Firenze

Quaresima, card. Betori: «Evitare il raffreddamento della Carità»

«Dopo il grigio immaginarmi polvere, che nuovo e caldo fremito pensare che le anime saranno allora accanto senza ostacoli e questa stessa polvere – la mia e la tua mescolate – danzerà nel vento e brillerà nel sole e avrà dall’acqua, come al tempo dell’origine, un così gaio slancio verso la vita!». È questa la poesia di Margherita Guidacci (di cui alla Certosa, nei giorni scorsi, un convegno ha ricordato i venticinque anni dalla morte) che l’Arcivescovo di Firenze ha citato durante la celebrazione in Duomo.

«Abbiamo bisogno – ha affermato Betori – di ricuperare quest’ottica pasquale nella quotidianità della vita di fede, che troppe volte, anche per nostra colpa, rischia di apparire agli occhi del mondo come una rinuncia alla vita e non come la sua più piena attuazione». In quest’ottica vannoi lette anche le opere quaresimali: l’elemosina, la preghiera, il digiuno. Digiuno, ha sottolineato, che «non va confuso con una qualsiasi pratica di ascesi, che molti sono pronti a fare oggi per migliorare le proprie condizioni corporee. Il digiuno cristiano è invece riconoscimento che anche il nostro corpo è un dono di Dio e che il nostro corpo non è tutto. L’imposizione del limite, al cibo o a qualsiasi altro beneficio corporale, significa riconoscere che siamo creature e che la nostra esistenza non è nelle nostre mani ma in quelle del Creatore. Noi siamo più delle cose, perché noi siamo figli di Dio».