La visita di Papa Francesco è avvenuta a cinquant’anni dal funerale di don Milani a Barbiana, nel giugno del 1967, il cui senso fu colto dall’architetto Giovanni Michelucci in questi termini: «…questo senso sacro, importante, immenso, che investiva tutto, anche la campagna. Tutto si era fermato in attesa di questo avvenimento. All’ultimo, mi accorsi, che noi presenti, un centinaio di persone, c’eravamo disposti in circolo intorno alla fossa. Un cerchio perfetto. Allora capii la forma della chiesa, quale poteva essere quella nata nei nostri animi. Se ciascuno di noi avesse avuto una pietra, l’avrebbe messa così, come noi, nel nostro stesso posto, costruendo appunto questo grande cerchio». Nel grande cerchio dello scorso 20 giugno don Torquato mancava fisicamente. Ma in tanti, negli anni, si erano domandati dove fosse finito, voltando pagina. Forse perché nelle lettere e nelle biografie di don Milani era definito il «vecchio priore» di Barbiana. Era facilissimo cadere nell’idea che fosse anziano quando lasciò il testimone di Barbiana a don Lorenzo, il 6 dicembre del 1953. E invece tra i due correvano solo cinque anni di differenza. Don Torquato era del 1918, don Lorenzo del 1923. Don Torquato aveva dunque 35 anni quando don Lorenzo vedendo la chiesetta di Sant’Andrea, raggiunta con fatica, e i casolari sparsi tra i campi e tra i boschi, si mise a piangere, prima di cogliere in quel destino che, in qualche modo, condivideva con don Torquato, prete contadino, le indicazioni per il futuro, una prospettiva oltre l’amarezza, una luce che attraversò quel «diamante duro e trasparente» che lui era. Per alcuni giorni «il vecchio» don Torquato condivise la canonica e il popolo col nuovo priore. «Per un paio di giorni don Mugnaini – ricorda Michele Gesualdi nel suo ultimo libro – lo accompagna casolare per casolare a conoscere le famiglie», convinto che il confratello sarebbe rimasto poco a Barbiana. «Non si preoccupi – disse a Eda Pelagatti, la “perpetua” di don Lorenzo ribattezzata ministro dei rapporti col popolo – Lo terranno quassù tre ore, poi gli daranno una delle tante parrocchie vuote che ci sono in città. Vede, io vado via volentieri perché ho il babbo che non sta tanto bene e su questi poggi è un problema curarlo, però non l’ho chiesto io di andare via, sono loro che me l’hanno proposto perché qui ormai è rimasta poca gente». Accogliendo la richiesta di trasferimento di don Torquato, la curia aveva deciso la chiusura della parrocchia di Sant’Andrea a Barbiana, spopolata. La lasciarono invece aperta per don Milani. «Il vecchio priore e la sua famiglia» come scrive Neera Fallaci in «Dalla parte dell’ultimo», partirono da Barbiana il 15 dicembre («Il Priore vecchio e famiglia sono partiti oggi», scrive don Lorenzo alla mamma). Nel carteggio della madre di don Milani, Alice Weiss, è conservato un biglietto del mese successivo, il 4 gennaio del ’55: «Ieri ero andata in visita e è arrivato don Mugnaini , quello di prima di Barbiana che gli hanno raccontato di Lorenzo – un po’ ammirato e un po’ geloso di quello che ha saputo!». Una gelosia buona. Don Torquato informa il confratello delle tasse da pagare, lo rifornisce di olio e bestiame, sta accanto a don Lorenzo quando due pullman della sua ex parrocchia di San Donato a Calenzano vanno a trovare il nuovo priore, a cui viene da piangere e scappa.