Firenze
Se la Comunione ai malati di coronavirus la porta la dottoressa: «Una gioia grande»
«Nei giorni scorsi – racconta la dottoressa – il cappellano, don Umberto, ci aveva scritto una bella lettera per spiegarci quanto sia importante in questi giorni il nostro lavoro. Siamo le uniche persone con cui i ricoverati possono entrare in contatto, questo ci dà una responsabilità grande che va oltre l’aspetto sanitario. Poi è successo tutto in fretta: mi ero appena vestita da astronauta, come diciamo noi, per entrare in reparto quando don Umberto mi ha avvicinata. Una paziente aspettava di ricevere l’Eucaristia. Così mi ha dato una busta, con dentro l’ostia consacrata e un biglietto scritto da lui. Mi ha spiegato come dovevo fare, cosa dovevo dire, e mi ha affidato questa missione. Mi ha messo tanto fermento dentro, mi sono sentita così piccola per fare una cosa tanto grande. Ma non potevo dire di no. Ho pensato che in fondo sarei stata un semplice strumento per far arrivare Gesù a una persona che lo stava aspettando».
La lettera del cappellano agli operatori sanitari: «Ogni vostro gesto è prezioso»