Lucca

“Preghiamo per la concordia nazionale in Ucraina”

Giorni di apprensione per la comunità ucraina della città di Lucca, circa 150 persone, la maggior parte badanti, che seguono a distanza l’evoluzione della protesta civile contro la repressione politica, la violenza e la corruzione, innescata dal rifiuto del governo dell’ingresso nell’Unione Europea, quest’ultima vista dalla gente come via per intraprendere un cammino nuovo di democrazia, giustizia e autonomia da Mosca.

L’Arcivescovo Maggiore di Ucraina, Sviatoslav Schevchuk, aveva affermato: «Noi non entriamo in Europa, ma vi ritorniamo», alludendo al periodo sovietico.

Abbiamo intervistato il cappellano degli ucraini lucchesi di rito greco-cattolico, padre Volodymyr Lyupak, 36 anni, prete da dieci anni, sposato con Maria, di professione infermiera all’Ospedale “Metropolita Andrey Scheptytsky” di Leopoli (unico ospedale ecclesiastico ucraino mai chiuso anche in epoca comunista) e sei figli (tre maschi e tre femmine, in età da 2 a 12 anni e mezzo).

Padre Volodymyr, da quanto tempo sei a Lucca?

«Ora risiedo a Lucca, ma dal 2009, quando studiavo ancora a Roma al Camillianum, venivo a Lucca il sabato per la celebrazione della Messa alla comunità ucraina. Anche ora celebro la Messa il sabato pomeriggio, perché le badanti sono libere soltanto in questo giorno. La chiesa, in cui celebriamo, è la chiesa di S. Pierino; qui, il mercoledì tengo l’incontro di catechesi o celebro la Messa».

Come state vivendo questi momenti drammatici?

«I nostri cuori battono all’unisono in tutto il mondo, stesso dolore, stesso affetto, mai come ora siamo uniti. Questa “guerra” non è contro il governo né contro le persone, ma contro il male che entra nella vita di ogni persona, anche dei governanti, e rovina le relazioni con Dio e quindi anche con le persone. I manifestanti protestano contro l’ingiustizia. Il presidente Yanukovich aveva grande responsabilità, che purtroppo ha tradito, molte volte non vive secondo gli ideali umani, come può lavorare per il popolo? Lui pretendeva di essere ascoltato, ma non dialogava. Viviamo con sofferenza questo male, ricordiamo i caduti per la libertà e siamo convinti della vittoria del popolo. Il 28 gennaio scorso il Primo Ministro Azarov si è dimesso».

Come è scoppiata la protesta?

«Il popolo ucraino, dopo 22 anni di indipendenza, è cresciuto abbastanza per essere consapevole di sapere come vivere la propria vita; la scelta di ritornare nella fraternità dei popoli europei, organizzando la vita nell’Unione Europea, è stata consapevole e chiara. Il governo ucraino era favorevole all’ingresso in Europa, ma poi ha cambiato idea e a novembre scorso a Vilnius (Lituania) non ha ratificato l’Accordo di associazione e di libero scambio con l’Unione Europea, e così la gente è scesa in strada per protestare pacificamente; dapprima il governo ha lasciato fare, poi ha mandato i corpi speciali, come se i dimostranti fossero terroristi, e hanno picchiato e imprigionato studenti, e così il popolo si è svegliato. Dopo due mesi di manifestazione pacifica nella piazza principale di Kiev, hanno messo contro la gente di nuovo questi corpi speciali per reprimere le manifestazioni»

Dalle ultime notizie vediamo che si è svegliata tutta l’Ucraina.

«I mezzi di comunicazione internazionali semplificano eccessivamente, affermando che gli ucraini protestano per spingere il presidente Yanukovich ad avvicinare il Paese all’Europa; in realtà la gente protesta contro l’autocrazia e la negazione dei diritti umani, e l’ingresso in Europa darebbe la garanzia di uno sviluppo democratico dell’Ucraina».

Che cosa possiamo fare?

«È importante essere informati sulla reale situazione ed è necessario sostenere il popolo ucraino in questo difficile momento con la preghiera. È l’invito che rivolge il coordinatore nazionale dei cattolici ucraini in Italia, don Marco Yaroslav Semehen, ai coordinatori delle comunità etniche. Una preghiera per un futuro di concordia nazionale e di rispetto dei diritti umani per un popolo che ha profonde radici europee».