Lucca

Una catena di solidarietà per salvare gli ebrei

Pagine ricche di impegno, personaggi e spiegazioni, fra dettagli colorati e storia del territorio. Si presenta così il lavoro che la classe quinta della scuola primaria di Piazza al Serchio ha realizzato per la quarta edizione del premio «Luci nel buio della Shoah», nel quale si è classificata terza a livello nazionale nella sezione Scuola Primaria. «Ogni anno con i bambini delle quinte approfondiamo il tema della Shoah e della Guerra» spiega Stefania Borghesi, insegnante di religione che ha realizzato il progetto, coadiuvata nell’organizzazione dalle colleghe Stefania Papale e Riccarda Bartolomei. «Prima del Covid facevamo uscite e recite, mentre quest’anno insieme ai bambini abbiamo pensato di partecipare a questo concorso, raccontando con i disegni una storia vera ambientata fra il 1934 e il 1945». È la storia della famiglia di una collega, Laura Cabib, insegnante della scuola media di Piazza al Serchio, i cui familiari sono stati salvati durante la Seconda Guerra Mondiale «grazie ad una catena di generosità, fratellanza e amore» spiega l‘insegnante. «Quando l’ho proposto ai bimbi, erano entusiasti e la mamma di uno di loro, originaria di San Pellegrino, dove arriva la storia, è riuscita addirittura a recuperare un libro – «Un cane chiamato Libe» (edito da Maria Pacini Fazzi) – che racconta in parole quello che poi loro hanno raccontato con le immagini». Il lavoro dei bambini si apre con i due protagonisti, Wanda e Mario Cabib che, anni dopo il loro matrimonio, si vedono costretti a fuggire con la famiglia da Quiesa, per l’inizio dell’occupazione nazista a Firenze ed i rastrellamenti degli ebrei. Grazie agli avvertimenti tempestivi del Cardinale Dalla Costa a Suor Rina Cabib, sorella di Mario, la famiglia fugge dividendosi per trovare sicura ospitalità, alcuni alla Certosa di Farneta e altri dalle suore a Matraia. Luoghi dai quali ripartiranno per attraversare vari paesi della Garfagnana, ricongiungersi ed infine raggiungere l’Italia liberata. Tutto grazie all’aiuto di molti personaggi reali, coraggiosi e solidali come don Diodati, all’epoca parroco di Pescaglia, il maestro Pierini del coro di Pescaglia, don Togneri di Chiozza e il signor Raffaello Bechelli che ospita in segreto la famiglia Cabib a San Pellegrino, aprendo le porte della propria casa. «Da questo lavoro emerge anche l’impegno della Chiesa e dei cristiani nel periodo della Guerra» afferma l’insegnante «li abbiamo rappresentati tutti: sacerdoti, cardinali, frati, suore e laici, tutti importanti in questa catena di altruismo».

I bambini hanno creato il lavoro in solo un mese, progettando insieme tecniche e disegni. Ognuno di loro ha messo a disposizione degli altri il proprio talento: chi ha disegnato e chi colorato, chi ha ricercato su internet le cartine geografiche, chi ha scritto le trame della storia al computer, lavorando in armonia e in collegamento con i compagni anche se in isolamento a casa. «Ognuno ha fatto una parte e, come un’orchestra, insieme hanno realizzato un risultato che è di tutti e che è stato premiato in presenza a Mombaroccio, in provincia di Pesaro e Urbino. Anche questo è il messaggio grande del nostro lavoro: armonizzare tutti i talenti che ogni bambino porta in classe» conclude. «È stato bellissimo aver avuto l’occasione di raccontare questa storia e mantenere viva la memoria di famiglie che hanno salvato molte persone ma che sono rimaste nell’anonimato. C’è ancora bisogno di raccontare queste storie perché in questo periodo, circondati da tanta negatività, c’è bisogno di sapere che è possibile raggiungere un finale bello, che è possibile farcela». Ecco i tredici i bambini della quinta protagonisti di questa esperienza: Alessandri Jacopo, Bachini Davide, Bernicchi Marisol, Bertucci Samuele, Carrari Benedetta, Casotti Alice, Cassettai Irma, Cassettai Nicolas, Lenzi Clara, Lucchesi Luca, Orsi Elena, Pedri Adele, Suffredini Matteo