Fiesole

Da Cascia a Toronto, ecco come i giovani fiesolani vivono la Gmg

DI SIMONE PITOSSI

Ci sono i pellegrini che sono a Toronto per vivere da protagonisti la Giornata della gioventù. Ci sono poi i tantissimi giovani diocesani che, rimasti a casa, vivranno l’incontro con il Papa in diretta via satellite da Cascia di Reggello. Ma, non ci sono solo loro. Se la Gmg canadese sarà un successo una parte del merito sarà dei volontari che a Toronto hanno preparato l’avvenimento nei minimi particolari.La storia di questo lavoro oscuro, dietro le quinte, di chi vive l’incontro con il Papa lavorando perché gli altri trovino tutto a posto a accogliente ce la racconta Massimo Mariottini di Panzano in Chianti, unico volontario della diocesi di Fiesole a Toronto. Massimo, architetto di 30 anni, nella città canadese è insieme ad altri otto giovani volontari toscani. Lo raggiungiamo via telefono martedì 23 luglio intorno alle 16, le 10 del mattino in Canada (costa atlantica). «In questo momento – dice entusiasto – sono sul palco dove il Papa salirà sabato prossimo per l’incontro con i giovani».Massimo è alloggiato in un college universitario nel centro della città insieme ai pellegrini di altre nazionalità. «Sono arrivato – racconta – una settimana prima degli altri giovani, il 15 luglio. Per prendere contatto con la città, per cominciare ad organizzare le cose, perché i volontari servono proprio a preparare l’arrivo dei giovani pellegrini».I lavori? Sono i più vari. «Si va – spiega – dalla prepazione dalla sistemazione logistica alla predisposizione dello zaino del pellegrino, dal servizio di call-center al centralino all’accoglienza all’aereoporto. Talvolta ci sentiamo un po’ sballottati dal comitato canadese, comunque siamo qui per lavorare. In questo momento il nostro lavoro consiste nella preparazione dei pasti che serviranno per le celebrazioni del fine settimana che vedranno una grande partecipazione di giovani all’incontro con il Papa. Mentre ieri (lunedì, ndr) siamo stati all’aereoporto per l’accoglienza ai pellegrini che provenivano dall’Europa: abbiamo incontrato anche i giovani fiorentini. Ogni giorno abbiamo accolto almeno ventimila persone. È un impegno pesante ma anche coinvolgente perché così veniamo a contatto con molte persone che provengono da mondi diversi». Massimo racconta poi di aver sentito, subito dopo l’atterraggio, la delegazione fiesolana – ventidue giovani – guidata da don Gabriele Bandini.«Noi volontari – continua – siamo stati i primi “simboli” della Gmg a girare per le vie della città. Il clima, ovviamente, non è paragonabile a quello di Roma, due anni fa. Qui la gente solo ora sta cominciando a conoscerci e a capire che cosa sta avvenendo. Per il momento la Gmg è vista come un grande fenomeno mediatico: in tutti gli schermi della città, anche quelli pubblicitari, passano dei video sulla giornata dei giovani». I rapporti con le persone, spiega Massimo, sono «facilitati dal fatto che gli italo-canadesi sono veramenti tanti, circa 700 mila su una popolazione totale di oltre 2 milioni». Come riuscirai a vivere l’incontro con il Papa? «Non lo so. Solo alcuni dei volontari – risponde con un po’ di amaro in bocca – potranno vivere completamente gli appuntamenti clou della Gmg. La maggior parte di noi si dovrà accontentare di partecipare solo ad alcuni momenti. Ma, va bene così, è il nostro servizio». Comunque, questa esperienza rimarrà scolpita nella memoria di tutti questi giovani e anche in quella di Massimo. «Prima di tutto manterrò il bellissimo ricorso di questa l’esprienza. È bello intrecciare relazioni con la cultura di un altro continente. Alla fine – conclude Massimo, prima del saluto – da questa esperienza riceverò di più di quello che sarò riuscito a dare».E la spedizione dei pellegrini fiesolani come sta andando? A raccontarcelo è don Gabriele Bandini: «Tutto bene. Stiamo partecipando ai vari momenti che ci porteranno all’incontro con il Papa il 27-28 luglio. I giovani sono entusiasti e sentono il clima di festa e anche di impegno di questa Gmg». Cosa riporterete a casa di questa grande esperienza? «Il compito – risponde don Bandini – che ci darà e che, in parte, ci ha già dato il Papa nel tema: essere il sale della terra e la luce del mondo. I giovani cristiani devono ridare speranza a un mondo ferito per le tenebre del male».