Lucca

Un libro per parlare dell’unico bene da diffondere: l’amore

 Marco Pellegrini giovane scrittore lucchese ci parla del suo secondo romanzo, «Quello che resta», 254 pagine edito da Porto Seguro Edizioni.

Quanto lavoro c’è dietro? «Sette mesi di lavoro». Da dove nasce il romanzo? Come lo sviluppi? «A me non riesce disegnare una trama prima di vederla davanti agli occhi: seguo lo svolgimento della storia sessione per sessione: non lo so mai dove mi porta».  Di che cosa parlano i tuoi romanzi? «Nel primo libro è venuto fuori un romanzo atipico, interiore: la trama è una sorta di flusso di coscienza alternato tra un ragazzo e una ragazza che hanno destini incrociati senza nemmeno saperlo. Il secondo romanzo a me interessava per la storia che avevo da raccontare: volevo prendere il punto di vista di lei: calarmi nei panni e anche nella sensibilità di una donna – una cosa difficile da fare. “Quello che resta” invece è una storia raccontata in prima persona da Gaia, una ragazza che vive assieme ai genitori in una sorta di fattoria sulle colline di Montecarlo. Lei ha l’aspirazione di studiare Lettere, però, come spesso succede nella vita, degli eventi imprevisti la portano a dare una mano nella azienda di famiglia. Con l’andare del tempo rimane intrappolata in questo ruolo, non ha il coraggio di parlare con i suoi genitori per dirgli quali sarebbero le proprie aspirazioni e dentro si sente un po’ morire. Come succede spesso, rimanda e rimanda, non decidendo, è la vita che decide per te. I suoi genitori muoiono in un incidente stradale. Suo papà aveva scritto un testamento in cui diceva che se fosse venuto a mancare per qualche motivo, «S avrebbe avuto piacere che fosse lei a prendere in mano le redini di tutto. Si trova davanti a una scelta di vita, grossa». Proseguendo con la trama…«C’è anche un lui: un mezzadro – una storia parallela che poi si intreccia con la sua – che lavora per l’azienda di suo papà. Si incrociano per la prima volta all’inizio del libro in un evento fortuito. Si rincontrano in un giorno di pioggia, lei lo sta per investire: c’è una scena concitata, si baciano e finisce lì. Si riavvicineranno e lui diventerà una figura molto importante per lei, per farle capire tutto quello che ha lasciato indietro nella vita, perché poi lei inizia a vivere la vita da manager di azienda. Nascerà un amore contrastato e tragico. Lui servirà a far capire a lei che è difficile rispondere a questa equazione – il giusto peso tra il vorrei e il vorrebbero da me – che è sempre sbagliato, alla fine, cedere a un qualche tipo di compromesso. Si sposano…» ma poi il resto va scoperto leggendo… «sì!» poi l’autore aggiunge: «Gaia alla fine fa un bilancio della vita. Si conclude sul senso di tutto che alla fine si ritrova nelle cose vere, cioè in quello che sei stato in grado di dare di tuo agli altri, nella percentuale di amore che sei stato in grado di espandere per il mondo che ti è tornata indietro».