Firenze

I consacrati, “uomini e donne che illuminano il futuro”

In attesa di ricevere il dono del Messaggio di Papa Francesco per la Celebrazione della “XXIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata” del 2 Febbraio prossimo,  riproponiamo una riflessione su quanto già è stato detto, e con insistenza, nel magistero del Santo Padre e del nostro Arcivescovo, con particolare riferimento a quanto abbiamo riflettuto nell’Anno dedicato alla Vita Consacrata, celebrato dal 30 Novembre 2014 al 2 Febbraio 2016, ricordando intanto il lemma del logo ufficiale dell’Anno stesso che recitava: “Vita Consecrata in Ecclesia hodie – Evangelium, Prophetia, Spes”, per riconoscere così “l’opera incessante dello Spirito Santo, che nel corso dei secoli dispiega le ricchezze della pratica dei consigli evangelici attraverso i molteplici carismi, e anche per questa via rende perennemente presente nella Chiesa e nel mondo, nel tempo e nello spazio, il mistero di Cristo” (VC 5).

Lemma che dà risalto a identità e orizzonti, esperienza e ideali, grazia e cammino che la Vita Consacrata ha vissuto e continua a vivere nella Chiesa come popolo di Dio, nel pellegrinare delle genti e delle culture, verso il futuro. Vita di Consacrati che – come si esprimeva Papa Francesco nell’Omelia del 2 Febbraio 2015 – è segnata da “uomini e donne che illuminano il futuro” dell’umanità.

“Animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei cuori” (Rm 5,5), i Consacrati e le Consacrate abbracciano perciò l’universo e diventano memoria dell’amore trinitario, mediatori di comunione e di unità, sentinelle oranti sul crinale della storia, solidali con l’umanità nei suoi affanni e nella ricerca silenziosa dello Spirito:

 – Evangelium: indica la norma fondamentale della Vita Consacrata che è la “sequela Christi come viene insegnata dal Vangelo” (PC 2a). Prima come “memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù” (VC 22); poi come sapienza di vita nella luce dei molteplici consigli proposti dal Maestro ai discepoli (cfr  LG  42). Il Vangelo dona sapienza orientatrice e gioia (cfr EG 1).

– Prophetia: richiama il carattere profetico della Vita Consacrata  che “si configura come una speciale forma di partecipazione alla funzione profetica di Cristo, comunicata dallo Spirito a tutto il Popolo di Dio” (VC 84). Si può parlare di un autentico ministero profetico, che nasce dalla Parola e si nutre della Parola di Dio, accolta e vissuta nelle varie circostanze della vita. La funzione si esplicita nella denuncia coraggiosa, nell’annuncio di nuove “visite” di Dio e “con l’esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia, in vista del Regno di Dio” (ibid.). 

– Spes: ricorda il compimento ultimo del mistero cristiano. Viviamo in tempi di incertezze diffuse e di scarsità di progetti ad ampio orizzonte: la speranza mostra la sua fragilità culturale e sociale,  l’orizzonte è oscuro perché “sembrano spesso smarrite le tracce di Dio” (VC 85). La Vita Consacrata ha una permanente proiezione escatologica poiché testimonia nella storia che ogni speranza avrà l’accoglienza definitiva e converte  l’attesa “in missione, affinché il Regno si affermi in modo crescente qui e ora” (VC 27). Segno di speranza, la Vita Consacrata si fa vicinanza e misericordia, parabola di futuro e libertà da ogni idolatria.

 

 

La gioia di servire il Signore

 

Nel magistero di Papa Francesco la parola gioia ricorre molto frequentemente quando si rivolge a tutti i credenti e, in particolare, ai Consacrati e alle Consacrate. Per costoro, tale parola viene riproposta con varie declinazioni e sfumature in riferimento all’identità della vita consacrata, all’origine e al fondamento della vocazione delle persone consacrate coinvolte nell’azione missionaria della Chiesa.

Questo annuncio e invito alla gioia viene amplificato con semplicità e sorprendente genuinità proprio quando Papa Francesco si rivolge ai Consacrati: “Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia, la gioia… Nel chiamarvi Dio vi dice: “Tu sei importante per me, ti voglio bene, conto su di te”. Gesù, a ciascuno di noi, dice questo! Di là nasce la gioia! La gioia del momento in cui Gesù mi ha guardato. Capire e sentire questo è il segreto della nostra gioia. Sentirsi amati da Dio, sentire che per lui noi siamo non numeri, ma persone; e sentire che è lui che ci chiama”. E aggiunse “La gioia nasce dalla gratuità di un incontro […]. Non abbiate paura di mostrare la gioia di aver risposto alla chiamata del Signore, alla sua scelta di amore e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio della Chiesa. E la gioia, quella vera, è contagiosa” (Papa Francesco, Autentici e coerenti. – Incontro con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie, Roma, 6 Luglio 2013).

Recuperiamo così quanto fin dall’incipit dell’Evangelii gaudium, rivolta a tutti i  credenti, viene affermato; e cioè che «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (EG, n. 1).

In effetti, nei discorsi e dialoghi di Papa Francesco il sentimento della gioia ripropone la qualità e la dinamica personale, comunitaria ed ecclesiale sia del vissuto interiore che di quello manifesto.  Egli ripropone la gioia come il sentimento che dovrebbe accompagnare il vivere di tutti i credenti, che progrediscono nella consapevolezza della vita cristiana come vocazione. La gioia, come ripete più volte il Papa, è necessariamente l’espressione pregnante del vissuto fondamentale di coloro che, consacrandosi, scelgono di seguire il Signore «in modo speciale, in modo profetico» (cfr. A. Spadaro, «Svegliate il mondo!». Colloquio di Papa Francesco con i Superiori generali, in «La Civiltà Cattolica» 165 (1/2014), 5).

La chiamata di chi ha consacrato la propria vita al Signore ha una sua specifica configurazione. Diceva Papa Francesco nella Giornata Mondiale della Vita Consacrata. sei anni orsono: «Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto: è bello pensare così alla nostra vocazione! Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie» (Omelia, 2 febbraio 2014).

E nel 2018, all’omelia della celebrazione dell’Eucarestia in San Pietro, Papa Francesco stupendamente aggiungeva: “Voi Consacrati siete l’alba perenne della Chiesa” (Omelia, 2 Febbraio 2018).

 

Attualità degli obiettivi proposti nell’Anno della Vita Consacrata

 

Ricordiamo, infine, quanto disse il nostro Cardinale Arcivescovo, nell’Omelia per la Giornata della Vita Consacrata nel 2016; anche perché, riferendosi allora alla chiusura dell’Anno della Vita Consacrata,  ha  opportunamente  invitato i Religiosi “a fare un esame di coscienza di come hanno risposto agli obiettivi” prefissati – e sempre attuali –  di:

– Grata memoria (guardare al passato con gratitudine): «Sia l’Anno della Vita Consacrata un’occasione anche per confessare con umiltà, e insieme con grande confidenza in Dio Amore (cfr 1 Gv4,8), la propria fragilità e per viverla come esperienza dell’amore misericordioso del Signore; un’occasione per gridare al mondo con forza e per testimoniare con gioia la santità e la vitalità presenti nella gran parte di coloro che sono stati chiamati a seguire Cristo nella vita consacrata».

 – Ascolto di ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa (vivere il presente con passione): «La domanda che siamo stati chiamati a rivolgerci in questo Anno è se e come anche noi ci lasciamo interpellare dal Vangelo; se esso è davvero il “vademecum” per la vita di ogni giorno e per le scelte che siamo chiamati ad operare. Esso è esigente e domanda di essere vissuto con radicalità e sincerità».

– Guardare con coraggio a quanto oggi ci è chiesto (Abbracciare il futuro con speranza): «La speranza di cui parliamo non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cfr 2 Tm 1,12) e per il quale «nulla è impossibile» (Lc 1,37). È questa la speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, coscienti che è verso di esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a fare con noi grandi cose».

“Ma ciò che caratterizza la vocazione del profeta, come pure quella del Signore secondo il Vangelo di Gesù a Nazareth – ha aggiunto l’Arcivescovo –  è l’aprirsi ai confini più lontani. Siamo chiamati a vivere la consacrazione nella prospettiva della missione.

Con i tratti dell’umiltà, del disinteresse e della beatitudine, come ha detto Papa Francesco in questa Cattedrale, dobbiamo edificare una Chiesa in uscita per incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo nella loro spesso fragili sofferenti condizioni di vita.

Ci ha insegnato il Papa: “L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti” (Evangelii gaudium, 49)» (Discorso al Convegno Ecclesiale Nazionale, 10 novembre 2015).

E più avanti ci ha esortati così: “Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, “zoppi, storpi, ciechi, sordi” (Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo”.

              Concludeva il nostro Arcivescovo: “Vi esorto ad assumere queste prospettive anche nella vostra presenza come Consacrati e Consacrate nella nostra Città e nella Chiesa fiorentina. Nella consapevolezza che tutto questo chiede una conversione, spirituale prima ancora che pastorale”.  (cfr. Giuseppe Card. Betori, Omelia nella Cattedrale di S. Maria del Fiore, 31 Gennaio 2016).

                 Un invito sempre più attuale per noi più di 1500 Consacrati dell’Arcidiocesi fiorentina, tra religiose e religiosi, monache ed  eremite, monaci e  Consacrati in Istituti Secolari, presenti in quasi 200 Comunità

(*) Delegato Arcivescovile per la Vita Consacrata