Lucca

Tutti possono lottare contro le mafie

Cento i giovani e le famiglie che si sono radunate la scorsa settimana all’Oratorio Giovanni Paolo II di S. Anna per ascoltare la loro esperienza con l’Associazione Libera, da poco attiva anche a Lucca nella lotta contro tutti i tipi di mafia.«Siamo partiti più per gioco e per curiosità» – raccontano i quattro ventenni – «siamo tornati a Lucca trasformati per quanto riguarda la sensibilità verso questi temi sociali, verso l’affetto per tutte le aree colpite dalla mafia e le famiglie che nel loro piccolo combattono nel quotidiano contro questa situazione».

Sara, Riccardo, Luca e Michele hanno trascorso una settimana dedicata al lavoro e alla formazione in Calabria, ospiti dell’associazione Libera. «Una vacanza alternativa», l’ha definita Michele che racconta come Libera sia stata importante, «per la presa di coscienza della popolazione nella lotta alla criminalità organizzata e come promotrice di leggi antimafia». Fondata da Don Luigi Ciotti nel 1995, proprio a questo prete la società civile deve rendere grazie per aver portato avanti (e fatta approvare dal Parlamento) la legge 109 sull’utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Su questi terreni, fabbriche e attività, ora lavorano cooperative di giovani che possono guardare al futuro con fiducia, visto che la disoccupazione giovanile è una delle piaghe dell’Italia Meridionale.

«Quello che ci ha colpito» – ha detto Riccardo – «sono state le difficoltà dello Stato ad operare una corretta confisca dei beni. Come è possibile che terreni confiscati dallo Stato possano tornare alle cosche? E ancora oggi, come è possibile che si conoscano i delinquenti senza poter far niente per arrestarli? Ci ha fatto piacere aver conosciuto “Libera” perché si pone proprio questi obiettivi: formazione delle nuove generazioni, creazione del lavoro nei terreni confiscati alle mafie, informazione e memoria, ma anche sensibilizzazione».I quattro lucchesi hanno trascorso questa «vacanza alternativa» lavorando nei campi, ma trascorrendo il tempo anche con attività formative e raccogliendo testimonianze interessanti. «Abbiamo trovato» – racconta Sara – «padri che reagiscono con dignità ai delitti dei loro figli, colpevoli solo di essersi trovati in un campo di calcio e di essere confusi con un mafioso, piccoli imprenditori che hanno reagito al pizzo, giovani desiderosi di farsi un futuro nella loro terra, pur essendo martoriata da mille problemi».

Questi quattro pionieri, che da Lucca hanno raggiunto la località crotonese di Cutro, hanno riflettuto su alcune difficoltà in cui si trovano le terre dove la mafia fa da padrona. Luca: «Problemi quali la mancanza di giovani in un territorio perché manca lavoro; guardare con disprezzo Libera perché toglie le uniche opportunità di guadagno per tante famiglie che si sentono abbandonate dallo Stato; convivere con le strategie subdole della mafia che entra nel tessuto economico e politico del territorio. Sono tutti temi che ci hanno molto colpito, che ci hanno fatto capire quanto sia importante il ruolo dello Stato e quanto siano subdole le strategie dei criminali, che operano in zona grigia tra legalità e illegalità».

Due gli inviti rivolti al centinaio di uditori che hanno colto il messaggio dei quattro giovani: il primo è quello di acquistare beni, tenendo conto della responsabilità sociale che il produttore dimostra verso il mondo del lavoro, l’ambiente e il contesto sociale in cui è collocato, evitando di alimentare lavoro nero e lo sfruttamento di manodopera, soprattutto minorile. Il secondo è strettamente correlato al rapporto sulla mafia in Toscana, citato dalla professoressa Laura Soletti, referente Libera a Lucca, che parla di un aumento dei fenomeni di mafia e ’ndrangheta, e nessuno immaginava tali dati in una regione come la nostra. Ma non è un caso se tra i concetti espressi da Sara, Michele, Luca e Riccardo c’è proprio il monito secondo cui «la mafia agisce in modo subdolo».