Lucca

«Barcellona? Mi sento a casa. Il lavoro? Qui è un altro mondo»

Dopo uno stage alle Canarie, Silvia voleva continuare a stare all’estero e scelse Londra: «Grandissima offerta di lavoro ma non faceva per me» racconta. Barcellona, invece, sembrava una via di mezzo fra Inghilterra e Italia, «un giusto equilibro di grandezza, mare, città e montagna». Dal 2016 ad oggi, Silvia vive nel capoluogo della Catalogna, anche se nel 2019 è rientrata in Italia per un anno. 

Com’è andato il tuo anno? «Sono tornata per provare a lavorare in Italia, partendo dopo la laurea non ne avevo avuto occasione. Ho lavorato a Firenze, pensavo che nel turismo ci sarebbero state buone opportunità, ma ad agosto 2020 ho deciso di tornare a Barcellona perché è proprio un altro mondo».  In Spagna sei tornata a lavorare nel turismo? «Dopo il Covid il turismo è andato abbastanza in crisi, mi sono guardata intorno. Ora mi occupo di risorse umane in un’azienda di consulenza, parlo molte lingue, sono sempre a contatto con persone, ritrovo in modo diverso ciò che mi piaceva del lavoro nel turismo».  E come ti trovi a Barcellona? «Benissimo, fra costo e qualità di vita c’è un buon rapporto. È una città molto vivibile, è multiculturale e stimolante per giovani. Come offerte di lavoro è proprio un altro mondo rispetto all’Italia. Sono sicura che non avrei potuto avere questa occasione in Italia».  Secondo te perché? «La mentalità è diversa, a contatto con tante culture si nota proprio, ci sono meno pregiudizi ed essendo una città grande il mercato offre molte più opportunità di lavoro. La mia azienda è inglese e meritocratica, in Italia mi avrebbero considerata senza esperienza né titolo correlato alla posizione. Qui hanno creduto in me, avevo delle esperienze che avrebbero potuto aiutare e intanto la porta me l’hanno aperta».  Data la tua esperienza, a cosa penseresti se tu potessi cambiare qualcosa del lavoro in Italia? «Ci sarebbe tanto da fare, lo dico con malinconia perché ho un forte senso di appartenenza ma ho constatato in prima persona che non funziona. Bisognerebbe cambiare mentalità, avere più flessibilità e meritocrazia. In Italia c’è ancora tanta idea di sacrificio, che è giusto soprattutto in una società del “tutto e subito”, ma penso che anche nel rapporto di lavoro ci debba essere un equilibrio fra dare e ricevere e in Italia è molto dare, ore extra, dimostrarti sempre sul pezzo altrimenti non lo meriti».  C’è qualcosa che invece ti manca? «Mi manca una possibile vita così in Italia. Comunque sono fiera del mio paese, promuovo il Made in Italy qui. Mi piacerebbe avere i miei più vicini ma posso tornare in poco tempo. Barcellona è il giusto compromesso per me».  Qualche progetto per il futuro?«Non l’ho mai pianificato troppo, seguo ciò che mi fa stare bene. Io mi vedo qua adesso, purtroppo non in Italia, anche se non ho niente contro il mio paese. A Barcellona mi sento a casa, però poi chissà».