di Fratel Raffaele Lievore direttore della Caritas diocesanaDomenica 14 marzo si celebra la «Giornata diocesana della Caritas». Questo importante appuntamento è finalizzato non tanto alla raccolta di fondi ma per radicare sempre più nelle nostre comunità cristiane l’ attenzione agli ultimi. Il Vescovo, durante l’ultimo convegno sul «dialogo» ci ricordava che «la nostra fede deve diventare epifanica, altrimenti è una fede egoistica; se non diventa manifestazione agli altri e non si estrinseca in opere di carità, è una fede sterile».La Caritas vuole ricordare a tutte le parrocchie proprio questo: devono diventare comunità solidali e fraterne, senza relegare la carità a qualche iniziativa occasionale, ma facendo sentire nei nostri spazi ogni persona come a casa sua, sviluppando attenzione e simpatia. La gente più sola, spersa, un po’ strana, che ci cerca, non la dobbiamo sentire come un fastidio ma una benedizione del Signore che ci viene a visitare, che ci provoca ad essere cristiani con i fatti.Chi ha di più deve imparare a spogliarsi, a condividere, ad accogliere, a far propria la causa di chi sta peggio.Dobbiamo smetterla di essere cristiani intimisti, o comunità chiuse, o famiglie autosufficienti: la Caritas aiuta la parrocchia e ogni cristiano, a conoscere i bisogni e le povertà del proprio territorio, e a far sì che, accanto ad ogni uomo che soffre, ad ogni problema umano e sociale, ci siano delle persone che rivivano la parabola del Samaritano.La «Giornata» sarà preceduta da una un mini-convegno per gli animatori Caritas delle varie parrocchie, in programma questo sabato 6 marzo a partire dalle ore 15, presso il seminario Vescovile di Massa. Saranno essi ad aiutare poi le nostre comunità a riflettere sul fondamentale comandamento dell’amore durante la liturgia della domenica.In detta circostanza poi la Caritas approfitterà per diffondere un pieghevole con tutti i servizi offerti al presente e quelli che sono in progetto per il 2004.MESSAGGIO DEL VESCOVOInvito tutti, in questa giornata particolare, ad incamminarsi sul tracciato della santa Quaresima con lo spirito del pellegrini: il bastone in mano e l’occhio alla meta. Mi ritornano alla mente le parole del Papa «E’ l’ora di una nuova “fantasia della carità”, che si dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, cosi che il gesto di aiuto sia sentito(…) come fraterna condivisione» (Novo Millennio Ineunte, 50). Penso ai tanti anziani e ammalati che si perdono nella solitudine delle nostre città e nei disabitati paesi di campagna, ai bambini che piangono nel buio per l’affetto che loro manca, alla carezza della mamma, al sorriso del papà capaci di risvegliare speranza e gioia di vivere… all’abbraccio del volontario che ti fa visita … sono i segnali di un mondo nuovo fatto di amore e quindi di gratuità. L’azione volontaria richiede gratuità, assenza di vantaggi economici e allora diventa vera condivisione. Nessuno di noi, pur dovendosi procurare da vivere dignitosamente, nessuno dovrebbe mancare a un impegno di volontariato … per rimanere più vivo lui. Nella uguaglianza dei cittadini, lo scambio tra individui, tra chi offre e chi riceve, esprime una volontà altruistica apprezzabile e rinforza l’identità collettiva del gruppo di appartenenza.Ma solo il volontario esprime una forma di solidarietà sociale fondata sulla donazione, l’offerta di un servizio a titolo altruistico che non necessariamente presuppone per sua natura il riconoscimento di un diritto. Sono due facce della vocazione dell’ uomo e soprattutto del cristiano, che non si contrappongono ma si integrano, dove il volontariato dà importanza ai bisogni non rivendicabili e mette in evidenza il differente piuttosto che l’uguale. Mi auguro che questo cammino quaresimale ci farà riflettere tutti sulla chiamata del Signore ad avere nel nostro cuore uno spazio libero per l’inatteso, per… l’arrivato fuori tempo.Daremo al Signore la possibilità di sorprenderci e di farci diventare una umanità nuova.+ Eugenio Binini, vescovo