Firenze

Scuola di Evangelizzazione: intervista a padre Daniel Ange

di Francesca Lippi

«La mia storia, vuole sentire la mia storia? Cosa faccio tutto il giorno?» Si apre così, con una battuta, la chiacchierata con Daniel Ange e il seguito della nostra conversazione è un’escalation di candore disarmante e d’amore elargito a piene mani. «A dodici anni ho avuto la chiamata, la voce del Signore è arrivata nel mio cuore e mi ha chiesto di servirlo, di servire la chiesa e dare  tutta la mia vita per il regno dei Cieli». Era molto piccolo…«No, no, ci sono molti religiosi che hanno udito la loro chiamata a dieci, dodici anni, è un tempo di grazia per gli adolescenti».Lei è andato a scuola con il re Baldovino del Belgio?«Ah, ma questo è molto confidenziale! Sì, siamo andati in questa piccola scuola svizzera…Baldovino era molto simpatico».Quali erano i suoi giochi da bambino?«Quelli di tutti i bambini, pallone e sci, sciavo molto».A diciassette anni è entrato nei monaci benedettini? «Ma lei sa già tutto! – Ride. – Sì, sono stato nel monastero di Claveaux in Lussemburgo, qui ho scoperto la bellezza della liturgia e la glorificazione del Signore, nel canto, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni».Poi ha fatto l’eremita per qualche anno?«Sì, ma prima sono stato in Ruanda, per tredici anni, ho ricevuto la grazia, la felicità di vivere con  questo bellissimo popolo, in un’isola del grande lago Kivù, dove lavoravo come falegname e dove ho fondato una fraternità di vita monastica. Dopo il mio soggiorno in Ruanda, sono tornato in Europa, ed ho scoperto una gioventù senza punti di riferimento, ho visto tanta disperazione e per me è stato un trauma tremendo. Mi sono interrogato con una domanda terribile: cosa posso fare per aiutare questi giovani? Innanzitutto pregare, “ma Signore che vuoi che faccia di più per sostenere questi ragazzi?” chiedevo. Più siamo soli con Dio e più si sente la disperazione di chi amiamo, è nel cuore di Gesù che si sente battere tutti gli SOS dell’umanità».E dopo, cosa è successo?«Dopo l’eremitaggio, il mio padre spirituale ha detto che dovevo aspettare un segno del Signore, per cambiare la mia vocazione, non completamente, ma indirizzarla verso una nuova tappa e un piccolo segnale è arrivato. Martine, una giovane appena diciassettenne, mi ha scritto una lettera chiedendomi di andare nella sua scuola, perché “avevano tutto meno che l’essenziale” e mi ha implorato di non abbandonarli. Il giovane vive in un pianeta, la chiesa in un altro, avevano bisogno d’incontrarsi e, quindi, dovevamo stabilire un contatto, il giovane cristiano ha un piede nel pianeta chiesa e uno in quello della gioventù. Ho capito che  il modo per entrare in contatto con i giovani è quello d’irraggiare la luce e la Gioia di Gesù, di essere cittadini della Chiesa e del Cielo».Lei, Daniel Ange, è ancora un po’ bambino dentro…«Mais oui, grazie a Gesù. Ho cominciato dei giri di evangelizzazione nelle scuole, duravano due settimane e poi tornavo nel mio eremo, in montagna, per un altro breve periodo, è andata avanti per un po’; durante questi giri ho visitato molti giovani in carcere, senza sacerdozio è impossibile dare i sacramenti, io potevo annunciare Gesù, ma non potevo andare oltre e l’evangelizzazione era molto frustrante, perché incompleta, allora il mio vescovo ha detto che per me era giunta l’ora di ricevere il sacerdozio di Gesù, la mia evangelizzazione in questo modo diventava pienamente operativa. Ho ricevuto la grande grazia del  sacerdozio del Signore, a Lourdes, durante il congresso internazionale eucaristico, doveva esserci il servitore di Dio Giovanni Paolo II, ma questi era ricoverato al Policlinico Gemelli, poiché aveva subito un attentato il 13 maggio 1981, allora è stato il suo legato Gantin dal Benin che mi ha dato il sacerdozio. Dopo è arrivata la fondazione della scuola Jeunesse Lumière 23 anni fa».Quanti ragazzi hanno frequentato questa scuola?«Circa seicento, di cinquanta diversi Paesi del mondo, tra questi 280 si sono sposati e 25 sono sacerdoti o diaconi, 60 sono entrati nella vita religiosa e proprio oggi, in Canada, un giovane che ha frequentato la scuola con Gianni (Gianni Castorani, il fondatore della scuola italiana) viene ordinato sacerdote».Come si struttura Jeunesse Lumière?«È una scuola per formare i giovani in tutta la loro vita: umana e spirituale. Una scuola di felicità, per radicare la loro vita nel Vangelo. Innanzitutto volevamo formare gioiosi, coraggiosi apostoli, dopo la scuola ognuno segue la sua vocazione con il sacerdozio o il matrimonio. Ogni giovane poi opera nel proprio Paese e nella sua diocesi: in parrocchia, comunità, movimento. Questa scuola è un grande sogno, è la realizzazione di un sogno».Ora cosa ha intenzione di fare? Non mi sembra una persona capace di stare ferma.«Oggi ho un sentimento di profonda gioia, per questa scuola che è un dono di Dio e che si trova in diversi Paesi nel mondo: una in Polonia, una in Francia, una in Italia, e in tutti i paesi i giovani che hanno frequentato fanno sbocciare altre realtà di tipo diverso, in relazione al loro carisma ed in piena libertà».Non mi ha risposto: d’ora in poi si fermerà?«No, anche in Cielo continuano a lavorare …».Qual è l’augurio che vuol fare ai giovani?«La grande gioia di amare Dio ed essere amati da lui si raddoppia, se si riesce a donare questa gioia agli altri, attraverso l’evangelizzazione ci sono la felicità e l’amore, perché l’amore è la felicità».