Lucca

Carolina, da Viareggio a Roma sognando l’America. L’attrice già protagonista di un videoclip con Ermal Meta

L’abbiamo raggiunta telefonicamente, in attesa di vederla al cinema nel film «Il cacio con le pere» di Luca Calvani, la cui uscita nelle sale è stata ritardata dalla pandemia.

Carolina, com’è iniziata la tua passione per la recitazione?«Quando ero bambina spesso papà si portava dietro la sua telecamera. Ho vissuto la mia infanzia tra Viareggio e New York. A 12 anni iniziai il mio percorso al Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia, che mi ha insegnato il rispetto, l’empatia, l’uguaglianza. Su quelle travi non ci crescono i razzisti, ammuffiscono sul nascere.Vorrei il teatro nelle scuole, insegnato come la matematica!». Hai fatto molto teatro e nel 2019 hai preso parte al film di Calvani. Preferisci recitare sul palcoscenico o davanti la macchina da presa?«Entrambi. Amo il teatro perché racchiude in sé il concetto di esperienza. Il cinema ha la sua magia. Allo stop del regista un gran baccano rompe l’atmosfera della scena e ti ricordi di quante persone stiano lavorando intorno a te per un unico prodotto finale. E Il cacio! Stiamo tutti fremendo per quando uscirà. Qualche giorno fa Luca (il regista, ndr) ci ha ufficialmente assicurato che “Il cacio con le pere” è finalmente quasi pronto. Elena Di Cioccio ha risposto: “Stagionato?”. Sicuramente più buono!». In molti ti ricordano ancora adesso per essere stata la protagonista del video della canzone di Ermal Meta, “Dall’alba al tramonto”. Ti dà fastidio essere associata a un videoclip musicale invece che ad altri tuoi lavori?«Direi che non mi va malissimo!» Come stai vivendo questo periodo, hai progetti?«Sì, e il format è internazionale ma è ancora top secret!». Quindi sogni di scappare all’estero?«Gli americani detengono la fetta più consistente dell’industria cinematografica globale e i metodi di insegnamento per gli attori sono precisi e dettagliati. L’impressione è quella di formare i lavoratori dello spettacolo con la stessa serietà e meticolosità che ci si aspetta per un medico chirurgo». Nel tuo lavoro la bellezza è un limite che condanna solo a un certo tipo di ruoli, come sostengono tante attrici, oppure è una marcia in più?«Durante il mio primo provino in assoluto, per la parte da coprotagonista di una serie televisiva Rai, la regista disse che avevo lo sguardo strano, forse gli occhi un po’ a palla. La mia esperienza è questa: se hai il viso da fata turchina devi pure avere una taglia 38, altrimenti non sei né carne né pesce. In America invece nessuno mi ha mai chiesto nemmeno l’età».