Firenze

A sostegno della famiglia, con i suoi doni e le sue ferie: i nuovi responsabili della pastorale familiare per la diocesi di Firenze

Tra le nuove nomine che il cardinale Giuseppe Betori ha annunciato in giugno c’è stato anche l’avvicendamento al centro diocesano di pastorale familiare, dove Gianluca e Mugnaini e sua moglie Antonella Mannini sostituiscono Elide Ceragioli e Giuseppe Cuminatto. Confermato invece, accanto a loro, don Ernesto Lettieri come corresponsabile. 

A Gianluca e Antonella abbiamo chiesto di presentarsi, attraverso il nostro settimanale, a chi ancora non li conosce e a dirci quali prospettive apre, per loro, questo nuovo incarico.Come nasce il vostro impegno nella pastorale familiare? Qual è la vostra formazione?«La nostra formazione inizia dalle nostre parrocchie di origine, da percorsi ed esperienze in Azione cattolica, Carmelitani Scalzi e Gesuiti.Il percorso di preparazione al matrimonio che abbiamo avuto l’opportunità di fare, inusuale per quel tempo (circa 28 anni fa), ci fece capire quanto fosse importante questo accompagnamento per un progetto di vita da costruire con il Signore; anche una volta “sposi”, le partecipazioni alle varie iniziative, diocesane e non, ci hanno insegnato quanto fossero preziose per maturare e vivere pienamente l’Amore a cui Dio ci chiama. Sicuramente la nostra storia di genitori, con la nascita di 4 figli, e la loro crescita, ci ha introdotto ad altri temi della famiglia (scuola, educazione, ecc), affrontandoli partecipando alla Scuola per operatori di pastorale familiare (1ª edizione) e a incontri formativi sulla genitorialità. Quando poi, in tempi diversi, 2 di questi figli sono deceduti, a 2 e 13 anni, una moltitudine di persone e famiglie (di Ac e della diocesi) (e non ultimo il vescovo stesso) hanno condiviso con noi questi momenti “fuori dall’ordinario”, e la testimonianza della preghiera e del sostegno fraterno ha portato a impegnarci nell’aspetto delle fragilità della famiglia collaborando con il Centro per la Famiglia di Campi Bisenzio)». Quali sono gli aspetti e i temi della pastorale della famiglia sui cui pensate sia necessario lavorare?«Innanzi tutto vorremmo sottolineare che la Pastorale familiare fiorentina ha avviato da molto tempo belle iniziative, con i campi famiglia (in collaborazione con Ac), la Festa diocesana della famiglia, le giornate di spiritualità e la Giornata per la Vita (in collaborazione con il Movimento per la Vita), mediante le quali vengono affrontati vari aspetti e temi della pastorale familiare (sponsalità, educazione, ecc). Un esempio, quando il campo famiglia ha vissuto il terremoto a Frontignano di Ussita: “non puoi essere misericordioso finché non sei stato tu stesso l’oggetto della Misericordia di Dio”.La ricchezza delle encicliche dei vari Papi che si sono succeduti certo non fa mancare spunti e materiale per approfondire le tematiche familiari; in particolare, ricordiamo l’Amoris Laetitia e la sollecitazione della “Chiesa in uscita” di Papa Francesco, che profeticamente ci ha parlato di un cambiamento d’epoca. I periodi del lockdown e dell’emergenza sanitaria ci mostrano evidentemente nuovi scenari sociali: sarà importante, confrontandoci e in accordo con il nostro cardinale, discernere ciò che è meglio proporre per essere strumento efficace nella pastorale familiare della chiesa locale. La nostra esperienza ha accumulato sensibilità verso la famiglia ferita e le sue fragilità: malattia, lutto, depressioni e crisi dovute a conflitti familiari di vario tipo, infertilità, ecc; c’è indubbiamente tanta sofferenza… e richiesta di speranza.Ambiti che riteniamo importanti sono le iniziative di servizio attraverso i consultori e i percorsi di preparazione al matrimonio (nei quali siamo impegnati da anni), e che richiedono una continua e quotidiana motivazione della nostra fede.Quest’anno salteranno il campo estivo delle famiglie, a settembre non ci sarà la festa della famiglia. In questi mesi però abbiamo visto tutti quanto sia importante la famiglia, quanto siano importanti le relazioni. Questo tempo di pandemia porterà dei cambiamenti anche nella pastorale familiare? Ad esempio, in una richiesta di impegno delle famiglie nella trasmissione della fede ai figli? «A gennaio 2020 avevamo già in mente idee e un programma di massima da sviluppare, poi però abbiamo vissuto la pandemia. Sicuramente, nel rispetto delle norme di sicurezza (Covid), riproporremo il campo-famiglia a Roccaporena e cercheremo di dare continuità al prezioso lavoro fatto precedentemente da Elide e Giuseppe Cuminatto, che ringraziamo per la loro dedizione, insieme con la collaborazione del sacerdote assistente don Ernesto Lettieri e di tutte le coppie impegnate nella Commissione stessa. Ci preme ricordare che non saremo soli nella nostra attività da responsabili: saremo coadiuvati da Eleonora e Gianni Benassi, con cui abbiamo condiviso molte delle nostre esperienze. È vero, durante il periodo più acuto della pandemia, abbiamo apprezzato quanto siano essenziali e fondanti relazioni umane vere e profonde. Innumerevoli piccoli episodi ne danno testimonianza: la (ri-) scoperta della Chiesa domestica è emersa, forte, in tutta la sua semplicità, dando piano piano una speranza nuova, pur in mezzo a tanta difficoltà, tangibile come si legge tutti i giorni sui giornali.C’è stato un gran fermento di eventi di vicinanza, sostegno, condivisione, in vari modi; non ultime proposte e opportunità di spunti di riflessione, incontri cadenzati, esercizi spirituali, e soprattutto possibilità e riscoperta della preghiera, in famiglia, per come si poteva e per come si era. Abbiamo avuto la netta sensazione che anche il cammino sinodale riscoprisse uno dei significati della “Chiesa in uscita” (l’evangelo testimoniato e “portato”) e che lo stavamo vivendo.La trasmissione della fede ai figli… va vissuta, e a volte, lo sappiamo, non basta. Come Commissione di pastorale familiare abbiamo cercato di essere presenti con l’allestimento di un appuntamento di preghiera mensile (“Preghiera in famiglia”, 3° giovedì del mese) in diretta sulla pagina facebook del Centro, molto semplice, con una famiglia che si offre e con il sacerdote (in questo momento di preghiera partecipa tutta la famiglia).Sarà importante anche l’interazione del Centro di pastorale familiare con gli altri uffici pastorali, mettersi in sinergia, per essere uno strumento fecondo».Promuovere la vita e la famiglia è anche una sfida in ambito sociale e politico. Quale messaggio potete dare in questo senso?«Abbiamo già accennato all’importanza delle relazioni all’interno di una collettività; ma sono sotto i nostri occhi i fatti di una società incentrata sull’individualismo e il dilagare di comportamenti egoistici. Il fatto stesso che esista un Centro di pastorale familiare (che si occupa di famiglia e di vita) è un segno che punta su tutt’altro versante. Il Centro tuttavia non è una associazione o un movimento e non ha il significato di “soluzione pratica di tutti i problemi”; è (come si legge anche nel Direttorio della Cei) “un organismo, interprete del vescovo e delle sue indicazioni, che si confronta costruttivamente con le altre realtà che in diocesi operano con le famiglie e per le famiglie, secondo le proprie sensibilità.” Il team della Commissione infatti vede il contributo di tanti carismi: Famiglie di Mamre per le coppie che non possono avere figli, Movimento per la Vita, per il sostegno alla vita, il Centro per la Famiglia a Campi Bisenzio per le fragilità della famiglia, e così via. Quindi anche la Commissione diventa esperienza essa stessa di Chiesa, con la partecipazione importante del sacerdote. All’interno della Commissione e della Consulta diocesana è rilevante il rapporto con il Forum delle Associazioni familiari che, insieme ad altre eventuali associazioni dedicate, si occupano dell’ambito più prettamente della politica della famiglia. Per sviluppare l’attenzione a problematiche e iniziative connesse alla famiglia, sicuramente potranno servire percorsi di formazione, incontri, tuttavia occorre, come il Papa ha indicato, la “familiarità con il Signore nel concreto e nella vita quotidiana” e che la Parola non si viva “tramite monitor”. Ringraziando il vescovo per la fiducia che ci ha accordato, ricordiamo le sue parole del saluto pasquale:… “Speranza, luce e coraggio è il dono della Pasqua di Gesù, ciò che scaturisce dalla sua Croce e Risurrezione. Che possiate incontrare oggi Gesù, speranza, luce e coraggio dell’umanità”».