Lucca

Lucca, studenti del Classico: gli affreschi della chiesa della Rosa sono di Nicodemo Ferrucci (1575-1650)

Erano presenti ad ascoltarli: l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti, la dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Donatella Buonriposi, la preside del Liceo Classico Machiavelli Emiliana Pucci. Il Pcto è stato infatti attivato in questo anno scolastico 2021-22, grazie al protocollo d’intesa firmato dall’Ufficio scolastico territoriale e dall’Arcidiocesi di Lucca.

Gli studenti, guidati dai docenti Alessandro Grassi e Arianna Antongiovanni, ideatori del percorso, con l’ausilio del professor Massimo Malatesta del Polo “Fermi Giorgi” in veste di esperto esterno, avevano l’obiettivo di vivere un’esperienza attiva di ricerca storico-artistica, accostandosi ai metodi e agli strumenti di lavoro propri di questa disciplina, anche in chiave di orientamento universitario.

Oggetto dello studio sono stati gli affreschi delle lunette della navata centrale della chiesina della Rosa che, sinora, anche per la scarsa leggibilità dovuta alla polvere e al nerofumo, sono stati trascurati dalla storiografia e lasciati anonimi, con una generica datazione al XVII secolo.

Come hanno raccontato i ragazzi, il lavoro ha previsto una prima fase di conoscenza e documentazione materiale degli affreschi e della chiesa, attraverso l’esecuzione di rilievi in pianta e in alzato e di una campagna fotografica. Successivamente, grazie alla collaborazione strutturale per il Pcto con l’Archivio Storico Diocesano di Lucca, gli studenti hanno provato a circoscrivere il più possibile la cronologia degli affreschi mediante una ricerca d’archivio: non essendo più reperibili i documenti del XVII secolo della confraternita della Rosa (all’epoca proprietaria della chiesa), sono state le Visite Pastorali, effettuate periodicamente dai vescovi di Lucca, a fornire utili indicazioni in tal senso, confermando una datazione degli affreschi entro il 1650. Nella lettura di tali documenti, gli alunni hanno potuto dar prova della loro competenza nella lingua latina, sperimentando anche tutta la difficoltà – ma pure il fascino – di cimentarsi con documenti scritti a mano, in grafie talvolta ostiche e piene di abbreviazioni da interpretare e sciogliere. Una volta ristretto il periodo d’esecuzione, la ricerca è proseguita mediante una comparazione a tappeto dello “stile” degli affreschi con la coeva produzione pittorica, cioè le pale e gli affreschi eseguiti a Lucca in quei decenni.

Gli studenti hanno così allenato l’occhio all’analisi visiva e alla connoisseurship, che è un altro strumento fondamentale della storia dell’arte. L’esercizio è stato lungo ma, alla fine ripagato: tutti i tasselli del puzzle sono tornati e si è potuto dare un nome all’anonimo pittore, con una plausibile datazione fra il 1620 e il 1630 circa. Guardando alla produzione lucchese del tempo, si è notato che lo stile degli affreschi non era accostabile a nessun artista locale ed è stato necessario allargare lo sguardo ad altre scuole pittoriche toscane. D’altronde, anche per le pale d’altare degli altari del Duomo, rinnovate alla fine del Cinquecento, e per i coevi affreschi di Villa Buonvisi ci si rivolse a pittori forestieri, soprattutto fiorentini e senesi. Tramite assonanze stilistiche è emersa una derivazione dal fiorentino Ludovico Cigoli – la cui citazione dalla Natività della Vergine della chiesa della Santissima Annunziata a Pistoia, del 1608, fornisce un inoppugnabile post-quem per gli affreschi della Rosa – ma soprattutto l’influenza di Domenico Cresti, detto il Passignano, artista fiorentino che godette di una discreta fortuna a Lucca. Il cerchio si è quindi stretto su un fidato collaboratore di quest’ultimo, il fiesolano Nicodemo Ferrucci (1575-1650). Decisivi sono stati i confronti con alcuni affreschi licenziati dal Ferrucci in chiese fiorentine (Santa Trinita, Ognissanti) ma anche in conventi e monasteri sparsi per la Toscana, fra il terzo e il quarto decennio del secolo: Nicodemo fu infatti un frescante piacevole e veloce, e per questo assai richiesto. Gli studenti del “Machiavelli” hanno illustrato diverse immagini che mostrano la ripresa talora palmare ed esatta di composizioni e figure intere, che costituiscono il repertorio abituale del Ferrucci, quasi una sorta di firma.

Questo Pcto è stato pertanto particolarmente virtuoso, sostengono i docenti: sia per l’interesse destato negli alunni, che hanno partecipato con entusiasmo e, in qualche caso, avuto conferme per il proprio futuro universitario, sia per i risultati oggettivi, quali la conoscenza di una realtà misconosciuta del patrimonio artistico cittadino. L’Arcidiocesi di Lucca, con il protocollo d’intesa firmato per i Pcto, continuerà a mettere a disposizione dei giovani studenti e dei loro professori il proprio patrimonio storico, artistico, culturale e anche le attività educative, ricreative ed assistenziali, proprio per valorizzare le capacità e l’inventiva dei ragazzi e delle ragazze che, in questo caso specifico offrono a tutta la cittadinanza, agli organi competenti in materia di beni culturali e alla Chiesa di Lucca, anche possibili approfondimenti, verifiche e esiti futuri per una nuova valorizzazione della chiesa della Rosa nel circuito culturale e spirituale del capoluogo.