DI ALESSANDRO ANDREINI«O beata Vergine Maria di Montenero, Stella del mare, unanimi ti imploriamo: guidaci lungo la traversata della vita fino al porto di ogni nostra speranza». È con queste commoventi parole della «Supplica alla beata Vergine Maria Madre delle Grazie di Montenero» che, sabato scorso 17 maggio, si è conclusa la solenne concelebrazione eucaristica durante la quale la nostra diocesi ha consegnato l’olio per la lampada che arde ai piedi dell’immagine della Patrona della Toscana. Ed è stato il modo più bello e intenso attraverso il quale i più di 1200 pellegrini fiesolani, guidati dal nostro Vescovo Luciano e da alcune decine di sacerdoti, e accompagnati da numerosi sindaci e amministratori dei nostri comuni, si sono uniti alle innumerevoli preghiere che le persone più disparate affidano alla Madonna di Montenero implorando quelle grazie di cui ella è venerata Madre e che, effettivamente, non cessa di concedere, a giudicare dai tantissimi ex-voto piccoli e grandi che costellano il santuario. E, in effetti, la giornata di pioggia – che ha costretto a spostare la celebrazione all’interno del santuario, diversamente da quanto previsto – non ha certo ridimensionato l’entusiasmo dei tanti partecipanti a questo pellegrinaggio che è ormai divenuto un appuntamento tradizionale nel mese che la tradizione popolare dedica in modo speciale a Maria. E durante il quale la parola del nostro Vescovo sempre torna a orientare il cammino della nostra comunità ecclesiale. Chiamandola, in questa particolare occasione, a crescere nell’ascolto e nell’interiorizzazione della parola di Dio. Se, infatti, i mezzi di comunicazione sociale ci rendono difficile il silenzio e il raccoglimento, ha detto il Vescovo, è proprio guardando a Maria che possiamo riscoprire questa dimensione essenziale della vita cristiana: Maria è colei che nel silenzio ha accolto la parola di Dio ed è attraverso questo ascolto straordinario che il Verbo si è potuto incarnare nel suo seno. Né dobbiamo dimenticare – ha continuato – che la presenza di Cristo continua nell’oggi della Parola, dei Sacramenti e particolarmente dell’Eucaristia: come Maria, esempio luminoso di accoglienza, dobbiamo lasciare che il Signore Gesù Cristo entri dentro di noi e ci trasformi. Solo così dall’accoglienza potremo diventare missionari e annunciare la gioia di Cristo Risorto.Concludendo la sua omelia, e prima dell’offerta dell’olio, il nostro Vescovo ha infine affidato alla Madonna di Montenero la nostra comunità diocesana, chiedendole la grazia di poter crescere nell’esercizio delle virtù teologali della fede, della speranza e della carità, chiedendole la benedizione per i bambini, i sofferenti e i governanti, perché si prodighino sempre per il bene comune. Un particolare pensiero, infine, per la comunità monastica vallombrosana che custodisce il Santuario di Montenero e rappresentata durante la celebrazione dall’abate generale Giuseppe Casetta. Al termine della celebrazione, animata nel canto dal coro di Castelfranco di Sopra, i pellegrini hanno brevemente sostato ai piedi della Madonna delle Grazie poi ciascun gruppo ha proseguito con il suo particolare programma. Il nostro Vescovo, invece, si è trattenuto presso il Santuario dove, nel primo pomeriggio, ha incontrato i vari sindaci e amministratori locali presenti, cui è stata illustrata l’attività della Fondazione Giovanni Paolo II a favore della Terra Santa.In definitiva, l’offerta del «nostro» olio che per un anno illuminerà l’immagine della Madonna delle Grazie è molto più che un semplice gesto di devozione. Essa è un vero e proprio programma di vita. Ce lo ha insegnato la bella preghiera di benedizione con cui il Vescovo ha accompagnato la consegna dell’olio ai monaci vallombrosani: «O Dio onnipotente, Creatore dell’universo e datore di verità e di luce, degnati di benedire quest’olio prodotto dall’olivo, guarda noi tuoi fedeli qui riuniti nel tuo nome e illuminati dalla luce di questa lampada: infondi nel nostro spirito lo splendore della tua santità perché possiamo giungere alla pienezza della tua gloria». Lasciamoci illuminare, dunque, dalla luce di Cristo, perché anche noi possiamo, infine, diventare luce di santità a servizio del mondo.