Firenze

Lo «sviluppo a Nordovest», tra cemento e interessi

di Giovanni Pallanti

Il progetto Fondiaria nacque nel 1980 con la giunta del sindaco Elio Gabbuggiani che durò fino al 1983. Inizialmente fu dato dall’assessore all’urbanistica Franco Camarlinghi il compito di studiare l’espansione di Firenze a nord ovest all’architetto italo-argentino Thomas Maldonado. I contatti tra la giunta Gabbuggiani e la vecchia dirigenza Fondiaria furono improntati ad una reciproca cordialità, essendo ipotizzabile uno sviluppo della città nella direzione di Sesto Fiorentino.La Fondiaria, storica società assicuratrice fiorentina, era a quel tempo in mano ad un gruppo di finanzieri e imprenditori fiorentini che avevano nell’avvocato Castelnuovo Tedesco il loro leader più rappresentativo e in Sergio Chiostri il braccio operativo. La Fondiaria immaginando che il progetto sarebbe rapidamente decollato acquistò tutti i terreni che erano contigui alle aree già di sua proprietà. L’investimento, in termini di miliardi, fu cospicuo. Nel 1983 quando il progetto aveva cominciato a mettere le gambe ci fu, in Palazzo Vecchio, il cambio di maggioranza. Subentrò una giunta di pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli) guidato dai sindaci repubblicani Sandro Bonsanti e Lando Conti, tutti e due molto vicini al senatore a vita Giovanni Spadolini. L’assessore all’urbanistica era il democristiano Gianni Conti, che procedette allo studio e all’elaborazione dei progetti. Nel frattempo iniziava il processo di deindustrializzazione di Firenze: la Fiat lasciava lo stabilimento di Novoli e chiedeva una permuta edilizia dell’area industriale di sua proprietà. Da questo momento il progetto della nuova periferia fiorentina venne chiamato «Fiat-Fondiaria» pur essendo le due aree non contigue e di diversa proprietà, ma ambedue facenti parte dello sviluppo rubano a nord ovest del centro storico.Nel 1985 le elezioni furono vinte da una coalizione di sinistra aperta ai liberali (Pci, Psdi, Psi e Pli). Sindaco fu eletto Massimo Bogianckino e vicesindaci il comunista Michele Ventura e il socialdemocratico Nicola Cariglia. Questa giunta, di cui era assessore all’urbanistica il comunista Stefano Bassi, andò d’amore e d’accordo sia con la Fiat che con la Fondiaria fino a che, alla vigilia dell’approvazione delle lottizzazioni da parte della maggioranza di sinistra che governava Firenze, giunse la telefonata dell’allora segretario del Pci Achille Occhetto che bloccò l’approvazione di quanto deciso della giunta Bogianckino da parte del Consiglio comunale. Il tutto provocò un vero e proprio terremoto nei quadri dirigenti della sinistra, determinando il ritiro dalla militanza attiva dell’assessore all’urbanistica Bassi e la scomparsa politica del segretario della federazione fiorentina del Pci, Paolo Cantelli.Nel 1990 le elezioni comunali furono vinte dalla Dc, il che consentì la formazione di una giunta composta da Dc, Psi, Pri, Psdi e Pli. Fu eletto sindaco il socialista Giorgio Morales e vicesindaco il democristiano Gianni Conti. Dal 1992 al 1995 diventò vicesindaco chi scrive quest’articolo. Sostanzialmente il progetto Fiat-Fondiaria rientrò nel nuovo piano regolatore generale della città di Firenze che fu redatto dal professor Marcello Vittorini sotto la responsabilità politica dell’assessore all’urbanistica, il repubblicano Alfredo Franchini. Evidentemente in tutti questi passaggi ci sono stati avvicendamenti nella guida del colosso Fondiaria: il più significativo è il passaggio di proprietà dal gruppo storico fiorentino, che un tempo faceva capo all’avvocato Castelnuovo Tedesco, all’imprenditore «neomilanese» Salvatore Ligresti. In una città affamata di affari come Firenze è stato già un mezzo miracolo avere inserito il piano Fiat-Fondiaria nell’ambito del Piano regolatore generale che le giunte Primicerio e Domenici non hanno sostanzialmente modificato. Con il Piano regolatore generale approvato ai tempi della giunta Morales si dette una minima organicità alla nascita di questa nuova periferia fiorentina. Con il tempo, dal 1995 ad oggi, sono caduti alcuni paletti di qualità che erano stati fissati dal Consiglio comunale per la realizzazione degli immobili. I risultati purtroppo si sono visti: quello che è nato a Novoli (università e palazzo di giustizia) non è estremamente brutto ma nemmeno bello. Si poteva fare dal 1995 ad oggi, forse, di più e meglio. Ora sembra che in questo progetto dove, assieme al cemento, corrono interessi di ogni genere, ci siano state delle cose sospette che avrebbero coinvolto alcuni esponenti della seconda giunta Domenici. La magistratura sta indagando sui rapporti tra Ligresti e questi pubblici amministratori. Il proseguo delle indagini e il tempo ci diranno che cosa è veramente successo.