Claudio, tipografo cinquantaduenne di S. Donato a Livizzano; Raffaello, bancario di quarantanove anni, di S. Vincenzo a Torri; Stefano perito meccanico di sessant’anni, ma con una impresa propria, di S. Giovanni Evangelista a Empoli; Guido di cinquantotto anni, medico a Careggi, di S. Andrea a Montespertoli e Luciano, del Preziosissimo Sangue dirigente in una azienda, sono arrivati per tempo in Cattedrale nella Solennità del Battesimo del Signore, perché scelti per il servizio alla Chiesa locale nella diaconia della Parola, della liturgia, della carità. A loro, domenica scorsa, il Cardinale Giuseppe Betori ha conferito l’Ordine del diaconato.Tutti sposati con figli, ancora impegnati nelle loro professioni, dopo il cammino di preparazione umana, spirituale, pastorale e teologica, sono ora abilitati a svolgere il loro servizio nelle comunità a cui verranno assegnati.Nella sua omelia l’Arcivescovo li ha esortati sottolineando che «Il proporsi nelle dimensioni del servizio della Parola, del servizio del culto e del servizio della carità, come segno di Cristo Servo – cari Claudio, Guido, Luciano, Raffaello e Stefano, sia un segno che animi nel cuore di tutti i fedeli lo spirito del servizio fraterno, nonché del servizio della Chiesa tutta verso il mondo». Perché alla base «di questi compiti nella comunità ecclesiale sta il vostro personale rapporto con Gesù Cristo». Infatti «ogni ufficio nella Chiesa non è mai una semplice funzione, un puro fare, ma l’espressione a vantaggio di tutti, un legame di fede che ci radica nel Signore, l’essere in Cristo».Parole dense di significato e cariche di responsabilità – non solo per il servizio che li attende, ma anche per la loro vita personale – che hanno accresciuto la loro trepidazione, nella consapevolezza che è Cristo che edifica e sostiene nell’esercizio autentico del loro ministero.C’è infine da sottolineare una caratteristica che va sempre più crescendo nei diaconi ordinati in questi ultimi anni, quella dell’affiatamento e del rapporto di amicizia che si crea fra di loro, accompagnata dalla loro disponibilità a perseverare nelle relazioni anche e soprattutto all’interno della Comunità diocesana del diaconato. Ciò rappresenta una ricchezza per il dialogo, il confronto e lo scambio di esperienze e attività, ma soprattutto di umanità. Roberto Massimo