Firenze

Corpus Domini: «L’Eucaristia contesta la logica che domina il mondo»

Giovedì 4 giugno, festa del Corpus Domini. I fedeli presenti alla messa presieduta da Cardinal Betori si apprestano ad uscire dal Duomo per la processione.Sulle scalinate, ad attendere, una folla di curiosi, per lo più turisti, con i cellulari pronti a filmare e scattare foto. Qualcuno mormora che forse stanno girando ancora, all’interno, il film di Ron Howard. La curiosità è molta, la cultura scarsa. Si apre il portone e la processione ha inizio. Escono i rappresentanti delle confraternite, gli ordini ed i rappresentanti di alcune parrocchie. Intorno si fa silenzio. Il Corpo del Signore è portato da Cardinal Betori  racchiuso in un ostensorio sottostante un baldacchino. L’immagine è regale e trasmette la verità tra i curiosi, c’è chi spiega: «oggi si celebra la reale presenza di Cristo nell’eucarestia», quasi come se le parole dell’omelia avessero raggiunto la piazza. «Lo spezzare il pane e il condividere il calice del vino – aveva detto poco prima l’Arcivescovo in Cattedrale – è presenza reale dell’evento della croce di Cristo: il pane che tra poco consacreremo è davvero corpo di Cristo e il vino è davvero sangue di Cristo. Ce lo ha detto egli stesso nel vangelo: “Questo è il mio corpo … Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”».La processione scorre, passano i rappresentanti di Misericordie, Unitalsi, Terz’Ordini, associazioni, confraternite. Uno spazio speciale è riservato ai bambini che hanno fatto quest’anno la Prima Comunione. Poi anche religiosi e religiose, Ministri straordinari della Comunione, lettori e accoliti, seminaristi, diaconi, presbiteri, Cavalieri del Santo Sepolcro e dell’Ordine di Malta.La processione è guidata da colonnine che sorreggono splendidi mazzi di rose bianche. Il percorso che segnano porta in Via Calzaiuoli per poi girare in Piazza Signoria e terminare in Piazza San Firenze davanti la chiesa del Santo Filippo Neri, in festa, quest’anno, per il cinquecentesimo dalla nascita del Santo. Qui le luci delle candele, il Te Deum e l’Eucarestia fanno dell’intera piazza un luogo di preghiera. Anche i curiosi, all’inizio vivaci, si rimettono a quel rispettoso silenzio che impone l’altissimo momento. La curiosità è diventata desiderio di far parte di un momento che ha coinvolto gli spiriti di chiunque fosse presente, fedele o curioso, credente o ateo. Il Corpo di Cristo era in quella Piazza, per noi e per tutti. Una presenza che ci parla del dono: Gesù è insieme il sacerdote e la vittima che offre in sacrificio se stesso. «In questa prospettiva riusciamo a cogliere quanto sia profonda la contestazione che l’Eucaristia esercita verso la logica che domina il mondo. Il nostro, infatti, è un mondo che pensa che l’unione possa raggiungersi mediante il confluire degli interessi, coagulati magari attraverso la manipolazione e la massificazione delle coscienze. Le cose e i desideri dovrebbero unire le persone, secondo una prospettiva materialistica che si dimostra assai fragile e che sta all’origine della frantumazione sociale da cui deriva la crisi sociale dei nostri giorni. E non è forse l’incapacità di donarsi fino in fondo ciò che motiva la fragilità delle nostre famiglie, il cui indebolimento scientemente perseguito dalla società contemporanea, lungi dal creare condizioni liberanti per i singoli, costituisce il presupposto della perdita di significato dello stesso progetto coniugale e genitoriale? E non è sempre l’emarginazione del dono a vantaggio dell’interesse e dell’utile ciò che anima un’economia centrata solo sul profitto, che nega un lavoro dignitoso per tutti e in cui aumentano le situazioni di scarto sociale e i divari tra le condizioni di ricchezza e quelle di povertà tra i popoli e gli individui? Portando l’Eucaristia nelle strade e nelle piazze della nostra città, noi portiamo questa testimonianza e questo severo richiamo».Un mistero di fede che non si accontenta di una adesione intellettuale: ecco perchè «…andare per le strade e le piazze della città mostrando a tutti la nostra fede nell’Eucaristia vuol dire anche impegnarci a trasformare questa città nell’orizzonte di quel dono di sé che il sacrificio eucaristico realizza in Gesù e chiede che si realizzi in noi. La nostra partecipazione all’Eucaristia travalica così il piano puramente rituale e si configura come condivisione con Gesù di quella logica del dono sacrificale, con cui egli ha vissuto la sua croce e con cui dobbiamo fare di tutta la nostra vita un’offerta vivente per i fratelli e per la loro riconciliazione».