Firenze

Salute e povertà, rapporto Caritas: tante persone rinunciano a curarsi

“Povertà e salute. Gli impatti dell’emergenza Covid-19”. È il tema del settimo Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Obiettivo di questo numero, redatto sulla base dei dati raccolti dai Centri d’Ascolto e da interviste a medici di famiglia e soggetti del Terzo Settore, aprire uno spazio di riflessione su come il Coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi anche in relazione al tema della salute, intesa come “stato totale di benessere fisico, mentale e sociale”.   

L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.  

“In questo Report abbiamo scattato una fotografia del rapporto tra povertà e salute, cercando di comprendere in che modo l’emergenza sanitaria abbia aggravato una situazione che vedeva già in precedenza nelle persone più fragili anche quelle più esposte ai rischi di salute”, dichiara Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, sottolineando come sia dimostrato che “le diseguaglianze socio-economiche influiscano fortemente sul benessere psicofisico della persona, tanto da avere conseguenze in termini di anni di vita, addirittura superiori rispetto a chi soffre di ipertensione o obesità”.  

“L’idea generale che emerge dalle testimonianze raccolte”, fa notare Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana, “è che esiste un ‘volto sommerso dell’emergenza Covid-19’ legato alla mancata prevenzione, o alla sospensione di alcuni interventi diagnostici e terapeutici che possono determinare, nel medio lungo periodo, l’insorgenza o l’aggravamento di patologie fisiche o mentali già esistenti”.  

“Per il futuro – afferma Bonechi – sarà dunque necessario attivare una progettazione che preveda azioni di tipo informativo, educativo, preventivo, socio-sanitario per tutte le persone che hanno difficoltà ad accedere ai servizi, coinvolgendo scuole, comuni, parrocchie, realtà associative del Terzo Settore e della rete Caritas, nella logica di un approccio integrato con tutto il mondo dei medici, psicologi, senza dimenticare le Istituzioni e la politica”. E conclude: “Solo così potremo raggiungere gli obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile, che Caritas si propone di perseguire anche aderendo, come avvenuto nelle ultime settimane, all’Agenda Metropolitana 2030”.  

 

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: rinunciare a curarsi in tempo del Covid-19.  

Dalle interviste realizzate da Caritas, che hanno coinvolto un campione di 54 medici di famiglia, emerge come negli ultimi sei mesi vi sia stata una forte riduzione degli accessi ai servizi di medicina di base e delle richieste per visite specialistiche. Un dato confermato anche da realtà del Terzo Settore, che hanno visto le prestazioni diminuire del 60% nel periodo marzo/maggio. Tra le principali motivazioni: quelle di natura economica, e quelle legate alla paura del contagio.  

Ma a cosa si rinuncia? Nell’esperienza dei medici di base coinvolti e degli interlocutori, emerge una tendenza soprattutto da parte di alcune componenti della popolazione (persone adulte, con occupazioni stabili) a mantenere fermi, anche in tempi di pandemia, i controlli di routine e i follow up annuali, a cui rinunciano invece più facilmente (per paura) gli anziani. Per quanto riguarda le prestazioni che si tende a procrastinare sono soprattutto quelle oculistiche, dermatologiche, ortopediche e odontoiatriche, come se le patologie di questi ambiti fossero considerate accessorie o, comunque, non così importanti da drenare risorse economiche divenute scarse o da esporsi al rischio di contagio. 

Dalla ricerca emerge inoltre, come le persone con disabilità abbiano particolarmente risentito delle misure restrittive imposte dal virus, a causa della chiusura dei centri diurni e dei servizi domiciliari, nonostante siano stati attivati molti sistemi di aiuto a distanza.   

Per quanto attiene invece i problemi di natura psichiatrica e psicologica,anche in questo caso l’indagine evidenzia un incremento della necessità di supporto in tutte le fasce della popolazione, ma al contempo una diminuzione delle prese in carico ed una sospensione dei percorsi in essere. Fra le ragioni che impediscono a molti pazienti di portare avanti le spese mediche, vi sono l’improvvisa perdita del lavoro o la contrazione del reddito. 

Nonostante le criticità emerse, lo studio ripercorre però numerose iniziative di solidarietà e progetti realizzati sul territorio diocesano. Tra questi quelli messi in campo dal Centro Missionario MedicinaliCentro Medico – Odontoiatrico Niccolò Stenone, rivolto a tutti coloro che, in situazione di reale emarginazione sociale, necessitino di visite specialistiche; e il progetto “Covid-19 e adolescenti: uno spazio di confronto”, pensato dalla diocesi ed avviato nel mese di settembre 2020 nei due vicariati di Porta San Frediano e di Sesto Fiorentino e Calenzano, che intende aiutare gli adolescenti, chi opera con loro (catechisti, animatori, educatori, insegnanti), i genitori e le coppie in difficoltà. Infine il progetto pilota “Formazione Tampone Covid-19”, avviato alcune settimane fa dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, in partenariato con Caritas Toscana e Regione Toscana, il cui obiettivo è formare medici di famiglia, che al termine del percorso, potranno così effettuare tamponi, donati da Menarini, agli ospiti delle strutture Caritas della Toscana.