Firenze
Casa Paolo VI, il regalo del Papa a a Firenze dopo l’Alluvione del ’66
La cerimonia in ricordo del dono di Papa Montini, si è svolta venerdì 1 aprile, nella restaurata cappella della Casa per Anziani Paolo VI, con una solenne Messa celebrata dal Cardinale Giuseppe Betori, su invito della madre Superiora, Suor Giorgina Alberghini, e dell’Associazione Firenze Promuove, alla presenza di numerosi ospiti, visibilmente emozionati, e delle autorità cittadine. Tra cui l’Assessore al Welfare del Comune di Firenze, Sara Funaro, e il Gonfalone, che da 50 anni porta in bella mostra la Medaglia d’Oro del Concilio Ecumenico Vaticano II, apposta personalmente dal Beato Giovambattista Montini, a sorpresa, la notte di Natale del ‘66, unico Gonfalone e città al mondo ad avere questo onore. «Prima di prendere congedo da voi – disse Papa Paolo VI – vogliamo apporre al labaro della vostra Città, il segno dell’onore che merita da parte nostra: mettiamo l’onorificenza del Concilio nel suo esemplare in oro perché resti memoria di questa venuta e segno della nostra devozione alla città e di tutti i nostri auguri a chi la dirige e la amministra, e a tutti i cittadini di Firenze». Il Cardinale Betori, nella sua omelia, ha sottolineato «l’affetto e l’amore che Paolo VI, prima di Francesco, ha avuto per Firenze e i fiorentini, non solo venendo a celebrare la Messa di Natale nella nostra Cattedrale, ma lasciando alla città un dono significativo: una Casa per Anziani, che porta il suo nome, a dimostrazione della sua vicinanza a tutta la comunità, ed in particolare agli anziani, che tanto soffrirono, forse più di tutti, le conseguenze di quel tragico evento. Un segno tangibile dell’attenzione che la Chiesa e i Papi del Novecento hanno sempre avuto verso gli anziani». Paolo VI partecipò infatti in maniera profondamente commossa al dramma dell’Alluvione, soffrì insieme alla città ferita. E nella sua visita scosse emotivamente i fiorentini dando loro un nuovo stimolo per reagire alla tragedia. L’omelia del futuro Beato fu un inno alla speranza. «Firenze quest’anno ci è apparsa come la più invitante stazione del Nostro notturno Natale. Siamo qua venuti – disse – perché la vostra prova Ci ha chiamati, Ci ha quasi obbligati a venire nel giorno della tenerezza e della fortezza dell’amore, per piangere con voi. Si fiorentini, ai cento titoli che voi potete avanzare per la Nostra stima, un altro titolo si è aggiunto: il vostro dolore, così grande, così singolare, così fiero e così degno». «E dicendo bravi agli altri – proseguiva Sua Santità, annunciando il suo dono – saremo felici, se ci sarà dato di lasciare in un’opera di assistenza, ai più bisognosi della popolazione fiorentina, il segno, per quanto simbolico e modesto, dell’amore che rimane, e della speranza che rivive». L’impegno preso da Paolo VI, fu immediatamente mantenuto. Pochi mesi dopo la sua visita, inviò infatti al Cardinale Ermenegildo Florit, Arcivescovo di Firenze, ben 300 milioni di lire in contanti, quasi un miliardo di euro, per realizzare ex novo la struttura per anziani, di via Cimabue. La costruzione dell’edificio fu affidata all’Ing. Galliano Boldrini, uomo di fiducia del Cardinale, e fu seguita in tutte le sue fasi dal Vaticano, anche con visite al cantiere da parte del Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana, Mons. Giovanni Benelli. Con gli interessi maturati sulla somma, depositata in banca, Papa Montini fece invece costruire la nuova parrocchia dietro la Paolo VI. La Casa per Anziani, gestita da 45 anni dalle Suore Figlie della Carità, composta all’epoca da 31 piccoli appartamenti e da 72 camere a due letti, una cappella, un refettorio, sale di ricevimento e di riunione, un ambulatorio, un’infermeria, e un ufficio postale (trasformato negli anni ’80 in un grande auditorium), fu inaugurata il 12 luglio 1970, dal Cardinale Florit e dall’Arcivescovo Giovanni Benelli. «Appena due anni fa, il 25 Aprile 1968 – affermò Mons. Benelli – fu posta la prima pietra, su un’area di edifici resi inabitabili dalla tremenda inondazione. Ora si erge una moderna costruzione di otto piani. Non è un ricovero: va detto subito. Piuttosto un condominio, un modernissimo albergo, ma anche questo è inesatto. Ha ragione il Signor Civai, un ospite, quando intervistato ha risposto: ‘la nostra è una famiglia, una grande famiglia, di cui la Superiora è la mamma, la mamma di tutti». Da allora, spiega il Direttore Antonio Magri, sono state tante le ristrutturazioni realizzate sull’edificio per rispondere alle nuove esigenze degli ospiti, oggi soprattutto persone non autosufficienti. Una struttura all’avanguardia, dotata di un personale specializzato, che continua a mantenere vivo «il ricordo e la testimonianza dell’Amore di Papa Giovanni Battista Montini, attraverso quello spirito di cura dell’anima e del fisico che da sempre la contrassegna».