Per illustrare i Giorni della Memoria da tempo ormai si è soliti condurre scolari sui luoghi della nostra vergogna e dell’orrore.Però questi viaggi non dovrebbero limitarsi a ravvivare unicamente il ricordo storico di devianze inumane ben precise e databili.La risorgenza dei fatti criminosi che scardinano la storia dell’umanità tutta intera e non solo del nostro occidente, ci portano a una riflessione più profonda e meno emotiva per non finire, alla lunga, nel folklore.Risulta più facile condannare un fenomeno che contrastarlo.Se le tesi di Rousseau sulla società corrutrice hanno del vero, il suo «buon selvaggio» non è niente altro che un mito.Al contrario Montaigne ha ragione piena quando scrive che «ogni uomo porta in se la forza intera dell’umana condizione».E nell’uomo c’è un germe di violenza, una «perversione polimorfa», della pulsione distruttrice che certi fattori psicologici, culturali, sociali e politici, favoriscono e ogni qual volta fanno esplodere.Il raptus è raro. È solo quando il bicchiere è pieno che un’unica goccia lo fa traboccare.Per non essere mero ricordo, la memoria deve considerarsi il principio attivo dell’agire.E se è l’uomo a fare la storia, occorre che ciascuno di noi lavori su se stesso i propri elementi, della pre-personalità, dispersi: dominando e ordinando le proprie pulsioni spesso inconsce.È il compito dell’educazione a darci i mezzi evolutivi per ammaestrare la bestia acquartierata in noi.Però l’educazione è compito della società nella quale viviamo; l’educazione è testimonianza quotidiana dei valori etici che reggono la persona come lo scheletro regge il corpo.In gran parte è la negazione o la dimenticanza di tali valori che spiegano – almeno in tutti i nostri paesi – gravi fenomini di fanatismo, xenofobia, ideologie perverse che, passato il trauma dei fattacci, riemergono nella mente come semplici dati di cronaca nera.I giorni della memoria sono là a spronarci a una coerenza veritiera, a un impegno più fattivo; ordinati alla costruzione di una società basata sulla onestà e la giustizia; questi sono fattori di pace quando hanno l’amore, che sa dare e darsi, per linfa vitale.La memoria ci chiede primariamente di diventare attori della storia, non semplici spettatori, sbigottiti o meno; lottatori non narcisi dell’emotività; non trottole spesso inebriate dalla loro volontà ma che non possono fare altro che girare su se stesse.