessuno escluso, la possibilità di fare questo incontro. Ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, auguro di poter diventare sempre di più volto amorevole del Signore Gesù, pienamente Uomo e totalmente Dio; ai fedeli laici di essere anch’essi volto credibile di Gesù nelle vicende della vita della società, nelle proprie famiglie, nel lavoro, nella politica, come in tutti gli ambienti del proprio impegno quotidiano. Auguro ai giovani di non aver paura a fidarsi di Gesù; anzi di radicarsi sempre più in Lui per fare di Lui e del suo amore una esperienza sempre più totalizzante. Auguro a chi non crede di lasciarsi illuminare dalla luce di Betlemme e di sperimentare il calore familiare della Chiesa. Agli Amministratori della cosa pubblica, auguro di non aver paura a lasciarsi interpellare dal messaggio di Betlemme che parla di pace, di amore e di rispetto per l’uomo e che ha la propria fonte inesauribile non tanto negli accordi politici, ma nella natura stessa dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Su tutti, senza differenza alcuna, invoco l’abbondanza della benedizione divina proclamata dagli angeli sulla stalla di Betlemme.Buon Natale di Gesù !       + Giovanni Paolo Benotto, arcivescovo