Lucca

Patrizio e l’umorismo da agitatore culturale

Allerta spoiler: non abbiamo tagliato la autoironia di Agostini – stilema che ci ha mosso le risate di sempre. «Voglio che rimanga agli atti: sono contento che tu mi abbia fatto questa proposta – l’intervista, ndr – che però evidenzia che hai finito le persone da intervistare». 

Da quanto tempo ti dedichi allo spettacolo?«L’attrazione per il teatro è istintualeistintiva. È venuta fuori nella fine del periodo liceale. Con i 18-20 anni il progetto ha preso una direzione più ragionata».  Che cosa fai? «Mi ritrovo in quella scena di Nanni Moretti – nel film Ecce Bombo, ndr – dove c’è il famoso “faccio cose, vedo gente”».  Qual è il tuo ambito? «Il teatro nella sua accezione più ampia che tocca la performance artistica e con una declinazione umoristica. La cosa che più mi piacerebbe è l’agitatore culturale. Cerco di darmi ai reading: quindi cabaret, teatro, lettura anche di poesie che hanno una connotazione umoristica, ironica. Poi c’è l’aspetto musicale: fa parte anch’esso dell’esprimersi che non è solo di parola: perché io stesso dopo un po’ mi annoio, quindi figurati quelli che ascoltano e che sono sotto effetti di sostanze psicotrope. Cerco di dare ritmo alla performance aggiungendo canzoni di repertorio demenziale, ironico, umoristico».  Quali sono i luoghi delle tue performance? «Locali, pub, manifestazioni di piazza, i circoli».  A Bologna c’è spazio? «Essendo una città universitaria ha una forte domanda di un certo tipo di prodotto culturale. A Lucca questo tipo di offerta – ormai anche se ci riferiamo alla cultura bisogna parlare in termini di domanda e offerta, perché è tutto in queste logiche aberranti del mercato – non c’è, perché si ritiene che non ci sia la domanda».  In estate sei stato a Capannori, a Costacciaro e a Bologna per i tuoi show… «Ho portato in giro questo spettacolo che si chiama “Miscellanea”, di piano e voce dove ci sono interventi di recitato e di lettura di poesia. Col piano e voce affianco i cantautori italiani con le loro arie più celebri; ogni tanto cerco di inserire nomi meno conosciuti come Piero Ciampi, Francesco Nuti. Credo che l’ironia, l’arte, la musica e la cultura abbiano anche un potere politico e la diffusione dei messaggi può passare anche da quelle che Bennato chiamava “canzonette”».  A cosa stai lavorando? «Proprio ora sto lavorando alle polpette vegetali che ho scongelato dal freezer. E poi sto lavorando alla pubblicazione di un libro: il titolo è “Patrizio Agostini – È ancora vivo”, sottotitolo “ne danno il triste annuncio parenti e amici”. È la trasposizione letteraria di quello che è “Miscellanea”. Ci saranno poesie umoristiche, demenziali, piccoli estratti di saggi improbabili: sarà un metalibro: un libro che parla di se stesso. La demenzialità, soprattutto quando è giustificata da un po’ di cultura, diventa umorismo accademico particolarmente fine che va nella direzione del british humor».