Lucca

Mio nonno raccontò Marcinelle per il Corriere della Sera

Si racconta così Raffaello Stefani, lucchese di 29 anni, quando gli chiediamo delle sue vicende d’emigrazione in Belgio. 

Qual è la tua storia?«Mio nonno paterno, Umberto Stefani, è nato a Capannori, nel ‘47 venne a Bruxelles come inviato del Corriere della Sera; poi fece carriera alla Commissione Europea. Inviato qua fece il tragico scoop di Marcinelle, la tragedia della miniera di carbone. Ha seguito dalla nascita la Comunità Europea fino ai primi anni 2000. Era consigliere di Prodi. Mio padre è l’unico di cinque fratelli che è tornato in Italia, perché voleva vivere a Lucca». Quali studi hai fatto?«Il Liceo Classico a Lucca, poi ho studiato Giurisprudenza a Bologna: lì ho conosciuto l’associazione Parlamento Europeo Giovani di cui sono diventato vice presidente della sezione italiana: ho capito che volevo seguire un po’ le orme del nonno e tornare qua».  Di che cosa ti occupi?«Lavoro per una organizzazione che si chiama European Business Summit che è l’evento annuale della Confindustria europea. In particolare mi occupo dell’evento legato all’Africa: EU-Africa Business Summit. A fine novembre c’è l’evento a Marrakech in Marocco e sono il project manager: organizzo io il tutto: ho a che fare con i commissari europei. Devo creare il contenuto di questo evento e negoziare fra l’istituzioni europee e il settore privato i temi di interesse. Ci sarà anche l’Unione Africana».  Fra Bruxelles e Bologna cosa c’è stato? «Prima di venire qua ero a Milano all’ISPI, l’istituto italiano per gli studi di politica internazionale. Ho provato due volte il concorso diplomatico italiano che non ho passato – però mi è servito per arrivare qua».  Da quanto tempo vivi a Bruxelles? «Da questo inverno: è la prima volta che vivo all’estero così tanto. Avevo fatto l’Erasmus all’Università di Leiden in Olanda, però ho sempre vissuto in Italia».  Nei tuoi piani per il futuro c’è l’Italia? «Sì, nel senso che l’idea è sicuramente di tornare un giorno ma di crescere professionalmente qua: ci sono più opportunità. Per il mio settore, Bruxelles è la città dove essere. Il legame con l’Italia è fortissimo, seguo i giornali tutti i giorni. A Bruxelles c’è una comunità italiana grandissima, per strada dopo il francese la seconda lingua che si sente è l’italiano. C’è una grande comunità di ragazzi della mia età che lavorano alle istituzioni. È stato bellissimo durante gli Europei: ci ritrovavamo per vedere le partite o nei bar o a casa di qualcuno in una ventina di italiani. Quando c’è stata la finale la piazza principale di Bruxelles era piena di italiani che festeggiavano».  Qual è il tuo rapporto con Lucca? «Lucca sarà sempre casa: sono anche tornato questa estate. Sono nato e sono cresciuto nel centro storico accanto a Piazza San Michele. Sono appassionato di storia. Quando venivano i cugini o gli zii dal Belgio facevo la guida turistica per Lucca. Ho un forte attaccamento con gli amici che sono rimasti lì: le volte che ci vediamo è sempre molto intenso».