Un richiamo al venerabile Giorgio La Pira e alle sue parole di pace: così il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha iniziato ieri la sua omelia nella cattedrale di Santa Maria del Fiore per la festa di San Giovanni, patrono della città.
«Vorremmo che tutti i tesori di storia, di grazia, di bellezza, di intelligenza e di civiltà, che la Provvidenza ha “accumulato” a Firenze, costituissero essi stessi un gigantesco messaggio di pace rivolto a tutti i popoli della terra»: queste parole del “sindaco santo”, ha sottolineato Betori, indicano l’identità che ancora oggi la città deve saper coltivare. E «in questo orizzonte alto – ha aggiunto – vanno compresi gesti come l’incontro dei vescovi e il forum dei sindaci del Mediterraneo del febbraio scorso, consapevoli ovviamente che la nostra non potrà mai essere imitazione del “sindaco santo”, ma doverosa attestazione della perenne vitalità della sua memoria, pur nelle inevitabili contraddizioni che porta in sé fare qualcosa».
Nella sua omelia Betori si è poi concentrato sul tema della vita, un bene da difendere dal suo inizio alla fine naturale, facendo riferimento «alla mistificazione con cui le istituzioni europee parlano di aborto e cercano di convincerci che una tragedia si debba trasformare in un diritto. Siamo di fronte a una cultura e a progetti di legislazione che come cristiani non possiamo accettare e che dobbiamo contrastare in ogni sede, senza paura di ribadire che la vita è sempre un dono. Alla cultura del diritto soggettivo contrapponiamo quella dell’accoglienza e del perdono, così che nessuno si trovi solo con la sua pena e sappia di poter trovare sempre casa nel cuore di Cristo e della sua Chiesa». Anche nel fine vita c’è il rischio di una resa, di fronte a «una concezione della vita non accolta come dono, ma pensata come un bene di cui disporre in modo assoluto, dimenticando che un bene, come la vita, la nostra e degli altri, va costudito e tutti dobbiamo sentirci responsabili della sua cura, evitando la logica della rinuncia».
Non è mancato, nelle parole di Betori, un richiamo a «quanti operano nella comunicazione sociale, nelle sue varie forme, da quelle più tradizionali a quelle oggi maggiormente diffuse nella rete, al fine di sconfiggere la diffusione delle fake news, delle opinioni senza fondamento, della violenza verbale».
Alla Messa erano presenti i sacerdoti che celebrano quest’anno i loro giubileo sacerdotali; prima della celebrazione, l’offerta dei ceri da parte delle autorità comunali.