Fiesole
Fiesole, la lettera del vescovo Mario alla diocesi: “Il Signore Crocifisso è con noi”
Ecco il testo integrale della lettera.
Carissimi fratelli e sorelle,
La Croce del Signore oggi
Anche oggi chi muore nella solitudine ripete: “Dio mio, Dio, perché mi hai abbandonato?” E forse avverte che non sarà possibile chiedere poi il suo corpo e seppellirlo come fecero Giuseppe e Nicodemo con Gesù. Non mancherà però il Signore crocifisso, che ripete a ogni fratello crocifisso con lui : “Oggi, con me, sarai nel paradiso”.
Il Crocifisso è presente in chi è malato e la croce prende la forma di un letto in ospedale, o in una casa. Il Cireneo e la Veronica hanno il volto di medici, infermieri, familiari, che aiutano gli altri a portare la croce e nel loro cuore portano impressa l’immagine sfigurata dell’uomo dei dolori. In questa “strana” Via Crucis il Signore è presente in tutte le persone che lavorano rischiando la vita per gli altri. Sono tante in questo momento. E’ presente con la sua croce nelle nostre case, diventate ormai troppo anguste, nei giovani che non possono uscire, nei ragazzi che non possono giocare e andare a scuola. Il Signore fa sentire la sua croce in chi ha perso i propri cari, nei poveri che non hanno da vivere, in chi è senza lavoro e non sa come trovare il pane ai suoi figli… “Dio mio, Dio, perché mi hai abbandonato?”: il grido di Gesù crocifisso oggi è più che mai il grido di tanti crocifissi con lui. È un grido senza confini. È un dolore che attanaglia il mondo.
Con la tua santa croce hai redento il mondo
“Noi ti adoriamo, Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”. Non sarà facile ripetere queste parole. Ma le ripeteremo con la forza di chi crede sperando contro ogni speranza. Noi crediamo che la Croce di Cristo è sempre un mistero di salvezza. In questa settimana di Passionescenderemo più a fondo nel mistero del Venerdì santo. Ma noi sappiamo e crediamo che dopo l’eclissi del Venerdì pomeriggio, dopo il silenzio sordo del Sabato, non manca l’alba della Domenica, non manca la luce pasquale del Signore risorto.
In questo itinerario di fede ci accompagnano tutte le persone forti e fedeli che come Maria Maddalena e le donne non si rassegnano e continuano a cercare il Signore. Ci accompagnano Pietro (oggi papa Francesco) e l’altro discepolo (chiunque si sente “amato dal Signore”) che corrono verso il sepolcro vuoto. Ci accompagna soprattutto la Vergine addolorata, perché Gesù le ha detto “Ecco tuo figlio”. Ogni persona che soffre e che muore “è suo Figlio” e lei “sta sotto la croce” e non abbandona, misteriosamente fa sentire la sua presenza e prega per noi peccatori.
Non avremo la partecipazione fisica ai riti liturgici in chiesa, ma nessuno ci toglie la presenza del Signore crocifisso. Nessuno ci impedisce di prendere parte al mistero della Pasqua di morte e resurrezione. Il Signore sa come renderle feconda anche quest’anno, sia pure senza la gioia di poter cantare insieme l’alleluia nella notte santa. Il Signore è più forte del virus. Niente e nessuno ci potrà separare dal suo amore per noi.
“Risorgi, usciamo di qui! – ci ripete ancora il Signore del sabato santo – Tu in me e io in te siamo un’unica e indivisa natura. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te, uomo, ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano… Sorgi, allontaniamoci di qui”.
Il Signore risorto continua a posare la sua destra su ogni uomo che cade ai suoi piedi come morto, e continua a ripetere: “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi”.
Presenza misteriosa quella del Signore, ma unica presenza onnipotentein questo mistero del male che ci avvolge. La Pasqua è sempre un dramma, è sempre un mistero. Più che mai lo è quest’anno. Ma è sempre la Pasqua, il “passaggio del Signore” che salva.
Alcuni segni di vita nuova
Il libro dell’Apocalisse ci disvela uno scenario consolante, carico di sofferenza, ma illuminato dalla speranza. “Ecco l’abitare di Dio con gli uomini! Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhie non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate… Ecco, io faccio nuove tutte le cose… queste parole sono certe e vere… Ecco, sono compiute!”. Che cosa sta compiendo di nuovo il Signore per noi in questo suo “passaggio”? Solo il Signore lo sa fino in fondo. Non mancano tuttavia alcuni segni che anche noi già possiamo iniziare a toccare con mano.
Certamente stiamo imparando a prendere atto della nostra fragilità, a riconoscere che l’Onnipotente è uno solo. Anziché meravigliarci di morire, stiamo imparando a meravigliarci ogni mattina quando ci svegliamo e vediamo ancora la luce. Ogni giorno può diventare un luminoso mattino di Pasqua.
Certamente il virus soffoca l’io e ci ricorda che tutti siamo un noi.L’irresponsabilità di uno può ripercuotersi sugli altri. Forse questa pandemia ci sta insegnando a riflettere su come si propaga il male fin dall’origine del mondo. Ci insegna a riflettere anche sul propagarsi di tutti i virus che infettano emozioni, istinti, affetti, ragionamenti, vita spirituale… dei virus che ci narcotizzano la coscienza e ci fanno smarrire il senso della vita.
Assistere impotenti alla morte di tante persone in solitudine ci insegna ad apprezzare il dono della fede. “Credo la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. La fede ci cambia la vita, per non continuare ad affliggerci come quelli che non hanno speranza. Riteniamo importante e sacra questa vita mortale, ma, senza la fede e la speranza della vita eterna, il pensiero della morte e della sciagura ci seppellirebbe da vivi. Non diremo mai grazie abbastanza per il dono della fede e per la speranza nella vita eterna che illumina il presente.
In questi giorni è in atto anche una riscoperta della preghiera. Il pericolo crescente e la coscienza della nostra debolezza invitano a pregare.
Si riscopre l’importanza fondamentale della famiglia, il valore insostituibile degli affetti, la difficoltà nel saperli esprimere bene, la pazienza necessaria per coltivarli nel reciproco rispetto. Vicini e a giusta distanza: anche questo insegna. Noi cristiani abbiamo avuto la possibilità di trovare il tempo per pregare insieme in famiglia. Abbiamo scoperto il valore antico e sempre nuovo della “liturgia domestica”. Abbiamo sperimentato la famiglia come Chiesa domestica. Una esperienza da non dimenticare mai.
Inoltre poi la mancanza dei sacramenti ci fa sentire l’importanza della Messa, l’importanza di chiedere perdono incontrando personalmente il sacerdote che ci assolvemediante il ministero della Chiesa. Abbiamo sentito l’importanza delle esequie come segno di speranzacristiana.
Una caratteristica fondamentale di questi giorni è certamente l’ammirevole dedizione e il sacrificiodi medici, infermieri, operatori, volontari, pubblici funzionari, forze dell’ordine, impiegati nei pubblici esercizi… che rischiano la vita per aiutare il prossimo. Non c’è amore più grande di chi rischia la vita. Anche questo è Pasqua.
L’esperienza forte del dolore e del sacrificio personale crea in molte persone una profonda maturitàumana e spirituale. Solo chi ha sofferto può giungere alla maturità. Certi dolori si risolvono con l’antidolorifico, o al limite con lo psicofarmaco. Altri dolori trovano una soluzione solo nell’intimo più sacro della coscienza personale, quando germina l’esperienza del chicco di grano, che proprio morendo produce frutto. È l’esperienza del Servo di Dio, è l’esperienza stessa del Signore Gesù che misteriosamente è sempre vicino a chi soffre.
A vari livelli e in tanti modi è in atto una grande riscoperta della fede e una grande riscoperta dell’amore. Dell’amore vero, non astratto e non volgare. Dell’Amore (con l’A maiuscola) che ci ha insegnato Gesù nella sua Pasqua e su cui ci giudicherà per chiamarci in paradiso.
Sono alcune considerazioni e speranze che porto nel cuore. Molte altre certamente le conoscete e le coltivate voi. Il Signore crocifisso e risorto ci doni la grazia di viverle insieme.
I riti della Settimana Santa in tempo di pandemia
In questa prospettiva e con questa coscienza del mistero cerchiamo di vivere al meglio questi giorni santi e di beneficiare, come ci sarà possibile, dei riti che li caratterizzano.
Tenendo conto delle norme vigenti, delle indicazioni emanate dalla S. Sede, dalla CEI e particolarmente poi dai Vescovi della Toscana, si ricordano alcune indicazioni fondamentali, alle quali tutti dobbiamo fedelmente attenerci.
Un punto fondamentaleda tenere fermo e da osservare rigorosamente: evitare gli assembramenti, restare in casa. Questo ci è chiesto, questo dobbiamo fare. È un sacrificio, ma è anche l’atto di carità più necessario. Tutti i cristiani sono invitati a pregare in casa. Non mancheranno aiuti e sussidi di ogni tipo, come non manca la vicinanza (sia pure non fisica) dei sacerdoti.
L’invito per tutti è a pregare in casa: meglio se a famiglia riunita, ma anche da soli. È cosa buona partecipare devotamente alla S. Messa per televisione, specialmente a quella celebrata dal Papa, che meglio fa sentire l’unione con tutta la Chiesa. Ma è cosa buona, quando è possibile, anche connettersi con la propria parrocchia, in modo da sentirsi uniti alla propria comunità di appartenenza. È bene fermarci ad ascoltare la Parola di Dio, specialmente i racconti della Cena, della Passione e della Resurrezione del Signore. È bene pregare con il Rosario: prima i misteri dolorosi, poi, a partire da pasqua, quelli della gloria…
Tutti da casa possono sinceramente chiedere perdono a Dio e ricevere il perdono desideratoesprimendo con tutto il cuore il desiderio del Sacramento e quindi l’impegno di confessarsi quando sarà possibile.
Le chiese sono aperte. Chi uscendo per comprovate necessità passa davanti a una chiesa, entri liberamente e si fermi a pregare per tutti. Se c’è il sacerdote, rispettando le dovute misure di sicurezza può chiedere la S. Comunionee il perdono di Dio nella Confessione.
I riti saranno celebrati senza concorso di popolo. Suoneranno le campane, quando previsto, non per convocare l’assemblea, ma come segno per tutti e come invito a sintonizzarsi da casa.
Ogni sacerdote celebra in unione spirituale con tuttii fedeli e per tuttii fedeli, vivi e defunti. I sacerdoti celebreranno la S. Messa nelle medesime modalità e nei medesimi luoghi in cui hanno celebrato nelle ultime settimane. Dove sono due o più che vivono insieme o vicini possono concelebrare. Nella domenica delle palme e nel triduo sacro, data la peculiarità dei riti particolari, i celebranti possono essere aiutati da alcune persone strettamente necessarie. Ovviamente osservando tutte le regole di distanza e di sanazione previste per legge. Nella domenica delle palme e nel triduo sacro è previsto (con normativa del ministero dell’interno) che le pochissime persone chiamate dal parroco a svolgere un servizio liturgico possano fare una autocertificazione indicando il servizio da svolgere, l’orario e la chiesa (più vicina). I parroci ovviamente si atterranno a criteri obiettivi, evitando noiose preferenze di persone.
Un valido aiuto è dato dalla televisione: i vari canali stanno proponendo molti programmi di preghiera nelle diverse ore della giornata. Anche i social, se usati con sobrietà e saggezza, portano la parrocchia in casa e aiutano a sentirsi comunità riunita. [È bene tenere presenti le offerte dall’UCS della CEI. Inoltre si deve fare attenzione che per eventuali operatori, se necessari, valgono le stesse norme di prevenzione e di autocertificazione concordata col parroco].
La Domenica delle Palme. Ci mancherà molto la consueta festa diocesana con i bambini nella piazza di Figline. Alla domenica in cattedrale e nelle parrocchie, verranno benedetti solo i rami di ulivo dei ministranti presenti; non vi sarà quindi alcuna forma di distribuzione dei rami benedetti. Del resto l’importante in quel giorno non è l’ulivo, ma l’accoglienza a Gesù che entra in Gerusalemme… nei nostri paesi e nelle nostre case per celebrare la Pasqua con noi. Le nostre mani sono i veri rami benedetti che lo applaudono per accoglierlo con fede come salvatore.
La Messa del Crisma è rinviata a data conforme a quanto il Papa stabilirà per la Diocesi di Roma. Si conservano e si continuano a usare gli Oli benedetti lo scorso anno.
Il Giovedì Santo, la Messa della Cena del Signore sarà senza la lavanda dei piedi e non proseguirà con la conueta adorazione eucaristica. Tutti siamo invitati a qualche gesto (se vogliamo anche rituale) di carità sincera in famiglia. Soprattutto sono da offrire al Signore tutte le fatiche per assistere i malati e i poveri. È questo il vero significato della lavanda: il Signore che si fa servo, offrendo un servizio di accoglienza e di aiuto, chiede a tutti noi di fare altrettanto. Prima di essere un rito liturgico da chiesa, la lavanda è il comandamento nuovo da vivere in casa e col prossimo.
Il Venerdì Santo, durante la Celebrazione della Passione del Signore, nell’ultima invocazione della Preghiera universale si usi la formula indicata dall’Ufficio liturgico nazionale. L’Adorazione della Croce sarà fatta in forma semplice e senza il bacio.
Non si potranno svolgere le tradizionali Via Crucis, o altre manifestazioni popolari. È bene prendere parte alla Via Crucis presieduta dal Papa e trasmessa dalle reti televisive.
La Veglia Pasquale si celebrerà in cattedrale, nelle chiese parrocchiali o nelle chiese conventuali con il permesso del Vescovo; Si ometterà l’accensione del fuoco e non verranno celebrati i sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Dopo la benedizione dell’acqua si rinnoveranno le promesse battesimali. Quindi si celebrerà l’Eucaristia “senza il popolo”.
La Domenica di Pasqua la celebrazione della Santa Messa avverrà secondo quanto prescritto dalle norme liturgiche, “senza il popolo”. Non si benedicono le uova.
Si invitano tutte le chiese a suonare a festa le campane alle ore 12.00, come segno di annuncio della vittoria di Cristo sulla morte e segno di speranza per uomini e donne in questo tempo di smarrimento.
Il vescovo durante la Settimana santa…
In questi giorni sono rimasto in casa come tutti e in assoluta solidarietà con tutti, senza cercare privilegi. Ho mantenuto gli orari consueti. Il servizio ordinario si è riversato sul telefono, videoconferenze, mail ecc… Ho cercato di intensificare alcune attenzioni, soprattutto verso chi è più solo, ma certamente ho avuto molte omissioni, anche se non volute. Ho cercato di pregare di più e meglio. Sempre, fin dal primo mattino. Per tutti.
Durante la Settimana santa cercherò di continuare così, scendendo in cattedrale a celebrare i santi misteri senza il popolo, come indicato sopra.
Nella Domenica delle palme e nei giorni del Triduo Sacro invierò (anche tramite il sito diocesano) un brevissimo messaggio per far sentire un segno di comunione. Se vorrete, potete diffonderlo sui social e i sacerdoti che trasmettono la S. Messa possono inserirlo all’inizio della celebrazione, per sentirci davvero, come ci ha ricordato anche papa Francesco, tutti sopra la stessa barca.
Ho ricordato le famiglie. Vorrei ora mandare un abbraccio particolare, colmo di riconoscenza, a tutti sacerdoti, ai diaconi, a tutte le persone consacrate.
Pregate anche per me. Io benedico tutti voi con grande affetto e con tanta speranza.
Cristo Crocifisso, il Signore risorto, è con noi.
+ Mario, Vescovo