Lucca

Lucca: i fasti di casa Mansi tra fine ‘800 e inizio ‘900 nei diari “ritrovati” di Raffaello Mansi

Quando “le piccole storie familiari e mondane si fanno grande storia”: sono le parole con cui il direttore del Polo Museale della Toscana, Stefano Casciu, con la perfetta sintesi propria dello studioso, esprime il senso dei due volumi di “Casa Mansi. Balli, serate e ricevimenti”, tratti dai diari manoscritti di Raffaello Mansi, che raccontano i fasti di quello che per quattro secoli fu una dimora patrizia nella città di Lucca e che da poco più di quarant’anni è divenuta Museo Nazionale.

Manoscritti riportati alla luce da Marcello Salom, erede diretto della casata, che li ha consegnati alla meticolosa opera di adattamento e trascrizione di Patrizia Giusti Maccari, grande esperta della storia dell’antica repubblica aristocratica lucchese, e di Rosanna Morozzi, già direttrice dei Musei Nazionali di Lucca.  Il risultato è un elegante cofanetto arricchito dal “Ricettario di casa Mansi”, realizzato a cura dello storico dell’arte e del costume Claudio Casini, e pubblicato da Maria Pacini Fazzi Editore, anche grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

I diari coprono un periodo che va dal 1892 fino al 1947 e permettono di scoprire un inedito spaccato sociale della Lucca di fine Ottocento e delle sue evoluzioni nel contesto nobiliare cittadino in un lungo periodo che arriva, appunto, fino alla metà del XX secolo. Insieme al “Ricettario”, i diari  ‘traboccano’ di notizie, informazioni e immagini d’epoca, attraverso le quali è possibile ricostruire alcuni frammenti – in parte dimenticati, in parte poco conosciuti – della nostra storia del costume: come si svolgevano le feste, i menu dei buffet, la musica e i balli, ma anche le abitudini di vita e la quotidianità di una classe agiata in una parabola cronologica di oltre mezzo secolo, che vide erodere progressivamente la considerazione e l’importanza dei maggiorenti della città.

Raffaello Mansi ci conduce per mano in questo mondo fatto di ricevimenti, danze, pranzi di fidanzamento e ricorrenze varie, con la sicurezza e il piglio metodico del “professionista” delle occasioni mondane, che seppe ritagliarsi un ruolo ben definito di regista occulto, di maître che agisce volutamente dietro le quinte. Protagoniste dei diari, oltre ovviamente ai Mansi, padroni di casa, si riconoscono le più importanti famiglie storiche lucchesi, dai Minutoli ai Tucci, dagli Orsetti ai Mazzarosa fino ai Bernardini e ai Cenami-Spada, con numerosi ospiti di riguardo italiani e stranieri, ai quali si aggiungono alcuni ‘figli’ illustri della città, come il Maestro Giacomo Puccini. Né poteva mancare Casa Savoia, con il resoconto della visita della regina Margherita all’importante quadreria familiare: un’occasione che il conte Raffaello non poteva certo tralasciare.

Tra le grandi e piccole curiosità, aneddoti e spigolature, si scoprono informazioni sugli interventi di ristrutturazione del Palazzo, le preferenze dei vini, le date dei ricevimenti tenuti sia a casa Mansi, sia in altre nobili residenze, nonché la natura delle varie attività svolte: come la passione per i tableaux vivants, i quadri viventi in cui, all’interno di una piccola cornice ‘teatrale’, si interpretavano brevemente immagini allegoriche, gustose storielle e ritratti di celebrità come Maria Antonietta, Pompeo Batoni nel suo studio, Elisa Baciocchi o il ‘mito’ di casa, Lucida Mansi.

Un tuffo nel passato che unisce gustose notizie a interessanti riflessioni di carattere storico. Un’operazione editoriale capace di far convivere il rigore dell’analisi documentaria con le esigenze di una diffusione più ampia e divulgativa. Un invito a casa Mansi.

 

IL RICETTARIO

Minestra alla Fattoressa, Melanzane apparecchiate, Baccalà alla gentildonna e ovviamente gli immancabili frati. Sono solo alcune delle proposte del “Ricettario di casa Mansi”, il secondo volume del cofanetto, in cui si illustrano oltre 130 ricette, molte delle quali ricavate dai diari di Raffaello Mansi. Una full immersion culinaria nel mondo gastronomico di cento anni fa, in cui, tra i tanti piatti ancora riconoscibili nella tradizione lucchese – molte le minestre e le zuppe! –  si ‘intromettono’ divagazioni verso l’estero, con una ricorrente fascinazione per la cucina francese. Un’accurata ricostruzione storica che fa da compendio ‘gustoso’ alle memorie del Mansi dove – perché no? – trovare anche qualche ispirazione tra i fornelli.