Pisa

LA FAMIGLIA RISORSA DELLA SOCIETA’

I padri costituenti l’avevano promesso: lo Stato aiuterà la famiglia «con misure economiche ed altre provvidenze». Ma i loro posteri quella promessa non l’hanno mantenuta: sì che non poche coppie che anni fa privilegiarono le ragioni del cuore a quelle del portafoglio, adesso ci han ripensato, decidendo di dividersi sulla carta per pagare meno Irpef, riscuotere l’integrazione al minimo della pensione o anche per accedere più facilmente ad una casa popolare o usufruire a prezzi «decenti» del nido del figlio.E alla famiglia chi ci pensa? La politica se ne interessa poco (ed anzi le ultime due finanziarie finiscono con indebolire soprattutto le coppie con figli), poco gli imprenditori, poco pure i sindacati. È rimasta la Chiesa. Ma da sola, forse, non basta. «Bisogna giocare su più tavoli» dice a «Toscana Oggi» Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, «perché l’istituto famiglia possa tornare al centro dell’agenda politica». Belletti dice di attendersi molto dalla prossima riforma fiscale «promessa» dal ministro Giulio Tremonti. Il Forum, in occasione della Conferenza nazionale delle famiglie, lanciò la proposta di introdurre nel regime fiscale il «Fattore famiglia»: una sorta di no-tax area che si dilata con il crescere del numero dei figli (gli interessati possono leggersi l’intera proposta cliccando http://www.forumfamiglie.org/allegati/documento_467.pdf). L’Isee, così com’è, non va, perché non riconosce a sufficienza le spese di alimentazione, mantenimento ed educazione sostenute dalle famiglie per ogni figlio «a carico».Belletti cita la Carta dei diritti dell’uomo: «La famiglia – vi si legge all’articolo 16 – è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato». Ma non è solo lo Stato a dover «sostenere» la famiglia. Anche gli enti locali possono fare molto. Belletti ha sottolineato quanto sia importante, ad esempio, sostenere le giovani famiglie nella ricerca della casa; promuovere piani di sviluppo urbani a misura di famiglia; costruire alleanze tra enti locali ed associazioni imprenditoriali per garantire alle famiglie di crescere e lavorare al meglio.E proprio gli amministratori sono stati «interrogati» sabato scorso (all’auditorium «Giuseppe Toniolo» dell’Opera del Duomo) da don Enrico Giovacchini, direttore dell’ufficio della pastorale sociale e del lavoro della nostra diocesi promotore di un incontro dal titolo «La famiglia risorsa della società».Presenti, con Francesco Belletti, anche gli assessori al sociale del comune di Pisa Maria Paola Ciccone e dell’amministrazione provinciale Anna Romei. E, nelle vesti di uditori, il sindaco Marco Filippeschi, il vicesindaco Paolo Ghezzi, gli assessori comunali Giovanni Viale (bilancio) ed Andrea Serfogli (lavori pubblici) e provinciale Silvia Pagnin;il consigliere di maggioranza Michele Lio Passarelli che ha prodotto, nei giorni scorsi, una mozione consiliare per l’approvazione di una sorta di «quoziente Pisa» sul modello di quello adottato a Parma a favore delle famiglie con figli; e i consiglieri di opposizione Riccardo Buscemi e Paolo Mancini. Presente anche  Piero Pizzi (Pdl).In questa occasione gli amministratori hanno conosciuto i rappresentanti del neonato «Forum delle famiglie» della provincia, presentato dal suo presidente Uberto Frondoni.È possibile stabilire un tavolo di confronto dove «approfondire» qual è il costo effettivo di ogni figlio per una coppia di genitori? Con questo intento si sono «lasciati» gli interlocutori. Forse un po’ più consapevoli che la famiglia va supportata non solo con interventi di welfare, ma anche con politiche attive.Perché chi investe sulla famiglia con figli, investe sul futuro della comunità, della regione, del Paese. E per questo il «pubblico» dovrebbe essergli riconoscente. Il «laboratorio» è aperto. Bisognerà mantenerlo vivo. Un invito a collaborare tra tutti i soggetti interessati (genitori, Stato, enti locali, corpi intermedi) per il bene della famiglia e della società è arrivato anche dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto che ha chiuso i lavori.Andrea Bernardini