Firenze

Cos’è la vita consacrata? La risposta in una tavola rotonda

di don Bruno Simonetto*

La Giornata della Vita Consacrata che si è celebrata il 2 Febbraio scorso, festa della Presentazione del Signore, con la solenne Celebrazione eucaristica in Cattedrale, presieduta dal nostro Arcivescovo, mons. Giuseppe Betori e concelebrata da una trentina di Sacerdoti religiosi e diocesani(durante la quale si sono anche celebrati i Giubilei di Professione delle Religiose della nostra Arcidiocesi), ha avuto un significativo seguito con la «Tavola Rotonda» che si è tenuta nel pomeriggio di domenica 6 febbraio, nell’Auditorium dei Padri Scolopi di Via Cavour, sul tema «La Vita Consacrata vista da…» La serie di testimonianze che si sono avute durante questo incontro, voluto dall’Usmi diocesana come ideale prolungamento della festa del 2 febbraio, è stata come una conferma di quanto il Magistero della Chiesa riconosce alla Vita Consacrata.«Vita Consacrata, vista da…»: da una Religiosa «indigena», suor Costanza Galli, Figlia della Carità (Primario del Reparto Cure Palliative del Centro Oncologico dell’Ospedale di Livorno) da Mauro Pagliai, padre di suor Costanza delle Sorelle Apostole della Consolata; da Pasquale Mennonna (Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale di Careggi e conoscitore del mondo delle Religiose, anche in virtù del suo prezioso servizio professionale); dal seminarista di Firenze Maurizio Pieri; da una Religiosa «di importazione missionaria», la Filippina suor Nimfa Abenir delle Francescane dell’Immacolata; da Maria Rita Graziano, giovane universitaria della parrocchia di Santa Maria a Novoli.Riportiamo in estrema sintesi i concetti / testimonianza espressi da costoro, rammaricandoci semplicemente perché non si è pensato di registrarne le voci per poterle far risuonare in platee più vaste di quella, pur numerosa, che c’era ad ascoltarli. Tanto le loro testimonianze sono state interessanti e davvero toccanti.

l Suor Costanza Galli ha comunicato tutta la sua gioia di essere Suora in un carisma d’Istituto, le «Figlie della Carità», che è davvero sulle frontiere del servizio più radicale dei poveri e dei sofferenti dell’umanità. «E le tante situazioni di condivisione del dolore di fratelli e loro familiari (si pensi, per esempio, alle sofferenze indicibili di mamme di bambini colpiti da tumore, ormai in fase terminale!) provati dal «male»«male» per antonomasia di chi viene ricoverato in un Reparto oncologico – ha assicurato – non fa che dare senso ancora più vero alla mia missione di vita donata agli altri». Lei, che pure aveva davanti una carriera eccezionalmente gratificante, ha la consapevolezza di avere «lasciato ogni cosa» per seguire il Signore e dare così senso ancora più alto alla sua esistenza di donna consacrata.

l Mauro Pagliai, padre di suor Costanza, ha raccontato in maniera davvero emozionata la «storia vocazionale» della figlia, maturata progressivamente, quando già su di lei si erano fatti in casa ambiziosi progetti di realizzazione familiare e professionale, date anche le eccezionali doti della figlia. Ma «il Signore ha vinto» ogni resistenza; e, alla fine, i primi a ringraziarlo per questo dono di una Suora pienamente realizzata sono stati proprio loro, papà e mamma.

l Testimone «qualificato» della Vita Consacrata (particolarmente nelle Famiglie religiose femminili) è il prof. Pasquale Mennonna, che Suore ne ha incontrate tante nella vita, a cominciare da Madre Quintilla Soligo (la Venerata Fondatrice delle Apostole della Consolata) che conobbe quando, ancora bambino, era in cura dal suo babbo, medico fra l’altro del Card. Elia Dalla Costa.La sapienzialità del prof. Mennonna, amante della scienza e dell’arte, in specie della poesia, è stata espressa con una toccante partecipazione, davvero «lirica». Il suo è stato come un «Magnificat» per il dono alla Chiesa e al mondo della Vita Consacrata, particolarmente della donna consacrata, icona autentica della bontà del Signore e della maternità della Chiesa.

l Il Seminarista di Firenze Maurizio Pieri ha riconosciuto che la sua vocazione al Sacerdozio, maturata lentamente negli anni, è dovuta in larga misura a «l’importante ruolo che hanno avuto le «Figlie della Carità» alla Scuola Materna «San Giuseppe» di Ronta, da lui frequentata; rapporto che è continuato anche dopo l’Asilo, fondamentale per la sua scelta definitiva di vita a servizio del prossimo». L’esempio di servizio amoroso delle «sue Suore» di Ronta, non solo all’Asilo ma anche nel ricovero di povere donne con disturbi psichici, insieme con l’esempio delle «Suore di Santa Marta» [con le quali Maurizio ha condiviso esperienze professionali all’Ospedale di Borgo San Lorenzo] gli ha fatto capire il senso di una vita donata agli altri per il Signore: «Sì – ha concluso -, perché per me loro [le Suore] erano e sono testimoni di vita, testimoni di vita nel Signore Gesù, che si esplica non soltanto nel rapporto personale con Dio, ma anche di dedizione totale verso l’uomo».

l Un’altra bella testimonianza è stata offerta da suor Nimfa Abenir delle Francescane dell’Immacolata, Filippina, e perciò una delle tante giovani Suore che costituiscono quella preziosa «missionarietà di ritorno» che consente ad Istituti «secolari» di continuare il loro servizio alla Chiesa nella nostra terra di origine, ormai inesorabilmente poveri di Vocazioni «del luogo».Cosa ha testimoniato sr. Nimfa? Intanto, che sentiva fastidio quando, prima che decidesse di consacrare al Signore la sua vita, le dicevano: «Perché non ti fai Suora?». E il Signore l’ha invece voluta «interamente sua». Ed ora vive felice la sua consacrazione, pur tra inevitabili difficoltà che la vita religiosa, come ogni vita nel mondo, comporta.

l Infine, la testimonianza misurata della giovane universitaria Maria Rita Graziano, della parrocchia «Santa Maria a Novoli». Ha dimostrato di aver capito tutto della Vita Consacrata quando, terminando il suo breve intervento, ha detto alle Sorelle che l’hanno a lungo applaudita: «Insegnateci ad essere innamorate di Gesù!».

Un’agape fraterna ha chiuso la bella giornata d’incontro fraterno, voluto per onorare le Sorelle giubilari dell’anno 2011, felici loro per prime della buona riuscita della festa.*Delegato Arcivescovile per la Vita Consacrata

Cosa dice il magistero: «La Chiesa ha bisogno di voi»

La tavola rotonda di domenica 6 febbraio ha voluto sottolineare con forza, in una serie di «testimonianze dal vivo», che la Vita Consacrata – come insistentemente ricordano i Documenti del Magistero ecclesiale (dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II, dove si afferma che «lo stato costituito dalla professione dei consigli evangelici appartiene fermamente alla vita e alla santità della Chiesa», all’Esortazione apostolica Vita Consecrata di Giovanni Paolo II, che definisce «la professione  dei consigli evangelici parte integrante della vita della Chiesa») – è dono misterioso del Signore che riguarda tutti, secondo quanto specifica ancora l’Esortazione apostolica citata: «La Chiesa non può assolutamente rinunciare alla Vita Consacrata, perché essa esprime in modo eloquente la sua intima essenza «sponsale» (…). C’è bisogno infatti di chi presenti il volto paterno di Dio e il volto materno della Chiesa, di chi metta in gioco la propria vita, perché altri abbiano vita e speranza. Alla Chiesa sono necessarie persone consacrate le quali, prima ancora di impegnarsi a servizio dell’una o dell’altra nobile causa, si lascino trasformare dalla grazia di Dio e si conformino pienamente al Vangelo»  (VC, 105).A seguire, si assicura che «la Chiesa intera trova nelle sue mani questo grande dono e, in atteggiamento di gratitudine, si dedica a promuoverlo con la stima, la preghiera, l’invito esplicito ad accoglierlo». «Perciò – si afferma ancora – è importante che Vescovi, Presbiteri e Diaconi, convinti dell’eccellenza evangelica di questo genere di vita, lavorino per scoprire e sostenere i germi di vocazione con la predicazione, il discernimento e un saggio accompagnamento spirituale. A tutti i fedeli si chiede una costante preghiera per le persone consacrate, perché il loro fervore e la loro capacità d’amare aumentino continuamente, contribuendo a diffondere nell’odierna società il buon profumo di Cristo (cfr. 2 Cor 2,15). L’intera Comunità cristiana – pastori, laici e persone consacrate -  è responsabile della Vita Consacrata, dell’accoglienza e del sostegno offerto alle nuove generazioni» (ivi, 105).Nell’Omelia che il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto nella festa della Presentazione del Signore, celebrata in San Pietro il 2 febbraio scorso, ha fra l’altro ricordato alle persone consacrate: «Viviamo oggi, soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali. Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso. La vostra azione apostolica, in particolare, cari fratelli e sorelle, diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza, “splendore della verità”. Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la “vita buona del Vangelo”».E in nostro Arcivescovo mons. Giuseppe Betori, così concludeva la sua omelia tenuta in Cattedrale nella stessa circostanza di Celebrazione per la Giornata Mondiale della Vita Consacrata: «L’offerta di sé è fondamento di autentica libertà, possibilità di vincere ogni male, fino alla morte. Questa pienezza di vita, cari fratelli e sorelle consacrati al Signore, ogni uomo e donna della nostra Città possa leggere sul vostro volto e nei vostri gesti». Bruno Simonetto