Livorno

Quando a scuola si insegna la pace

Doon Luca Giustarini pensava a questo progetto da diversi anni. Le competenze le aveva, i locali potevano essere recuperati, la richiesta non sarebbe certo mancata. Così oggi nei locali che furono prima della scuola di Montenero e poi aule del catechismo della parrocchia, c’è il nuovo asilo Salvo D’Acquisto. Aperto con l’inizio dell’anno scolastico, accoglie una ventina di bambini. E Don Luca è il loro maestro!

Come e da chi è nata l’idea di aprire un asilo?«Circa sei anni fa mi trovavo a Lourdes. Ero di fronte alla statua del Bambin Gesù di Praga e mi venne in mente questa che mi sembrava una cosa buona». Però la cosa non è partita subito. Cosa mancava?«Ne parlai col Vescovo Simone e lui diede l’ok, ma non prima che fosse chiarita la situazione idrogeologica dell’Aula mariana che poteva mettere a rischio i locali che avevo in mente. Anche grazie alle sue competenze tecniche, dopo cinque anni di indagini, abbiamo potuto dichiarare la sicurezza dell’edificio che ospita i bambini». A cosa si deve l’intitolazione a Salvo D’Acquisto?«La scelta è stata mia, soprattutto per motivi personali. Lui era un Carabiniere che ha dato la vita per altre persone, restando fedele all’Italia fino alla fine. La frequenza con l’arma dei Carabinieri in questi anni, è stata per me un aiuto spirituale. Il loro esempio di fedeltà, mi ha aiutato a irrobustire anche quella verso il mio sacerdozio. Il loro è un servizio grande verso il prossimo, così come il mio. Non volendo mi hanno sostenuto con il loro amore per la divisa, per i valori, nel loro non tradire gli impegni e nella solidarietà che dimostrano l’un l’altro. A questo se ne aggiunge un altro: l’esempio di Salvo D’Acquisto, proclamato Servo di Dio nel 1983, mi ha aiutato come sacerdote, e a lui mi sono rivolto quando tre anni fa a mio cugino fu diagnosticato un carcinoma che lo avrebbe portato alla morte. Dopo la Novena col popolo, chiedendo aiuto a Salvo D’Acquisto, mio cugino è guarito». Chi ha sostenuto le spese per la ristrutturazione dei locali e l’acquisto del materiale?«I locali erano quelli che venivano usati in passato dalla scuola di Montenero e poi dalle classi di catechismo della parrocchia. Devo ringraziare la Congregazione Vallombrosana e i miei confratelli che hanno concesso un comodato d’ uso gratuito della struttura. Per quanto riguarda il resto, non ho speso un soldo della parrocchia, né della Congregazione, è tutto frutto di offerte di chi ha creduto nel progetto». È vero che tu sei anche maestro?«Sì, è vero, ho un Diploma di maestro d’asilo preso diversi anni fa a Firenze. Questo mi ha permesso di essere anche il Direttore». Quanti bambini ci sono? E quante persone si occupano di loro?«In questo momento abbiamo 18 bambini dai 24 mesi ai 5 anni, con tre insegnanti e 2 custodi». Pagano tutti la retta?«Il nostro nasce come asilo parrocchiale. La scelta quindi è stata quella di far frequentare la scuola anche a chi non se lo poteva permettere, contando sia sulle altre rette, sia sulle offerte che ci vengono fatte. Ma l’asilo potrebbe ospitare almeno altri 20 bambini. Abbiamo chiesto alla Caritas di segnalarci situazioni di bisogno da poter accogliere e stiamo aspettando la loro risposta». Cosa si insegna in questa scuola?«La pace. E questa si raggiunge non solo con l’insegnamento dei valori religiosi, ma anche tramiti valori civili. La mattina c’è l’alzabandiera e durante l’anno vorremmo far conoscere ai bambini la Costituzione e l’inno nazionale. Se facciamo nascere in loro anche il senso di patria, tutti si sentiranno italiani indipendentemente dal colore, con diritti e doveri che ne derivano. Questo è quello che può portare alla pace». Un’idea in stile America?«Esatto. Una nazione diversa da quella di adesso, una sfida educativa a cui rispondere non con una chiusura ottusa, con bambini che saranno persone del dialogo. E questo è quello che ci chiede anche la Chiesa e che ha ripetuto nel Concilio Vaticano II. Tanti di questi valori si trovano anche nella nostra Costituzione, che in fondo aveva un alto numero di cattolici che hanno preso parte alla sua stesura». Ci sono anche bambini stranieri?«Sì, per ora con noi c’è un bambino eritreo». Quale è il rapporto dell’asilo con la parrocchia?«Alcuni bambini la frequentano e molti dei i parrocchiani ci aiutano economicamente. Per quanto è possibile cerchiamo di prendere parte alle iniziative che propone, a Natale ad esempio anche il nostro coro canterà al concerto in programma e naturalmente sarà esposto il presepe che costruiremo».La colazione dei bambini è finita. Don Luca adesso deve seguire la sua classe. Oggi si iniziano a imparare le lettere e i numeri.

L’intervista video a don Luca Giustarini è sul «La Settimana tutti i giorni» (www.diocesilivorno.it)