Fiesole

La Veglia diocesana di preghiera per le vocazioniDon Franco Brogi: i giovani affascinati dalla Parola

DI LUCA CAPPELLI E SIMONE PITOSSILa Veglia diocesana di preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione viene celebrata questo sabato 12 aprile a partire dalle ore 21.15 presso il Santuario Maria Theotokos di Loppiano. Partecipa il vescovo di Fiesole Luciano Giovannetti. In continuità con il Piano Pastorale «E voi chi dite che io sia?» il tema della preghiera sarà «Tu sei il Buon Pastore». A partire dalle 22.30 inizia l’adorazione notturna cui prendono parte movimenti, associazioni e gruppi parrocchiali della nostra Diocesi. Sulla pastorale vocazionale in diocesi abbiamo intervistato don Franco Brogi, direttore del servizio diocesano vocazioni.Don Brogi, ha ancora senso oggi parlare di pastorale vocazionale?«Il Vangelo ci spinge ad una costante conversione al soffio dello Spirito di Dio, all’incontro con Gesù crocifisso e risorto, all’esperienza dell’amore del Padre. È proprio il Cristo a porci dinanzi all’imperativo di “rinascere dall’alto”; suo è l’invito a pregare “il padrone della messe, affinché mandi operai per la sua messe”. È sua l’iniziativa di chiamare “a sé quelli che egli volle, perché stessero con lui e per mandarli a predicare”. È ancora Lui ad invitare i due discepoli del Battista a seguirlo, dicendo loro: “Venite e vedrete. Ed essi andarono e videro dove abitava. E quel giorno rimasero con Lui. Era circa l’ora decima”. L’orizzonte entro il quale il Signore Gesù ci invita a concepire e vivere la vita cristiana è unicamente quello vocazionale. Non si dà infatti autentica vita battesimale se non al seguito di Cristo: non si può dire di “vivere” davvero se non lo si è incontrato, se non si è accettato di abitare con Lui, se non si è fatto l’esperienza di condividere con Lui, nel dono di sé, la propria vita. Il tema vocazionale è perciò inscindibilmente legato a quello della fede e quest’ultimo all’autenticità della vita che si respira nei gruppi, negli ambienti ecclesiali e nelle comunità formative».Sembra che tra i giovani ci sia una riscoperta del sacro. È vero? In che modo i giovani riscoprono la dimensione religiosa?«Molti di noi hanno fatto la personale esperienza, ed hanno potuto verificare, che l’incontro con il Signore, quando è autentico, approda naturalmente alla risposta vocazionale radicale, rinnovando anche nel cuore la percezione di aver trovato il senso della vita e il suo gusto genuino. Quanti giovani, negli anni, partecipando ai campi scuola, agli esercizi spirituali, seguendo un serio cammino di preghiera e di guida spirituale o, semplicemente affascinati dal gusto della Parola di Dio e dall’incontro con qualche chiamato o comunità di credenti, hanno percepito in modo personale lo scoccare della loro “ora decima”, e riconoscendo il Signore hanno desiderato sinceramente di convertirsi e di seguirlo per la via del sacerdozio o della professione religiosa…».In un tempo in cui la nostra società è letteralmente investita da messaggi di ogni genere come si può fare oggi un’efficace pastorale vocazionale per avvicinare i giovani?«L’esperienza ci insegna che più che la moltiplicazione delle iniziative è oggi richiesta la cura del “clima” evangelico delle nostre proposte e delle nostre relazioni all’interno della chiesa e nei confronti di tanti giovani che vivono ai suoi margini. Molti ragazzi e ragazze vengono infatti attratti da una pastorale giovanile, sempre più aggiornata, raffinata e coinvolgente, ma, tra di loro, sarà disposto a spendere la vita per il Regno di Dio, solo colui o colei che avrà davvero conosciuto l’amore di Cristo e ricompreso la propria esistenza alla luce del suo guardo. Le comunità di fede saranno, ancor oggi, affascinanti, se capaci di orientare a Cristo la vita delle persone, sopratutto per l’alto grado di comunione fraterna che esprimono al loro interno, per l’esercizio della carità vicendevole e del perdono reciproco che riescono a manifestare. È forse giunto il tempo in cui le comunità abbiano il coraggio di aprirsi all’accoglienza dei giovani individuando nuove strade e nuove propositività».Quali sono concretamente i progetti di animazione vocazionale in diocesi?«A noi educatori ed animatori della fede, famiglie, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici consacrati, battezzati, è richiesto, oggi più che mai, il coraggio di scegliere personalmente, di riproporre e di credere alla forza immutabile del Vangelo, conservando inalterate le sue esigenze alte e affascinanti, coinvolgendosi di persona nella ricerca del volto di Cristo e del compimento della sua volontà, sia attraverso la personale preghiera per le vocazioni, sia nel tempo dedicato all’adorazione dell’Eucaristia con le comunità, sia nello spazio concesso all’ascolto della Parola, alla gratuità delle relazioni interpersonali e all’accompagnamento spirituale dei giovani».Le parrocchie, le associazioni e i movimenti che tipo di lavoro possono fare?«Chi ha scelto Cristo e si è abbandonato al suo amore, soprattutto se prete, religioso o religiosa, non può trattenere per sé la gioia della sua chiamata, è coinvolto in prima persona nell’annuncio e nella proposta vocazionale. Come i primi discepoli con stupore, umiltà e coraggio è invitato ad assumersi la responsabilità di ripetere al cuore e alle orecchie dei giovani: “Abbiamo trovato il messia” e a condurli da Gesù e, conseguentemente, ad accompagnarli al Seminario o ad una comunità religiosa dove potranno verificare l’autenticità della loro vocazione».