Giunge alla ventesima ricorrenza la Giornata mondiale del malato. Anche nella nostra diocesi sabato 11 febbraio sarà il momento per sostare in preghiera assieme ai malati e agli anziani. A Pisa l’appuntamento è in Cattedrale, dove alle 14.45 inizierà la preghiera del Rosario. La Messa, presieduta dall’Arcivescovo, avrà inizio alle 15.30. Iniziative di spiritualità anche nel Duomo di Pontedera, con la recita del Rosario a partire dalle 15.30 e – a seguire – la celebrazione eucaristica; la giornata si chiuderà con una breve processione. «L’Unitalsi di Pontedera – spiega don Rocco Angelo Cuter – ha recentemente rinnovato la presidenza e il consiglio della sottosezione. Per marzo abbiamo in cantiere un pellegrinaggio di 4 giorni a Nevers. A Pontedera ci sono circa venti volontari che si occupano di centinaia di assistiti – c’è infatti da tenere conto di un crescente numero di anziani – e ci sarebbe bisogno di tante braccia in più». A Pietrasanta la ricorrenza sarà celebrata domenica 12, nel Duomo di San Martino, con una Messa solenne preceduta dal Rosario a partire dalle ore 10. Anche qui è il volontariato che «muove» tutto: «sarà l’Unitalsi – dice il parroco monsignor Stefano D’Atri – ad andare di casa in casa per accompagnare in chiesa i malati, utilizzando i furgoncini delle Misericordie e di varie associazioni». Nei giorni scorsi monsignor Luciano Leonardi, vicario diocesano per la Pastorale sanitaria, invitando tutti alle celebrazioni del finesettimana, ha ricordato l’importanza e lo scopo della Giornata: «Ci troviamo in questo giorno con i nostri fratelli malati, con quanti li accompagnano ogni anno in pellegrinaggio ai santuari, con quanti soffrono e sono soli nelle case delle nostre parrocchie e con quanti, a vario titolo – medici, infermieri, volontari, ministri della Comunione – si prendono cura di loro». Ed ha aggiunto: «sarebbe insensata una giornata all’anno per il malato, se non fosse un modo per rimotivare il credente che soffre a vivere ogni suo giorno in comunione con il Cristo, il quale ha sofferto nella sua vita terrena; ed ancora è Lui che oggi nuovamente patisce nel suo corpo che è la Chiesa». Non si tratta quindi di «ritagliare» un giorno sul calendario per pregare per i sofferenti. Quando Giovanni Paolo II ebbe l’idea di una Giornata per il malato gli scopi erano altri. Secondo la lettera di istituzione della Giornata – datata 13 maggio 1992 – è necessario «sensibilizzare il popolo, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile alle necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; aiutare chi è ammalato a valorizzare la sofferenza; coinvolgere le diocesi, le comunità cristiane, le famiglie religiose nella Pastorale sanitaria; richiamare l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari; favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato». Ed ancora, è un momento per sottolineare l’importanza dell’assistenza religiosa e umana portata avanti da tanti sacerdoti, religiosi e laici ogni giorno, silenziosamente, nel mondo. Tutto questo nella giornata dell’11 febbraio: una data assolutamente non casuale; si tratta infatti della ricorrenza della prima apparizione mariana alla giovane Bernadette Soubirous, nella cittadina francese di Lourdes; è guardando a Lourdes che si può infatti intravedere un segno della presenza divina nella storia sofferente dell’uomo: «è santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano – ebbe a scrivere Giovanni Paolo II -. È luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione e dell’offerta della sofferenza salvifica». E perché la memoria non resti un ricordo sterile, sta ai cristiani, a tutti gli uomini «di buona volontà», fermarsi a riflettere e a pregare, per essere sempre più capace – secondo le parole di papa Wojtyla – di «riconoscere nel volto del fratello infermo il santo volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità».