Lucca

Covid-19, un lucchese a New York: ultimo mese ha stravolto le abitudini ma non c’è obbligo di restare in casa

Nessuno direbbe che siamo nel centro mondiale della pandemia di Covid-19, che negli ultimi 40 giorni la malattia si è portata via 18300 persone nel solo stato di New York. Con uno sguardo più attento però si notano le mascherine, un po’ di riguardo in più alle distanze – con qualche eccezione di troppo –, la voglia di distrarsi da questo lockdown, mentre i numeri sembrano dire che siamo nella fase calante del picco.

L’ultimo mese ha stravolto regole e abitudini e ha reso le persone sempre più attente. Qui però non c’è obbligo di rimanere in casa, si può uscire liberamente e ci si può svagare. Dal fine settimana è obbligatoria la mascherina, anche per chi fa sport. Ormai non se ne trovano più perché sono riservate al personale sanitario mentre online le consegne sono a partire da giugno.

Così il sindaco De Blasio ha chiesto ai newyorkesi di essere creativi. Il nostro angelo custode si chiama Laura Arrigoni, viene da Marina di Carrara e tra le altre cose gestisce il blog “Vivere New York”. Da giorni raccoglie magliette e lenzuola che poi trasforma in mascherine di stoffa che poi regala agli amici.

Non tutti però sono così fortunati e i numeri mostrano che ispanici e afroamericani sono più colpiti dal virus rispetto agli altri. La colpa sta nel tipo di lavoro che fanno: consegne e trasporti, che li espone maggiormente al rischio. E poi ancora alla cronica mancanza di accesso alla sanità.

Intanto si sprecano le ricostruzioni della timeline di tweet e affermazioni di Trump che a febbraio sottovalutava il pericolo dell’arrivo del virus negli Stati Uniti. Nel frattempo il presidente vede bruciarsi il terreno sotto i piedi con le presidenziali in programma a novembre e i dati della disoccupazione che sono proiettati sul 20%. Tenendo in considerazione che chi perde il lavoro spesso perde anche l’assistenza sanitaria. Ma il nuovo nemico da combattere è diventata l’Organizzazione mondiale della sanità, accusata di aver nascosto la diffusione del virus e che per questo motivo per 60 giorni non riceverà i contributi degli Stati Uniti. Così “Make America Great Again” è diventato “Opening up America Again”, con la corsa per far ripartire dell’economia e l’indicazione che addirittura sarebbero 29 gli stati in grado di aprire prima del 1° maggio.

Alessandro Petrini